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L'Intervista

Andrea Ingiulla: «Io non mi rassegno, farò una bella battaglia di democrazia»

«Siamo alternativi alla politica dei “capitani di ventura”, la città è una giungla: sicurezza punto cruciale»

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Amministrative 2023: un appuntamento che si avvicina. Cominciamo il nostro giro di interviste con Andrea Ingiulla, candidato a sindaco del Partito Democratico. Un colloquio serrato con lo sfidante di Antonio Bonanno, la cui firma è nota ai nostri lettori per i contributi proposti sulla rubrica “Detto tra blog”.

Ingiulla, quindi possiamo affermarlo: un collaboratore di Biancavilla Oggi è candidato sindaco…

Ne sono molto onorato. Ho scritto diversi interventi su Biancavilla Oggi, soprattutto sull’urbanistica e sul Piano Regolatore, ma anche sulla movida e qualche riflessione politica.

Il primo articolo a sua firma, apparso sul nostro giornale, è datato 2 luglio 2018. Se lo ricorda il titolo? “A Biancavilla la sinistra è scomparsa e la Politica ormai è morta da anni”. Un’analisi vera quanto spietata.

Vero. Partiamo da lì.

Partiamo da lì, dal più basso risultato della storia racimolato dalla sinistra.

Cinque anni fa abbiamo avuto il candidato sindaco del Centrosinistra, Carmelo Mignemi, che poi ha dichiarato di non essere un uomo di sinistra. Tutti quelli che erano con la Giunta Glorioso si sono spostati in blocco sul candidato Antonio Bonanno. In quell’articolo di Biancavilla Oggi non a caso parlavo di “capitani di ventura”. La politica a Biancavilla si è ridotta a questo: ci sono gruppi organizzati che si spostano a seconda degli interessi (legittimi) da uno schieramento all’altro con i loro pacchetti di voti.

Perché la scelta di candidarsi come primo cittadino?

Non posso rassegnarmi all’idea che la politica sia diventata quella cosa che descrivevo nel 2018. E i cinque anni passati sono stati un “vivere alla giornata”. Mi è capitato di parlare anche con qualche consigliere di maggioranza, avendo conferma che si va al palazzo comunale senza sapere che fare. Non c’è una progettualità, non c’è l’idealità di una volta. Un tempo c’erano dei personaggi politici (i vari D’Asero, Calaciura…) che, al di là delle rivalità, erano punti di riferimento. Oggi esiste il portatore di voti, che s’inventa e diventa “personaggio politico”, fa e disfa qualsiasi cosa. Non penso di rassegnarmi ad una condizione del genere.

E quindi, ecco proporsi alla guida della città.

Il percorso parte da più lontano, da quando cioè abbiamo allestito il progetto del movimento civico “Biancavilla che vogliamo”. Abbiamo ragionato su alcuni temi, ognuno (da Alfio Distefano del Pd a Dino Asero del M5s o a persone comuni) ha dato il proprio contributo. È scattata in me, così, la voglia di esserci per contrastare un clima di rassegnazione spaventoso. Diamo un’alternativa a chi non si rivede in questo modo di fare politica.

Di solito sono i familiari più stretti ad essere restii. Sua moglie e i suoi figli cos’hanno detto quando hanno realizzato che lei si sarebbe candidato?

La mia famiglia vive questo mio impegno come una bella battaglia di democrazia. Non abbiamo nulla da temere. Se i cittadini sono soddisfatti dell’amministrazione Bonanno, lo riconfermino e auguri. Noi faremo la nostra campagna di democrazia.

Dopo l’annuncio della sua candidatura, le ha chiamato il sindaco Antonio Bonanno?

Sì, certamente. Mi ha mandato un messaggio per augurarmi una buona campagna elettorale. E io ho ricambiato l’augurio.

Lei, dunque, candidato della sinistra. Ma con un passato di assessore nella Giunta del primo sindaco di destra di Biancavilla, Mario Cantarella. È un’esperienza che rivendica, rinnega oppure oggi è motivo di imbarazzo?

Non la rinnego affatto. Anzi, la ringrazio per la domanda perché mi consente di ripercorrere la mia storia politica. Io nasco socialista: a 26 anni ero segretario del Psi di Biancavilla. Ho cominciato all’università, quasi vicino alla laurea. Mio padre, bracciante agricolo, era di tradizione socialista. Ai tempi della scuola, tra Rosa Luxemburg rivoluzionaria ed il revisionismo di Bernstein, mi sentivo più un moderato riformista…

Da Eduard Bernstein a Mario Cantarella come ci arriva?

Dopo il tracollo socialista, nel 1994 sostenemmo Pietro Manna e nei “Progressisti per Biancavilla” ci fu un nostro candidato (il geologo Placido Ventura). Poi, i gruppi di Rifondazione Comunista e dei socialisti entrarono in collisione con il sindaco Manna. Nel ’98 fui candidato alla Provincia come indipendente nella lista di Rc e appoggiai Giuseppe Furnari alle Amministrative. Alla fine del secondo mandato di Manna, nel 2003, coerenti con la linea di opposizione a quell’esperienza e, quindi, alla candidatura di Pippo Glorioso a sindaco, noi socialisti formammo una lista civica, collocandoci nello schieramento di Centrodestra che sosteneva Mario Cantarella.

Una lunga storia su cui possiamo aprire un’infinità di link.

Certo che è una storia lunga. Con Mario Cantarella c’era e c’è tutt’ora un rapporto di stima personale incredibile. Con lui sono stato assessore all’Urbanistica e ai Lavori pubblici per tre anni e mezzo. Un’esperienza molto prolifica.

Torniamo all’età contemporanea. Il vento politico in questa stagione soffia forte a destra e la sinistra deve fare tanto tanto gioco di recupero. Ogni sindaco uscente parte avvantaggiato e la sua maggioranza non ha perso pezzi, ma li ha pure acquisiti. E quindi, “chi te lo fa fare?”: quanti le hanno rivolto questa domanda?

Un sacco di persone, un sacco di volte. Tutti mi dicono “hai coraggio”, ma faccio una campagna di democrazia, lo ribadisco.

“Il coraggio di crederci” è il suo slogan. Non è casuale: sente la necessità di motivare le truppe.

Certo che sì. Sono convinto che a Biancavilla ci sia una maggioranza silenziosa di persone con l’intenzione di restare a casa, indifferente, o di accodarsi al cugino che si presenta. Invece è necessario porsi il problema di chi governerà per i prossimi cinque anni.

Dalla sua parte, oltre al Pd, quante liste avrà?

Oltre al Partito Democratico, ci sarà sicuramente la lista civica “Biancavilla che vogliamo”, nata da quegli incontri tematici che abbiamo organizzato. E poi vedremo quale sarà la posizione dei Cinque Stelle. Se riusciranno a fare una lista, mi auguro che vengano con me.

Perché i Cinque Stelle – nati a Biancavilla con una vocazione anti-Pd – dovrebbero accodarsi con la vostra parte, dove si trova intatto lo stesso gruppo dirigente degli anni passati?

A Biancavilla la scelta è tra la coalizione Bonanno, un “fritto misto”, accozzaglia, maggioranza variabile che dir si voglia, ed un fronte alternativo rappresentato dal nostro schieramento. Altrimenti rassegnarsi all’irrilevanza.

Ma la storia del Pd e dei 5s, a Biancavilla, è la storia di due universi paralleli. Come si cancellano fatti e percorsi, politici e personali, di radicale antagonismo? L’unico collante si riduce all’essere anti-Bonanno?

No, non è solo questo. Nel percorso di costruzione del nostro movimento civico ci siamo trovati a discutere con loro degli stessi temi e con le stesse posizioni. Non si può rimanere cristallizzati nella stesse posizioni. Il momento storico impone essere coalizzati contro questa destra. Grillo era quello del “vaffa” contro tutti, ma poi si è alleato.

Per un momento viaggiamo con la mente fino al 29 maggio: immaginiamo lei sul palchetto di piazza Roma a festeggiare la sua elezione. La vediamo in fascia tricolore: auguri per l’inaugurazione di una nuova stagione amministrativa. Immaginiamo ora lo scenario opposto: Bonanno vince e lei è chiamato a guidare l’opposizione. Può assumere, fin da adesso, l’impegno di garantire la sua presenza in aula, senza turnover, studiando le carte, avanzando controproposte e facendo le pulci a chi amministra?

Certamente sì. L’obiettivo minimo – se dovesse andare male la mia elezione a sindaco – è quello di ricostruire una opposizione a Biancavilla, che per motivi vari non c’è stata. E fare una politica seria e sana.

Ecco, appunto: l’opposizione a Bonanno è stata inesistente, non ha prodotto alcun atto di dissenso e di contrapposizione degno di nota, ha rinunciato persino a presentare emendamenti ai bilanci (cosa inaudita) e tra le sue fila ci sono consiglieri con l’Oscar del più alto assenteismo della storia consiliare. Le ho fatto un elenco oggettivo (e assai incompleto), non è un’opinione.

Sono stato il primo a dire che non c’era la voce dell’opposizione a Biancavilla. Dobbiamo dire, però, che da quando è subentrato in Consiglio Alfio Distefano le cose sono cambiate in termini di attivismo, di interrogazioni e mozioni presentate, di partecipazione alle sedute. Chi non l’ha fatto, forse avrà avuto propri impegni…

Al punto da assentarsi per buona parte delle sedute in cinque anni? Esiste l’istituto delle dimissioni.

La penso esattamente come lei, su questo non ho dubbi. Se io avessi impegni tali da non potere svolgere il mio mandato, mi dimetterei e lascerei spazio ad altri.

La questione “sicurezza” lei la mette in alto alle priorità. Con una coincidenza svizzera sia lei che Bonanno, nello stesso istante, avete chiesto l’intervento del prefetto. Da un esponente del Pd ci si aspetta tutt’altro approccio rispetto ai temi (ordine e sicurezza), tipici della narrazione di Fratelli d’Italia e Lega. O no?

Io penso che non siano valori di destra, ma rappresentino beni trasversali che appartengono a tutti. Dovremmo pensare, allora, che la mancanza di sicurezza in un paese amministrato dalla destra sia una contraddizione in termini.

Biancavilla paese insicuro oggi? I primi a sorprendersi sono stati i carabinieri, mostrando come il numero di reati, statistiche alla mano, sia calato vertiginosamente rispetto al recente passato. In anni non lontani, la mafia aveva ripreso a sparare in strada, i furti in abitazione avevano connotati da “arancia meccanica” e i bancomat venivano sradicati con assalti in stile “libico”. Accadeva nella #bellabiancavilla, senza nessuna forza politica a porre la “questione sicurezza”.

Sono impegnato in prima persona e oggi avverto tale “questione”, lanciando l’allarme. Se io e il sindaco, in modo del tutto casuale, nello stesso momento, ci siamo rivolti al prefetto come naturale interlocutore è perché c’è un’esigenza di un maggiore controllo del territorio. La “questione” che pongo io va al di là della “spaccata” ripetuta, subita da un negozio. È da tempo che parlo di una tematica che mi sta a cuore. Il problema vero è la giungla in cui si trova la città dopo una certa ora. Si tratta di un fenomeno legato alla vita notturna dei giovani.  

Le risse, la movida disordinata, l’inciviltà diffusa hanno attraversato tutti i colori delle Giunte comunali. Questioni politiche e amministrative, ma prima ancora sono questioni sociali che richiamano ad un dramma educativo, nel quale famiglie, scuole, parrocchie, oratori sono attori e non spettatori. Quale è la sua ricetta?

Il problema che noi abbiamo sviscerato parte proprio dalla povertà educativa dei giovani. Non si risolve tutto con un’ordinanza, ma con una serie di interventi che partano dalle scuole e dalle parrocchie per una vera sensibilizzazione. Ma a questa vanno aggiunti il controllo e la repressione. Dopo le 21, qui non c’è un’anima viva. E se si lascia un paese abbandonato a se stesso, è chiaro che questi fenomeni di inciviltà e violenza è più facile che si verifichino.

Quali interventi, in concreto, dunque?

La deterrenza è data dalla presenza dello Stato, in questo caso del Comune. Quando i carabinieri fanno i controlli, lo vediamo cosa esce fuori: gente senza patente, senza assicurazione. Se ci sono problemi di personale, si prendano vigili urbani “a scavalco” e si paga loro lo straordinario. Oppure si faccia una diversa organizzazione dei turni della polizia locale. Si faccia un’isola pedonale per alleggerire la pressione del centro storico nelle serate di maggiore afflusso. Prima o dopo, insomma, questo fenomeno bisogna regolamentarlo e quantomeno arginarlo perché ci sia un ambiente vivibile.

Ingiulla, ci indichi altri due pilastri portanti del suo programma.

Pulizia del territorio e manutenzione, che mancano del tutto. Mi sono fatto una passeggiata in via Vittorio Emanuele. Il salotto di Biancavilla fa schifo. La sporcizia che c’è è tanta. Strade piene di rifiuti e sudice: macchie di olio, di liquori, di vomito ovunque. Occorrerebbe fare rispettare gli obblighi contrattuali alla ditta. Se si leggono i contratti, la ditta dovrebbe tenere pulita la città, dallo spazzamento allo scerbamento, dai parchi al cimitero. È stata mai applicata una penale? Non credo. La spazzatrice, per ragioni legate all’amianto, non si usa. Oggi la pulizia è affidata alla buona volontà di un netturbino. Ma con scopa e ramazza si può pulire un paese? Perché non usare un’idropulitrice come accade al mercato di Catania? L’opposizione aveva tentato di fare questa proposta, ma i consiglieri non sono stati nemmeno degnati. Altro che destra, siamo di fronte ad un muro di gomma.

Manutenzione, altro capitolo. Altra passeggiata?

Sì, sono stato alla villa comunale. È tutto distrutto. Sapete perché? Perché la villa resta aperta giorno e notte. Non c’è un custode. Della scritta “I love Biancavilla” che era stata installata non c’è traccia. Ma la manutenzione non si riferisce solo alla villa. La mia idea è avere una squadra di manutentori capaci di un pronto intervento. Altro punto riguarda le telecamere per la videosorveglianza perché se non vigiliamo, tutto viene distrutto e possiamo spendere tutti i soldi che vogliamo. Inutilmente.

Volendo lanciare un guanto di sfida al sindaco Bonanno, su quale campo vorrebbe che avvenisse la disputa?

Un campo che mi appassiona particolarmente è legato alla mia formazione professionale: l’urbanistica. Sul Prg c’è un paradosso. Abbiamo fatto un piano nostro, come Comune di Biancavilla, che poi è stato bistrattato dalla Regione. Piuttosto che insorgere il Comune, è successo l’assurdo. Laddove i cittadini sono stati costretti a fare ricorso, il Comune di Biancavilla si è costituito contro, spendendo 30mila euro di avvocato per andare a difendere le ragioni di chi? Dell’assessorato regionale che aveva stravolto il nostro Prg!

Abbiamo sentito lei, sentiremo ovviamente anche Bonanno. Facciamo da staffetta: ponga lei la prima domanda dell’intervista al sindaco.

Visto che avete bocciato le proposte dell’opposizione, quali sono le iniziative concrete che intende adottare per arginare il fenomeno della “mala-movida”?

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M5s assente e il tesoretto elettorale da spartire, Asero: «Ecco cos’è accaduto»

Il portavoce sotto torchio: retroscena di un dramma esistenziale e del clamoroso forfait alle Amministrative

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© Foto Biancavilla Oggi

Cinque anni fa, le premesse c’erano tutte. Per la prima volta, il Movimento 5 Stelle faceva il suo ingresso al Consiglio Comunale di Biancavilla. Collocato tra i banchi della minoranza. Il Pd era un immenso deserto di sabbia. Dino Asero, il consigliere pentastellato eletto, aveva davanti a sé una spianata in cui sbizzarrirsi a fare opposizione al sindaco Antonio Bonanno. Sarebbe stata l’unica voce, rispetto ad un Partito Democratico ridotto in cenere. L’esclusiva prospettiva possibile, per i 5s, sarebbe stata l’allargamento del consenso e della popolarità. Per arrivare alla scadenza del mandato in una posizione dominante e dettare la linea, perfino ai Dem (in gravissimo affanno, come diagnosticato dalle recenti elezioni, sia le Politiche che le Regionali).

Invece? Invece, la competizione elettorale per le Amministrative vede l’assenza vistosissima dei 5 Stelle e di un proprio candidato sindaco (dopo le precedenti esperienze con Carmelo Petralia e Marco Vinicio Mastrocola). È uno sciogliete le righe. La fine di una storia cominciata oltre dieci anni fa, in quel Cine Trinacria. Lì alcuni ingenui, lunatici ed emeriti sconosciuti si presentarono come pungolo dei “politici di mestiere”. E inaugurarono un linguaggio, un modo, un approccio inediti a Biancavilla. Il loro clamoroso forfait a queste Amministrative? Un’incredibile opera ingegneristica di demolizione e dissoluzione di un prezioso patrimonio politico.

Consigliere Asero, lei è stato l’unico rappresentante istituzionale (portavoce, come dite voi) del M5s a Biancavilla: assume su di sé la responsabilità di questo tragico epilogo?

No, non me la sento di assumerla in toto. Sarebbe stata mia responsabilità se mi fossi staccato totalmente dal Movimento 5 Stelle. Io, invece, dichiaro pubblicamente che è stato tenuto un atteggiamento tale per silurarmi.

Lei, “capo” di fatto del movimento, prende le sembianze della vittima?

Io aderii nel 2018 ad un movimento già organizzato, perché esistente da oltre 5 anni. Mi fu chiesto di partecipare alla competizione elettorale. Una proposta tattica: si voleva riempire un contenitore e si pensava che io dovessi fare solo il portatore di voti. Accettai in extremis: forse fui l’ultimo ad essere inserito in lista. I progetti pensati da taluni, che già erano strutturati, non sortirono gli effetti sperati.

Cioè?

Io, ultimo arrivato, non solo fui il più votato, ma l’unico eletto, a “scapito” del gruppo “storico”. Da consigliere comunale, tuttavia, mi sono trovato un gruppo che anziché supportarmi, si è scagliato “contro”. Chiesi collaborazione perché il lavoro d’aula e di opposizione non è semplice. Mi fu risposto che, se non ero in grado, mi dovevo dimettere per fare posto ad altri. Ovvio che la mia attività consiliare, in questo clima, non è stata quella che avrei voluto.

Un movimento spaccato, insomma. Così i biancavillesi non troveranno sulla scheda elettorale il simbolo dei Cinque Stelle e il nome di un proprio candidato sindaco, alternativo alla destra e alla sinistra.

Ho detto 3-4 mesi fa, in riunioni o in chat interne cui partecipano pure esponenti nazionali e regionali, che se il problema fosse stata la mia persona, mi sarei messo da parte. Lo avrei fatto a condizione che il M5s fosse presente con la propria lista.

Quale la risposta?

La risposta è stata picche. Il movimento, ribadisco, è stato spaccato fin dall’inizio per la presenza di alcuni che si ritengono i “puri”, i detentori del potere. E che hanno esplicitamente dichiarato a rappresentanti nazionali e regionali la pretesa, prima di parlare della lista, di chiarire la gestione del movimento a Biancavilla. C’è chi ha rivendicato il diritto ad essere il rappresentante del gruppo territoriale di Biancavilla, a prescindere dalla rappresentanza (cioè io) in Consiglio Comunale.

In quanto unico eletto, lei avrebbe dovuto esercitare un ruolo aggregante. Così non è stato: nemmeno questa è sua responsabilità?

In quanto consigliere comunale ho assunto la responsabilità politica e giuridica del movimento. Ho chiesto a molti di intervenire per ricompattarlo. Il tentativo di aggregare l’ho fatto, ma non c’è stato verso. Io non ho smanie di protagonismo o il desiderio di fare il consigliere comunale a tutti i costi. Ma il M5s doveva continuare.

Per essere più chiari, da una parte un gruppo che ha avuto lei come riferimento e dall’altra la cerchia che si riconosce in Mastrocola: separati in casa.

Separati in casa e senza alcuna collaborazione. Quando un gruppo è diviso, questi sono i risultati e ne piangiamo le conseguenze: Movimento 5 Stelle assente dalla competizione elettorale.

Ma poi anche il gruppo a lei più vicino ha fatto perdere le tracce. Qualche domanda se l’è posta o no?

Sì, anche perché delusi dalle vicende nazionali. Molti punti di riferimento non ci sono più. A livello locale, ci siamo riuniti e siamo stati presenti.

È di poche settimane fa, però, il suo appello Facebook per parlare delle imminenti elezioni: troppo tardi?

Negli ultimi tre mesi, ogni settimana ci siamo visti all’Etna Jazz Club, messo a disposizione molto gentilmente dalla prof. Carmen Toscano. L’obiettivo era portare nomi per formare la nostra lista. Purtroppo non li abbiamo trovati. Tutti disposti a dare un sostegno, ma nessuno si è voluto spendere con il proprio nome. Consapevoli di una battaglia persa, vista la presenza di un Centrodestra molto forte con una vittoria scontata di Antonio Bonanno.

E che ragionamento è questo?

Infatti è un atteggiamento che fa cadere le braccia. La politica si fa per partecipare e dare il proprio contributo.

Anche perché si era arrivati ad ipotizzare un nome per un’eventuale candidatura a sindaco.

Era stato fatto il nome del dottor Pippo Catania: accennato soltanto in una riunione. Il progetto non è stato coltivato perché mancava il substrato fondamentale.

Non sono in pochi a ritiene che lei, in realtà, aveva già da tempo progettato l’alleanza col Pd.

Assolutamente no, nessun progetto. Anzi, c’è stato un incontro, a mia insaputa, tra M5s e Pd. Erano presenti Carmen Toscano, Rosetta Garufi e Alessandro Fallica. Un incontro nella sede del Partito Democratico.

È noto, comunque, che in Consiglio Comunale, dal Pd sono stati continui i riferimenti a prove di alleanza con il movimento, senza che lei abbia mai smentito.

Certo, ho apprezzato gli appelli del collega Alfio Distefano e mi auguravo si arrivasse ad un’alleanza. D’altra parte, la direttiva nazionale è quella di costruire alleanze per un risultato migliore.

Una volta preso atto che non vi sareste presentati, lei ha pensato di traslocare il simbolo nella lista civica di Ingiulla, che ancora veniva data distinta dal Pd.

Sì, ho parlato con Nuccio Di Paola (referente regionale dei Cinque Stelle, ndr), dicendomi che di fronte a tale volontà, era possibile realizzare l’operazione a Biancavilla.

Appunto, con il mandato di quali e quanti attivisti lei avrebbe operato in questa direzione?

Una parte non era per questa soluzione, infatti ne abbiamo preso atto. La mia richiesta, però, poneva un interrogativo: visto che non facciamo la lista, perché disperdere i nostri voti? La mia idea era quella di piazzare 2, 3 o 6 nostri attivisti nella lista civica di Andrea Ingiulla. Bisognava essere autorizzati da Roma, ma non abbiamo ricevuto risposta. A mio modo di vedere è stato un danno. Mi chiedo: quale è la funzione del Movimento Cinque Stelle a Biancavilla? Non lo so.

A quel punto, Asero, non ha pensato ad una candidatura a titolo personale nella lista di Ingiulla?

No, perché prima mi sarei dovuto dimettere ed uscire dal movimento. E io sono e resto uno dei Cinque Stelle.

Però sta fattivamente appoggiando il Pd e Andrea Ingiulla.

Ma ci mancherebbe. E sa perché? Perché, andando a scuola dove insegno, tutte le mattine vedo su un muro dell’istituto una scritta: «Chi non partecipa attivamente alla politica, attenta alla Carta Costituzionale». Firmato Piero Calamandrei.

Calamandrei di nuovo citato in queste pagine, dopo l’intervento del nostro Rosario Di Grazia a proposito del “deficit democratico” con 8 liste di Bonanno contro una di Ingiulla. Una carenza che chiama in causa non tanto l’attuale sindaco, piuttosto coloro che a lui dovrebbero opporsi. Voi in primis.

Bonanno non sta facendo male, presentandosi con 8 liste. Ci sta. Prendo solo atto che Biancavilla è un paese di Centrodestra.

Ne è proprio sicuro? Da noi intervistato, Alfio Grasso fa un’altra analisi: non c’è nessuno strapotere della destra, ma un vuoto e un menefreghismo a sinistra.

Il vuoto dipende da tutti. Ho letto l’articolo di Rosario Di Grazia sullo “squilibrio democratico” esistente. Ma oltre a denunciarlo perché, per esempio, lui non si fa avanti?

Tutti candidati, tutti consiglieri? Ognuno col proprio mestiere. Scrivere, ragionare, osservare criticamente sono comunque modalità di un impegno pubblico.

Voglio sottolineare l’importanza della partecipazione: ecco perché ammiro Andrea Ingiulla e la sua lista. Si stanno impegnando, consapevoli che la strada è tutta in salita.

Che fine farà ora il tesoretto elettorale dei Cinque Stelle? Sarà depredato o confluirà nel partito dell’astensionismo?

Penso che non ci sarà astensionismo perché le liste sono tutte strutturate. Il tesoretto dei Cinque Stelle andrà disperso, una parte nel Centrodestra e l’altra nel Pd. Il mio rammarico è proprio questo.

Se è vero che nel movimento hanno coabitato persone di diversa estrazione (da Piero Cannistraci a Carmen Toscano), è innegabile che il faro che ha orientato tutti è stata l’avversione al Pd di Glorioso e Pappalardo, alle loro politiche e alla loro gestione del potere.

Ma dobbiamo restare ancorati a quello che è successo nel passato o dobbiamo guardare oltre? Se non mi ritrovo nel Centrodestra, io devo coalizzarmi con quello che prima era il mio “nemico”. La politica è dialogo, non mondi a tenuta stagno.

Dimenticare tutto: quel che è stato è stato…

Se è necessario sì, per il bene superiore del paese. Bisogna dimenticare.

Il vostro candidato a sindaco, cinque anni fa, avendo come premessa l’amministrazione a guida Pd, criticava gli appalti ai soliti amici, gli assessori scaduti come lo yogurt, i feudi elettorali, l’affarismo per i soliti noti, sollecitava il ripristino della normalità a Biancavilla… Una pietra sopra?

Sfatiamo una cosa: la mitica giostra di Glorioso non esiste più ed è diventata la giostra di Bonanno. È cambiato qualcosa? Secondo me no: gli amici degli amici ci sono e resteranno sempre. La politica locale è questa.

Ma l’opposizione non ha prodotto, in tal senso, alcuna forte denuncia. Diciamola tutta: l’avversione martellante per Glorioso non l’avete riservata a Bonanno. Una critica interna che le viene rivolta riguarda l’opposizione timida e distratta al sindaco di Fratelli d’Italia.

Non risultano miei apprezzamenti a Bonanno. I progetti portati in Consiglio Comunale che ho ritenuto utili, li ho tutti votati, quando si trattava di progetti necessari per il nostro paese. La mia è stata un’opposizione non ostativa.

Se tutto si può rimuovere o dimenticare, ci dà una sua personale definizione della parola “coerenza”?

Per me significa raggiungere un accordo, anche con il mio nemico, purché lo si faccia nell’interesse della collettività. Non possiamo adagiarci in piedistalli per le divergenze di 5 o 10 anni fa. Bisogna ritornare sui nostri passi, fare ammenda degli errori e guardare avanti.

È la risposta più “democristiana” che potesse dare.

(Risata) Ma io lo sono, democristiano. E il mio modello è uno. È senz’altro Aldo Moro, di cui sentiamo tanto la mancanza.

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