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Torna la voce del Pd in Consiglio, Alfio Distefano: «Costruiremo l’alternativa»

Progetti, impegni ed autocritica: a “Biancavilla Oggi” parla il presidente del Partito Democratico

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L’insediamento, i rituali di verifica, il giuramento. Alfio Distefano entra a pieno titolo nell’assemblea cittadina di Biancavilla. Lo fa in solitaria, senza che il suo capogruppo di partito sia stato presente ad accoglierlo. Nemmeno il collega del Movimento 5 Stelle si è visto tra gli scranni della minoranza. L’accoglienza al nuovo consigliere (candidato della lista “SiAmo Biancavilla” ed oggi presidente del Pd) è toccata quindi ai consiglieri di maggioranza. Da parte loro, parole di benvenuto ed auguri di buon lavoro. Parole di circostanza, certo. Ma anche di reale auspicio affinché un’opposizione (o semplicemente una voce stonata) possa nascere in aula.

Distefano, dunque lei entra in Consiglio Comunale per un “effetto collaterale” dovuto a nuovi assetti della maggioranza. Le vie della politica sono infinite.

Sì, è così. Sono “effetti collaterali” per un nuovo assetto della maggioranza, certo. Effetti dei continui mutamenti, cambiamenti e “accontentini”. Sì, ne ho “usufruito” anche io.

È paradossale: deve “ringraziare” il sindaco Bonanno e i fratelli Mignemi per avere creato le condizioni, seppur in via consequenziale, per il suo ingresso nell’assemblea cittadina.

Attenzione, il sindaco Bonanno non c’entra nulla.

Senza la sua firma di nomina assessoriale a Vincenzo Mignemi non si sarebbe innescato nessuno spostamento.

Vincenzo Mignemi entra in Giunta, Carmelo Mignemi per una questione di incompatibilità fa un passo indietro, dimettendosi da consigliere. I miei ringraziamenti vanno a Carmelo per questo gesto.

Un gesto inevitabile, altrimenti il fratello non sarebbe entrato in Giunta.

Sono questioni che riguardano loro assetti.

Resta il fatto che non era mai accaduto che, dopo un allargamento di maggioranza, ad averne un beneficio diretto fosse pure l’opposizione.

L’opposizione, comunque, non acquisisce nuovi componenti. Mantiene gli stessi numeri in aula rispetto a prima.

Come ha valutato il passaggio di Vincenzo Mignemi e Rosanna Bonanno in maggioranza, dopo l’esperienza condivisa con voi nella precedente amministrazione e nell’ultima campagna elettorale?

Penso sia stata una conseguenza di politica nazionale. Il punto di riferimento di Vincenzo Mignemi è Sammartino. Quest’ultimo è passato alla Lega, quindi si ritrova nell’orbita del Centrodestra. Mignemi entra nella Giunta Bonanno, che così imbarca l’ennesimo assessore della precedente amministrazione.

E l’impegno con l’elettorato a che serve? Cosa è la coerenza?

Ognuno risponde delle proprie responsabilità e delle proprie scelte.

Lei si è già insediato, ha prestato giuramento. Con quale spirito è entrato in aula?

Lo spirito di un uomo di 36 anni con voglia di fare. Sento di dovere dare il mio contributo per una opposizione costruttiva, insieme agli ultimi colleghi rimasti in minoranza. Un’opposizione non cieca che interpreti il ruolo di controllore a questa amministrazione.

Finora l’opposizione politica a Biancavilla si è svolta con post su Facebook e discorsi da bar. Praticamente il nulla. Su di lei adesso ci sono grandi aspettative. Ne è consapevole?

Sì, ne sono consapevole. La cosa mi fa “paura”. Ma non mancherà il mio impegno affinché queste aspettative (manifestate pure dalla maggioranza) non siano deluse. Un impegno che sarà massimo per onorare e ringraziare i miei quasi 300 elettori. Il posto che prendo in aula non mi viene dato a caso ma lo occupo per la fiducia che mi è stata accordata da candidato della lista “SiAmo Biancavilla”, che ha avuto 1300 voti.

Che giudizio dà dell’esperienza Bonanno, visto che siamo ben oltre il giro di boa?

Abbiamo attraversato l’emergenza del terremoto e poi quella del Covid. Giustamente l’amministrazione ha dovuto affrontare una situazione mai avuta prima. Ma viste le giravolte e i continui cambi di assessori e consiglieri, è evidente che non c’è stata una stabilità. Cosa che si è ripercorsa sull’assetto istituzionale. Giudicheranno gli elettori. Al momento sento parecchio scontento da parte dei cittadini. E credo che Biancavilla abbia fatto un bel passo indietro.

In quali ambiti, per esempio?

Una movida sproporzionata e non regolamentata: non si è affrontata questa problematica, per esempio. Penso alle attività abusive che continuano a crescere a Biancavilla. Chi paga regolarmente le tasse si lamenta. C’è una mancanza di controllo. Inutile guardare la percentuale di differenziata quando i rifiuti riempiono le periferie di Biancavilla.

Arrivare all’80% di differenziata (cosa mai accaduta) significa avere benefici concreti, non è una banale “bandiera” da sventolare.

Certo, questo va riconosciuto. Così come va detto che le periferie non vengono pulite da tempo.

La credibilità di un politico si misura dalla capacità di fare autocritica. Le chiedo, quindi, che giudizio dà del suo partito, il Pd di Biancavilla.

È un partito che finora ha avuto poco coraggio. Dalle ultime Amministrative siamo usciti con le ossa rotte. Ma bisogna avere il coraggio di ricostruire realmente il ruolo principale che il Pd ha sempre avuto, cioè quello della governance della città.

Per la prima volta nella storia di Biancavilla, una forza politica di opposizione risulta la più assenteista, non avanza emendamenti al bilancio, non dà motivazioni di voto. Siamo all’abc della politica. Un quadro inaudito e imbarazzante.

Non ho dati in mano, ma mi farò carico di sfatare questo quadro e di invertire questa tendenza.

Un suo collega consigliere, Vincenzo Giardina, l’ha detto in aula: allo stato attuale non si vede alcuna alternativa all’esperienza del sindaco Antonio Bonanno. In effetti, manca qualche anno per riavviare i giochi elettorali ma non vi è traccia di un progetto, nemmeno embrionale.

Anche su questo proveremo a ripartire e a costruire un progetto valido. Il tempo è dalla nostra parte. Ci proverò io in qualità di consigliere. Proveremo anche fuori, assieme ai compagni di partito, a ricostruire una valida alternativa a Bonanno.

Certamente caricare soltanto sulle sue spalle la costruzione di una base di lancio per le prossime Amministrative sarebbe ingiusto. La sinistra è coralità, altrimenti non ha motivo di esistere. Questa coralità manca: è un dato oggettivo.

Molti compagni e amici si sono presi carico di aiutare chi sta all’interno del Consiglio. Cercheremo di ricreare quella coralità di cui lei parla e che in questi anni forse è mancata. Ma sono stati anni difficili un po’ per tutti, a causa del Covid. Nell’ultimo anno e mezzo non abbiamo potuto affrontare riunioni e quella quotidianità di azioni necessaria ad una forza politica.  

A proposito di mancata coralità, all’indomani della sua elezione a presidente del Pd ci aveva detto che ci avrebbe fatto pervenire la composizione del direttivo. Attendiamo ancora. Ma esiste un’organizzazione di partito o ci sono solo amministratori di pagine Facebook?

Al momento ci sono un segretario, un vice segretario e un presidente, che sono io.

Lei si riconosce nell’attuale segreteria del Pd e nel suo capogruppo?

Sì, certamente.

Nella seduta del suo insediamento, né l’uno né soprattutto l’altro erano presenti. Parliamo di un gesto di cortesia elementare, umana prima ancora che politica. Ci saremmo aspettati –torniamo al concetto di coralità– una folla di militanti ed esponenti del Pd. Ma dove erano i militanti e gli uomini e le donne del suo partito? L’immagine plastica era quella di un vuoto ingombrante.

Sulla non presenza non posso rispondere io personalmente. Non posso essere io a giustificare. Ci sarà modo di vederci, confrontarci e costruire. Da parte mia non c’è nessun problema. Da parte di tanti ho ricevuto chiamate e messaggi. Oltre ai miei familiari, amici intimi –come Claudio e Daniele Petralia– erano presenti tra il pubblico.

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M5s assente e il tesoretto elettorale da spartire, Asero: «Ecco cos’è accaduto»

Il portavoce sotto torchio: retroscena di un dramma esistenziale e del clamoroso forfait alle Amministrative

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© Foto Biancavilla Oggi

Cinque anni fa, le premesse c’erano tutte. Per la prima volta, il Movimento 5 Stelle faceva il suo ingresso al Consiglio Comunale di Biancavilla. Collocato tra i banchi della minoranza. Il Pd era un immenso deserto di sabbia. Dino Asero, il consigliere pentastellato eletto, aveva davanti a sé una spianata in cui sbizzarrirsi a fare opposizione al sindaco Antonio Bonanno. Sarebbe stata l’unica voce, rispetto ad un Partito Democratico ridotto in cenere. L’esclusiva prospettiva possibile, per i 5s, sarebbe stata l’allargamento del consenso e della popolarità. Per arrivare alla scadenza del mandato in una posizione dominante e dettare la linea, perfino ai Dem (in gravissimo affanno, come diagnosticato dalle recenti elezioni, sia le Politiche che le Regionali).

Invece? Invece, la competizione elettorale per le Amministrative vede l’assenza vistosissima dei 5 Stelle e di un proprio candidato sindaco (dopo le precedenti esperienze con Carmelo Petralia e Marco Vinicio Mastrocola). È uno sciogliete le righe. La fine di una storia cominciata oltre dieci anni fa, in quel Cine Trinacria. Lì alcuni ingenui, lunatici ed emeriti sconosciuti si presentarono come pungolo dei “politici di mestiere”. E inaugurarono un linguaggio, un modo, un approccio inediti a Biancavilla. Il loro clamoroso forfait a queste Amministrative? Un’incredibile opera ingegneristica di demolizione e dissoluzione di un prezioso patrimonio politico.

Consigliere Asero, lei è stato l’unico rappresentante istituzionale (portavoce, come dite voi) del M5s a Biancavilla: assume su di sé la responsabilità di questo tragico epilogo?

No, non me la sento di assumerla in toto. Sarebbe stata mia responsabilità se mi fossi staccato totalmente dal Movimento 5 Stelle. Io, invece, dichiaro pubblicamente che è stato tenuto un atteggiamento tale per silurarmi.

Lei, “capo” di fatto del movimento, prende le sembianze della vittima?

Io aderii nel 2018 ad un movimento già organizzato, perché esistente da oltre 5 anni. Mi fu chiesto di partecipare alla competizione elettorale. Una proposta tattica: si voleva riempire un contenitore e si pensava che io dovessi fare solo il portatore di voti. Accettai in extremis: forse fui l’ultimo ad essere inserito in lista. I progetti pensati da taluni, che già erano strutturati, non sortirono gli effetti sperati.

Cioè?

Io, ultimo arrivato, non solo fui il più votato, ma l’unico eletto, a “scapito” del gruppo “storico”. Da consigliere comunale, tuttavia, mi sono trovato un gruppo che anziché supportarmi, si è scagliato “contro”. Chiesi collaborazione perché il lavoro d’aula e di opposizione non è semplice. Mi fu risposto che, se non ero in grado, mi dovevo dimettere per fare posto ad altri. Ovvio che la mia attività consiliare, in questo clima, non è stata quella che avrei voluto.

Un movimento spaccato, insomma. Così i biancavillesi non troveranno sulla scheda elettorale il simbolo dei Cinque Stelle e il nome di un proprio candidato sindaco, alternativo alla destra e alla sinistra.

Ho detto 3-4 mesi fa, in riunioni o in chat interne cui partecipano pure esponenti nazionali e regionali, che se il problema fosse stata la mia persona, mi sarei messo da parte. Lo avrei fatto a condizione che il M5s fosse presente con la propria lista.

Quale la risposta?

La risposta è stata picche. Il movimento, ribadisco, è stato spaccato fin dall’inizio per la presenza di alcuni che si ritengono i “puri”, i detentori del potere. E che hanno esplicitamente dichiarato a rappresentanti nazionali e regionali la pretesa, prima di parlare della lista, di chiarire la gestione del movimento a Biancavilla. C’è chi ha rivendicato il diritto ad essere il rappresentante del gruppo territoriale di Biancavilla, a prescindere dalla rappresentanza (cioè io) in Consiglio Comunale.

In quanto unico eletto, lei avrebbe dovuto esercitare un ruolo aggregante. Così non è stato: nemmeno questa è sua responsabilità?

In quanto consigliere comunale ho assunto la responsabilità politica e giuridica del movimento. Ho chiesto a molti di intervenire per ricompattarlo. Il tentativo di aggregare l’ho fatto, ma non c’è stato verso. Io non ho smanie di protagonismo o il desiderio di fare il consigliere comunale a tutti i costi. Ma il M5s doveva continuare.

Per essere più chiari, da una parte un gruppo che ha avuto lei come riferimento e dall’altra la cerchia che si riconosce in Mastrocola: separati in casa.

Separati in casa e senza alcuna collaborazione. Quando un gruppo è diviso, questi sono i risultati e ne piangiamo le conseguenze: Movimento 5 Stelle assente dalla competizione elettorale.

Ma poi anche il gruppo a lei più vicino ha fatto perdere le tracce. Qualche domanda se l’è posta o no?

Sì, anche perché delusi dalle vicende nazionali. Molti punti di riferimento non ci sono più. A livello locale, ci siamo riuniti e siamo stati presenti.

È di poche settimane fa, però, il suo appello Facebook per parlare delle imminenti elezioni: troppo tardi?

Negli ultimi tre mesi, ogni settimana ci siamo visti all’Etna Jazz Club, messo a disposizione molto gentilmente dalla prof. Carmen Toscano. L’obiettivo era portare nomi per formare la nostra lista. Purtroppo non li abbiamo trovati. Tutti disposti a dare un sostegno, ma nessuno si è voluto spendere con il proprio nome. Consapevoli di una battaglia persa, vista la presenza di un Centrodestra molto forte con una vittoria scontata di Antonio Bonanno.

E che ragionamento è questo?

Infatti è un atteggiamento che fa cadere le braccia. La politica si fa per partecipare e dare il proprio contributo.

Anche perché si era arrivati ad ipotizzare un nome per un’eventuale candidatura a sindaco.

Era stato fatto il nome del dottor Pippo Catania: accennato soltanto in una riunione. Il progetto non è stato coltivato perché mancava il substrato fondamentale.

Non sono in pochi a ritiene che lei, in realtà, aveva già da tempo progettato l’alleanza col Pd.

Assolutamente no, nessun progetto. Anzi, c’è stato un incontro, a mia insaputa, tra M5s e Pd. Erano presenti Carmen Toscano, Rosetta Garufi e Alessandro Fallica. Un incontro nella sede del Partito Democratico.

È noto, comunque, che in Consiglio Comunale, dal Pd sono stati continui i riferimenti a prove di alleanza con il movimento, senza che lei abbia mai smentito.

Certo, ho apprezzato gli appelli del collega Alfio Distefano e mi auguravo si arrivasse ad un’alleanza. D’altra parte, la direttiva nazionale è quella di costruire alleanze per un risultato migliore.

Una volta preso atto che non vi sareste presentati, lei ha pensato di traslocare il simbolo nella lista civica di Ingiulla, che ancora veniva data distinta dal Pd.

Sì, ho parlato con Nuccio Di Paola (referente regionale dei Cinque Stelle, ndr), dicendomi che di fronte a tale volontà, era possibile realizzare l’operazione a Biancavilla.

Appunto, con il mandato di quali e quanti attivisti lei avrebbe operato in questa direzione?

Una parte non era per questa soluzione, infatti ne abbiamo preso atto. La mia richiesta, però, poneva un interrogativo: visto che non facciamo la lista, perché disperdere i nostri voti? La mia idea era quella di piazzare 2, 3 o 6 nostri attivisti nella lista civica di Andrea Ingiulla. Bisognava essere autorizzati da Roma, ma non abbiamo ricevuto risposta. A mio modo di vedere è stato un danno. Mi chiedo: quale è la funzione del Movimento Cinque Stelle a Biancavilla? Non lo so.

A quel punto, Asero, non ha pensato ad una candidatura a titolo personale nella lista di Ingiulla?

No, perché prima mi sarei dovuto dimettere ed uscire dal movimento. E io sono e resto uno dei Cinque Stelle.

Però sta fattivamente appoggiando il Pd e Andrea Ingiulla.

Ma ci mancherebbe. E sa perché? Perché, andando a scuola dove insegno, tutte le mattine vedo su un muro dell’istituto una scritta: «Chi non partecipa attivamente alla politica, attenta alla Carta Costituzionale». Firmato Piero Calamandrei.

Calamandrei di nuovo citato in queste pagine, dopo l’intervento del nostro Rosario Di Grazia a proposito del “deficit democratico” con 8 liste di Bonanno contro una di Ingiulla. Una carenza che chiama in causa non tanto l’attuale sindaco, piuttosto coloro che a lui dovrebbero opporsi. Voi in primis.

Bonanno non sta facendo male, presentandosi con 8 liste. Ci sta. Prendo solo atto che Biancavilla è un paese di Centrodestra.

Ne è proprio sicuro? Da noi intervistato, Alfio Grasso fa un’altra analisi: non c’è nessuno strapotere della destra, ma un vuoto e un menefreghismo a sinistra.

Il vuoto dipende da tutti. Ho letto l’articolo di Rosario Di Grazia sullo “squilibrio democratico” esistente. Ma oltre a denunciarlo perché, per esempio, lui non si fa avanti?

Tutti candidati, tutti consiglieri? Ognuno col proprio mestiere. Scrivere, ragionare, osservare criticamente sono comunque modalità di un impegno pubblico.

Voglio sottolineare l’importanza della partecipazione: ecco perché ammiro Andrea Ingiulla e la sua lista. Si stanno impegnando, consapevoli che la strada è tutta in salita.

Che fine farà ora il tesoretto elettorale dei Cinque Stelle? Sarà depredato o confluirà nel partito dell’astensionismo?

Penso che non ci sarà astensionismo perché le liste sono tutte strutturate. Il tesoretto dei Cinque Stelle andrà disperso, una parte nel Centrodestra e l’altra nel Pd. Il mio rammarico è proprio questo.

Se è vero che nel movimento hanno coabitato persone di diversa estrazione (da Piero Cannistraci a Carmen Toscano), è innegabile che il faro che ha orientato tutti è stata l’avversione al Pd di Glorioso e Pappalardo, alle loro politiche e alla loro gestione del potere.

Ma dobbiamo restare ancorati a quello che è successo nel passato o dobbiamo guardare oltre? Se non mi ritrovo nel Centrodestra, io devo coalizzarmi con quello che prima era il mio “nemico”. La politica è dialogo, non mondi a tenuta stagno.

Dimenticare tutto: quel che è stato è stato…

Se è necessario sì, per il bene superiore del paese. Bisogna dimenticare.

Il vostro candidato a sindaco, cinque anni fa, avendo come premessa l’amministrazione a guida Pd, criticava gli appalti ai soliti amici, gli assessori scaduti come lo yogurt, i feudi elettorali, l’affarismo per i soliti noti, sollecitava il ripristino della normalità a Biancavilla… Una pietra sopra?

Sfatiamo una cosa: la mitica giostra di Glorioso non esiste più ed è diventata la giostra di Bonanno. È cambiato qualcosa? Secondo me no: gli amici degli amici ci sono e resteranno sempre. La politica locale è questa.

Ma l’opposizione non ha prodotto, in tal senso, alcuna forte denuncia. Diciamola tutta: l’avversione martellante per Glorioso non l’avete riservata a Bonanno. Una critica interna che le viene rivolta riguarda l’opposizione timida e distratta al sindaco di Fratelli d’Italia.

Non risultano miei apprezzamenti a Bonanno. I progetti portati in Consiglio Comunale che ho ritenuto utili, li ho tutti votati, quando si trattava di progetti necessari per il nostro paese. La mia è stata un’opposizione non ostativa.

Se tutto si può rimuovere o dimenticare, ci dà una sua personale definizione della parola “coerenza”?

Per me significa raggiungere un accordo, anche con il mio nemico, purché lo si faccia nell’interesse della collettività. Non possiamo adagiarci in piedistalli per le divergenze di 5 o 10 anni fa. Bisogna ritornare sui nostri passi, fare ammenda degli errori e guardare avanti.

È la risposta più “democristiana” che potesse dare.

(Risata) Ma io lo sono, democristiano. E il mio modello è uno. È senz’altro Aldo Moro, di cui sentiamo tanto la mancanza.

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