Cultura
Sanremo 2024, i calanchi nel video di Irama (dopo una sosta a Biancavilla)
Immagini “lunari” e surreali per il brano “Tu no”, in gara al 74esimo Festival della canzone italiana
Ci sono ancora una volta i “Calanchi del Cannizzola”, nel territorio di Centuripe tra i Monti Erei e l’Etna, tra i luoghi oggetto delle riprese del videoclip di “Tu no”, brano del cantautore toscano Irama, in gara a Sanremo 2024.
Il video del suo brano è girato, infatti, in diverse parti della Sicilia, da Agrigento a Catania, passando appunto per la provincia di Enna e per il nostro comprensorio: Paternò, Centuripe e il parco dell’Etna.
Irama, pseudonimo di Filippo Maria Fanti, si è distinto proprio al Festival di Sanremo nel 2016 col singolo “Cosa resterà” nella categoria “nuove proposte”. Dopo la vittoria della diciassettesima edizione del talent show “Amici di Maria De Filippi”, ha partecipato anche a Sanremo 2019 con “La ragazza con il cuore di latta”, nel 2021 con “La genesi del tuo colore” e nel 2022 con “ovunque sarai”.
La sua “Tu no” è una ballata che parla della nostalgia e del senso di vuoto per una persona assente.
In occasione delle riprese del video, Irama è passato da Biancavilla e si è fermato agli “Antichi sapori di Sicilia”, locale dei fratelli Diolosà di Piano Rinazze.
I Calanchi sono già stati tra le location presenti nei videoclip del cantautore e rapper italiano Coez, di Colapesce e Dimartino, del duo musicale dei ComaCose, oltreché oggetto di innumerevoli video amatoriali con il drone e trasmissioni televisive (come la serie “Il Gattopardo” di Netflix).
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Cultura
“I Belvedere dell’Anima”, il maestro Antonio Presti fa tappa alla “Sturzo”
Il mecenate agli alunni della scuola di Biancavilla: «Coltiviamo la bellezza e restituiamola al territorio»
“Grande Madre Etna: i Belvedere dell’Anima”. Il progetto del maestro Antonio Presti, celebre per il suo impegno nella valorizzazione artistica e territoriale, presentato nella scuola media “Luigi Sturzo” di Biancavilla.
Un progetto che guarda oltre il visibile. L’iniziativa, promossa dalla fondazione che porta il nome del mecenate, ha come obiettivo quello di rigenerare i luoghi simbolo del territorio etneo, trasformando i belvedere in veri e propri “bel-vedere dell’anima”. Attraverso il coinvolgimento delle scuole, il progetto mira a sensibilizzare le nuove generazioni alla bellezza del paesaggio, alla cultura e alla tutela ambientale, promuovendo una visione che va oltre il turismo di massa e abbraccia la spiritualità e il legame con la natura.
Presti ha invitato i ragazzi a riflettere sul ruolo dell’uomo nei confronti della natura e sulla necessità di un nuovo approccio culturale che valorizzi la bellezza come strumento di crescita personale e collettiva. «La grande madre Etna – ha detto Presti – ci insegna che la bellezza non è solo ciò che vediamo, ma ciò che sentiamo e custodiamo. Il nostro compito è coltivare questa bellezza e restituirla al territorio».
«Onorati di essere parte del progetto»
L’appuntamento alla “Sturzo” segna l’inizio di un percorso che vedrà la scuola protagonista di un coinvolgimento attivo nel progetto. Nei prossimi mesi, gli studenti avranno l’opportunità di approfondire i temi trattati e di partecipare a visite guidate presso i belvedere selezionati.
«Si tratta di un’occasione unica per i nostri giovani, che potranno riscoprire il territorio non solo come risorsa naturale, ma – ha sottolineato la dirigente Concetta Drago – come parte integrante della loro identità culturale. Siamo onorati di essere parte di un’iniziativa che lascia un segno profondo nelle coscienze di chi vi partecipa».
La presentazione del progetto ha visto la partecipazione dell’assessore comunale all’Istruzione, Vincenzo Randazzo, di Filadelfio Grasso, pedagogista, autore di varie pubblicazioni e collaboratore di Biancavilla Oggi, e di Enzo Meccia, presidente dell’associazione SiciliAntica.
«Il nostro territorio ai piedi della Montagna ci parla di resilienza, ci educa a rialzarci dopo ogni caduta e ogni difficoltà – ha detto Filadelfio Grasso – come nel 1669 quando la disastrosa colata lavica distrusse 17 paesi etnei. Ma la forza e la tenacia dei nostri conterranei hanno saputo trarre da quel fuoco solidificato la pietra per edificare le proprie case e i propri paesi ancora più belli e maestosi».
Meccia ha parlato dei mulini ad acqua, delle fontane e delle tante bellezze del nostro paese che ormai stanno scomparendo.
L’incontro si è concluso con un vivace dibattito tra gli studenti e il Maestro Presti. Iniziativa resa possibile da Martina Migliorini e dai referenti di istituto, Giovanni D’Alì e Concita Asero: «Ancora una volta cultura, educazione e territorio possono intrecciarsi per generare bellezza e consapevolezza».
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