L'Intervista
Antonio Bonanno c’è: «Pronti alla sfida per realizzare una Biancavilla nuova»
«Stiamo lavorando alle liste: saranno probabilmente otto con oltre 100 candidati al mio fianco»
Che la sfida elettorale abbia inizio. Per l’appuntamento del 28-29 maggio mancano i dettagli e i contorni, ma i duellanti sono già in campo. Andrea Ingiulla, candidato del Partito Democratico, lo abbiamo già sentito, lanciando il suo guanto di sfida al primo cittadino: «Io non mi rassegno, farò una bella battaglia di democrazia». E adesso, la raffica di domande di Biancavilla Oggi la rivolgiamo ad Antonio Bonanno, nel giorno in cui annuncia ufficialmente la sua (scontata) ricandidatura alla guida del governo cittadino.
Sindaco, dunque, dopo tanta attesa il suo sfidante ha un nome e un cognome: adesso conosce il suo competitor.
Negli ultimi anni, a dire il vero, tutti abbiamo notato come il segretario del Pd (Giuseppe Pappalardo, ndr) si sia in tutti i modi mosso per prospettare la sua candidatura a sindaco, in un percorso che sarebbe stato naturale. Ma non è stato così. Non so se per mancanza di coraggio o per avere barattato la sua candidatura in vista delle Provinciali (quindi per ragioni di poltrone), di fatto ha rinunciato a sfidarmi. Prendo atto della candidatura di Andrea Ingiulla con grande rispetto.
Ad Ingiulla riconosce “il coraggio di crederci”, che è il suo slogan?
Certamente gli riconosco il coraggio che non hanno avuto altri nel Centrosinistra e per questo rispetto la candidatura dell’avversario.
I competitor non si scelgono, ma per chi avrebbe avuto una preferenza?
Indifferente. Al di là dei nomi, reputo che una democrazia si fondi su una maggioranza e una opposizione. Un avversario, espressione di una formazione politica diversa dalla mia, è utile non solo al confronto, ma alla produzione di atti, cosa che è mancata in questi anni. Non è un bene. Il mio auspicio è che ci sia una forza contrapposta con cui ci possiamo misurare su proposte fattibili e magari da recepire.
Dica la verità, la sua amministrazione è stata fortunata: nessun alito di opposizione da parte dei suoi avversari in cinque anni.
Non mi reputo fortunato. L’opposizione più che assente è stata demagogica e non è mai riuscita ad avanzare, oltre al semplice voto contrario, una proposta alternativa o una valida argomentazione ai loro “no”. Spesso in Consiglio si sono espressi in modo contrario, senza nessuna dichiarazione di voto, anche su argomenti rilevanti.
La prima bordata di Ingiulla, nella nostra intervista, ha riguardato i “capitani di ventura”, che a Biancavilla – ha sostenuto lui – fanno e disfano, traslocando voti senza ragioni di idealità ma solo per convenienze del momento.
Non si può applicare una doppia morale. Se ci sono forze politiche candidate al loro fianco, vanno bene. Se gli stessi soggetti scelgono la parte opposta, vengono demonizzati. Quelle forze a cui, forse, lui fa riferimento sono le stesse che fino a qualche giorno fa, il suo schieramento ha cercato, nel tentativo di coinvolgerle in chissà quali progetti allo scopo di dividerci. Mi sembra chiaro: quando la volpe non arriva all’uva, dice che è acerba. La realtà è che la mia coalizione è coerente, omogenea, fatta da soggetti politici afferenti al Centrodestra. Le accuse che muove Ingiulla sono una forma di ipocrisia.
L’analisi di Ingiulla non è proprio infondata: alcuni gruppi (da Salvà ai Mignemi…), spostandosi da destra a sinistra o viceversa, hanno ridisegnato i destini di sindaci e schieramenti.
Ma si tratta di gruppi con una matrice culturale di Centrodestra. L‘anomalia, semmai, c’è stata quando, in maniera innaturale, gli stessi gruppi si sono collocati a sinistra. Il gruppo Mignemi, poi, era con me nella mia primissima candidatura. Lo ribadisco: non ci si può indignare quando certi soggetti, in sintonia con la loro sensibilità, militano a destra, mentre è tutto regolare ed esemplare quando si trovano a sinistra, nonostante l’incoerenza.
Nel Pd è candidato Alfio Stissi, che fu suo assessore della prima ora.
Appunto, le critiche di Ingiulla non valgono quando gli “spostamenti” vanno verso di loro? Io penso che da parte di Alfio Stissi ci sia molto imbarazzo. Lui è sempre stato un militante del Centrodestra, fedelissimo di Nino D’Asero, già candidato del Pdl. Vederlo con il simbolo del Pd…
Se è per questo, lo stesso Ingiulla è stato assessore con Mario Cantarella, primo sindaco di destra, e ne rivendica l’esperienza.
Ingiulla ricorda il suo passato con i socialisti, con Rifondazione Comunista, con i Progressisti, ma io (all’epoca ragazzino) ricordo quando lui veniva nelle riunioni del Pdl e gli anni in cui ha sostenuto Mario Cantarella. Lascio ognuno alla libera valutazione. Io metto in campo la mia coerenza, sempre dallo stesso lato e con lo stesso schieramento politico, seguendo un’idea che non ho mai messo in discussione.
Veramente no. Dimentica che nel 2008 fu assessore di Pippo Glorioso nella Giunta “Fiamma e Martello” con Pd, Pdl e persino un esponente “comunista”. Un’oscenità mai vista allora in Italia. L’origine di tutti i mali della degenerazione politica locale, che rappresenta uno spartiacque antropologico. E lei di questa oscenità ne è stato protagonista.
Protagonista, ma senza rinnegare il mio partito e il mio essere di destra. Non ho cambiato casacca. In quella fase credevamo, al di là delle appartenenze, di ragionare solo sulle problematiche della città. Non è stato possibile. Senza mezzi termini, posso dire che quello è stato un esperimento fallimentare.
È un’esperienza che rinnega?
Non sono abituato a rinnegare le mie esperienze. Non la definisco “oscenità”, ma è evidente che non è stata un’esperienza positiva. E questo, credo si possa affermare anche dal punto di vista opposto, quello della sinistra. Infatti dopo due anni ci fu il “ribaltone”.
E lei finì di fare l’assessore, tornando ad essere militante semplice con un attivismo a destra cominciato da ragazzino.
Avevo 14 anni e una passione politica ereditata da mio padre, militante del Movimento Sociale Italiano. Ho fatto la mia scuola di partito con due maestri, Mario Cantarella e Vincenzo Randazzo, che mi hanno formato e, grazie ai loro insegnamenti, penso di ben amministrare Biancavilla. I miei primi passi sono stati in Azione Giovane (l’organizzazione giovanile di Alleanza Nazionale), quando il presidente era Vincenzo Giardina, il mio attuale vice sindaco. Sono diventato poi il primo presidente provinciale “non catanese” di Azione Giovani, nominato direttamente da Giorgia Meloni. Un rapporto che con la premier prosegue: è stato piacevole scambiare qualche messaggio quando è stata nominata a capo del governo. Ma il rapporto stretto continua anche con tutti quelli della generazione Atreju, a cui appartengo, molti dei quali (da Salvo Pogliese a tanti altri) ricoprono ruoli rilevanti nelle istituzioni nazionali.
Bonanno, è legittimo ricordare i suoi trascorsi e la sua provenienza. Sa quale è, però, l’osservazione critica più ricorrente, anche dentro la sua maggioranza? Lo strapotere, presunto o reale, di Pippo Salvà, che avrebbe un forte ascendente su di lei.
Pippo Salvà, oltre ad essere un soggetto politico, negli anni è diventato un mio fraterno amico. Ma rappresenta solo uno dei pilastri di questa coalizione, che ha lo stesso valore e la stessa importanza degli altri alleati.
Riconosce che in questi 5 anni le forze di maggioranza abbiano avuto uno scarso coinvolgimento? Poche riunioni, relazioni al minimo, incontri circostanziati ai soli turnover assessoriali.
No, non lo riconosco perché giornalmente mi sono confrontato con i rappresentanti politici di ogni gruppo. L’amministrazione non si è mai fermata un attimo, dal terremoto alla pandemia, fino alla pianificazione delle opere pubbliche con importanti finanziamenti, frutto del coinvolgimento di tutti.
A proposito di turnover, sarebbe interessante sapere chi, tra lei e Glorioso, detenga il record di “giri di valzer assessoriali” (espressione diventata di uso comune di cui Biancavilla Oggi rivendica il conio).
Non ho alcun conteggio. I sindaci cercano di rispondere alle richieste dei partiti. I cambi assessoriali sono effetti di accordi tra partiti, i quali valorizzano coloro che in campagna elettorale si sono distinti per impegno. E poi, fare l’assessore per 5 anni diventerebbe troppo impegnativo. Una turnazione, quindi, può essere anche utile a dare un maggiore sprint all’amministrazione.
Così come attuato, non è un malcostume, ormai istituzionalizzato, avviato dal suo predecessore, ma assorbito fedelmente da lei?
Non lo reputo tale, nella misura in cui non comporti un rallentamento della macchina amministrativa. Anzi, è un modo per coinvolgere quanti più cittadini nell’azione di governo della città. È grazie ad un turnover, per fare uno dei tanti possibili esempi, che ho avuto Francesco Privitera quale mio assessore, che ha fatto un lavoro straordinario, notte e giorno, in quel periodo drammatico che è stata la pandemia. La persona migliore che in quel momento potesse avere il nostro Comune.
Eppure, nella sua maggioranza, gli scricchiolii e i mal di pancia non sono mancati: mai tradotti, però, in azioni politiche.
Abbiamo amministrato in questi anni senza avere nemmeno una crisi politica. Chi mi ha preceduto, invece, ha dovuto ricorrere più volte all’azzeramento della Giunta. Sia nella prima che nella seconda sindacatura Glorioso sono state diverse le crisi di maggioranza. Io non ho mai avuto la necessità di azzeramenti o cambi assessoriali per problemi politici. E in Consiglio Comunale non ci sono state mai defezioni significative. Anche questo dimostra come l’azione amministrativa si sia svolta con serietà e collegialità.
Si ritrova, dunque, uno schieramento intatto, anzi allargato rispetto a quello originario. Quante liste saranno collegate alla sua candidatura?
Stiamo lavorando sulle liste e riscontriamo una grande partecipazione. Probabilmente avremo più di 100 candidati in Consiglio Comunale e almeno otto liste.
Ma una così articolata offerta elettorale, non è sintomatica di una politica “dopata”? Perché questo assetto bulgaro?
In realtà, mi ripresento con la mia stessa coalizione e abbiamo dimostrato una stabilità duratura. Qualità che possiamo trasferire e garantire al mio secondo mandato.
Oltre alla stabilità, c’è una questione di “sostenibilità politica”. Come farà a gestire e ascoltare le esigenze di tutti? Sicuro che sarà un bene per la salute amministrativa?
Certo che non è semplice. Io, però, ho cominciato a fare il sindaco a 32 anni, affrontando problematiche gigantesche ed impreviste. I miei predecessori, per fortuna, non si sono confrontati con emergenze di una certa portata. Credo che il terremoto e la pandemia siano più complicati di mettere in piedi e gestire una Giunta.
Ci indica tre risultati amministrativi di cui va maggiormente orgoglioso?
In primis, il risanamento del bilancio. Nel 2018 ci siamo trovati ad amministrare un ente con 4 parametri ritenuti deficitari dalla Corte dei conti. Oggi i parametri violati sono zero. Abbiamo salvato il Comune! Un ente che non poteva pagare gli stipendi, che aveva un conto in banca con -5 milioni di euro, che aveva debiti milionari nei confronti dei fornitori (dagli 800mila euro con la Fce ai 2 milioni con le discariche). Tutt’oggi paghiamo l’energia elettrica con un piano di dilazione degli anni 2009-2012. A dicembre abbiamo approvato un piano di rientro di quasi 4 milioni di euro.
Avete colmato i buchi. Poi?
Abbiamo messo in atto una serie di opere pubbliche: dalla bonifica di monte Calvario alla zona artigianale, dai finanziamenti ottenuti per la linea ferrata a quelli per la piscina comunale, dalla rigenerazione urbana di Spartiviale al largo dei Vespri. Potrei fare un lunghissimo elenco. Sono tutte opere che disegneranno una Biancavilla nuova nei prossimi anni. Non ci sarà un angolo di Biancavilla che non sarà oggetto di ristrutturazione e riqualificazione. Un risultato di cui vado particolarmente orgoglioso è anche la realizzazione dell’asilo nido comunale, avendo portato da zero a 63 i posti per l’infanzia, nel periodo 2018-2023. Chi è genitore sa quanto una struttura di questo tipo sia d’aiuto per le famiglie.
Il terzo punto per lei significativo?
Nei giorni scorsi abbiamo approvato il Piano strategico della Città metropolitana e Biancavilla è diventata ufficialmente la terza porta di accesso all’Etna. L’abbiamo chiamata la “terza porta del Sole” con una visione nostra, che rende protagonista Biancavilla nel territorio e guarda allo sviluppo turistico ed economico.
Il suo avversario ha posto la “sicurezza” tra le priorità del suo programma: un tema tanto caro alla destra.
La sicurezza è nelle priorità di tutti. Ma come emerso dalla vostra stessa intervista, a Biancavilla i reati di qualsiasi tipo sono in calo. Se si vuole descrivere la nostra città per quello che non è, si fa un’offesa prima di tutto alle forze dell’ordine, che in questi anni si sono prodigati con un impegno straordinario. Abbiamo la fortuna che la stazione dei carabinieri sia formata da giovani militari che non si risparmiano. La sicurezza è sotto controllo, con le criticità che ci sono in ogni comune.
Criticità che, comunque, non sono di poco conto.
C’è certamente la necessità di aumentare l’organico. Lavoriamo in questa direzione. Destineremo i locali comunali di via Fratelli Cervi per nuovi alloggi dei carabinieri in modo da dare loro la possibilità di incrementare la presenza numerica. Noi paghiamo il fatto che a fronte di un organico di 35 agenti di polizia locale che sarvirebbero, ne abbiamo solo una decina con la conseguenza che, per turno, ne siano in servizio soli 2-3. Cosa inedita, abbiamo riaperto la stagione dei concorsi e stiamo per definire l’iter dell’assunzione di 4 vigili urbani, ma avremo una graduatoria da cui attingerne altri negli anni successivi.
A proposito di sicurezza, le riportiamo una specifica domanda di Ingiulla: «Visto che avete bocciato le proposte dell’opposizione, quali sono le iniziative concrete che intende adottare per arginare il fenomeno della “mala-movida”?».
La mozione è stata bocciata perché il suo contenuto è già previsto all’interno del relativo regolamento sulla movida. Le esigenze degli abitanti sono legittime, nessuno lo mette in dubbio. E per questo abbiamo dato mandato per realizzare un’isola pedonale con totem elettronici.
In realtà doveva essere stata già realizzata l’anno scorso.
Sì, ma c’è una complessa procedura che va avanti con il ministero per avere l’autorizzazione. La attueremo nel periodo estivo.
Senta Bonanno, sia sincero: la sua candidatura presuppone un secondo mandato per 5 anni pieni? C’è chi scommette già da ora che, nel 2027, lascerà in maniera anticipata la poltrona di sindaco per salire sul treno delle Regionali.
Sono legato visceralmente alla mia città. Io ho già rinunciato, quando ne ho avuto occasione, ad una candidatura al parlamento regionale o a quello nazionale in un contesto e in un momento favorevolissimi al mio partito, Fratelli d’Italia. Una candidatura, quindi, che avrebbe avuto ottime possibilità di riuscita. Eppure, ho dimostrato di fare un sacrificio per amore di Biancavilla.
E per il prossimo futuro? Lo slogan che ha scelto è “Il sindaco che c’è… sempre!”.
Il mio impegno è quello di portare a termine tutte le azioni amministrative messe in campo: nei prossimi mesi partirà una rigenerazione dell’intera città. Quando finirò questo percorso per la creazione di una Biancavilla nuova, mi riterrò soddisfatto. E a quel punto potrei decidere di fare altro. O anche di finire di fare politica…
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Cultura
Carmelo Bonanno: «Biancavilla e quel 2 giugno 1946, il ritorno alla democrazia»
L’autore di Nero su Bianco Edizioni:: «I valori dell’antifascismo e della libertà vanno difesi ogni giorno»
La caduta del fascismo, la fine della guerra, le macerie materiali e morali. Un paese da ricostruire. Biancavilla vive gli eventi con una partecipazione corale per ricostituire i partiti e svolgere le prime consultazioni elettorali, dopo la dittatura ventennale di Benito Mussolini. Carmelo Bonanno racconta gli eventi dell’immediato dopoguerra nel volume “Biancavilla e Adrano agli albori della democrazia”, pubblicato da Nero su Bianco Edizioni. Una ricerca ricca di testimonianze, che in quel 2 giugno 1946 vede la data cruciale per costruire un futuro carico di speranza, nel segno della libertà e del progresso.
Bonanno, quello è un giorno che ci restituisce la democrazia. Biancavilla come arrivò alle prime elezioni e al referendum del ‘46?
Biancavilla, a differenza dei comuni limitrofi, non conobbe la devastazione del suo territorio perché non subì i pesanti bombardamenti alleati di fine seconda guerra mondiale. Secondo i democristiani dell’epoca il merito fu di padre Antonino Arcidiacono e di altri due suoi amici carissimi che andarono a Piano Rinazze, dove erano stanziati gli Alleati, e mediarono con loro affinché Biancavilla fosse risparmiata. Secondo i comunisti del tempo, invece, furono i tedeschi che, notata la forte opposizione di Biancavilla, preferirono abbandonarla per evitare di rallentare la fuga dalle truppe alleate. Non sappiamo quale delle due versioni corrisponda a verità, magari in entrambe c’è del vero. Resta il fatto che Biancavilla arriva all’appuntamento elettorale in un quadro di maggiore “stabilità”.
Oggi ricorre anche l’anniversario del referendum istituzionale nel quale gli italiani si espressero a favore della Repubblica come forma di governo, anche se a Biancavilla – come in tutto il Mezzogiorno – la maggioranza scelse la Monarchia…
Sì, ma è anche vero che il risultato repubblicano a Biancavilla fu notevole perché la media siciliana di voti per la Repubblica era del 35% mentre a Biancavilla ottenne quasi il 49%.
Alle Amministrative dell’aprile 1946, a Biancavilla, la Democrazia Cristiana dominò conquistando 24 seggi su 30 in Consiglio Comunale ed eleggendo il farmacista Salvatore Uccellatore come sindaco, confermando poi il netto vantaggio sugli altri partiti anche alle elezioni dell’Assemblea Costituente del 2 giugno successivo. Biancavilla era (ed è) democristiana?
Sì, certo, Eccezion fatta per la parentesi comunista di Peppino Pace, la Dc seppe sempre rigenerarsi e governare, di fatto fino alla fine della cosiddetta Prima Repubblica.
Oltre a padre Arcidiacono e a Salvatore Uccellatore quali furono le altre personalità di spicco della Dc locale in quegli anni iniziali dell’Italia repubblicana?
Ebbero un ruolo importante Filippo Leocata, medico, e Alfio Minissale, ingegnere, impegnato nella formazione della classe dirigente giovanile dello Scudocrociato.
Che ruolo ebbero il clero e la Chiesa nel successo democristiano?
Un ruolo fondamentale. Esercitato anche attraverso la costituzione di iniziative associative quali quelle dell’Azione Cattolica, degli Uomini Cattolici e delle Donne Cattoliche. E di un comitato in cui ebbero un ruolo di prim’ordine padre Giosuè Calaciura e Salvatore Uccellatore, prodigatisi per venire incontro ai bisogni dei biancavillesi.
E le donne, appunto, che per la prima volta ebbero diritto di voto?
Le donne giocarono un ruolo importante già durante il periodo della guerra: diedero sostegno economico e sociale, anche tramite la Chiesa, ai bisognosi e alle vedove di guerra. La loro azione politica fu funzionale alle loro opere di carità e assistenza, poi ricambiate in voti per la Democrazia Cristiana. Fornirono spesso un contributo decisivo, convincendo le donne a votare Dc in contrapposizione al Pci.
La sinistra biancavillese, “minoritaria” ma comunque con un consenso significativo, percorse una strada ben più accidentata. Perché?
Perché, tra le altre cose, ci fu una “scissione” tra la corrente dibenedettiana e il resto del partito. E i comunisti, scomunicati, subirono una notevole pressione “interna” ed “esterna”. Lo stesso Di Benedetto, di professione riparatore e noleggiatore di biciclette e allora segretario della Camera del lavoro locale, fu accusato – secondo le testimonianze dell’epoca – di aver rubato parte degli pneumatici inviati dal sindacato provinciale. Pneumatici all’epoca utilizzati non solo per le bici ma anche e soprattutto per creare le suole delle scarpe. Da lì capì che era stato preso di mira e che fosse un capro espiatorio e si allontanò dal partito, che di fatto si “riunificò”.
La lotta di classe nel nostro territorio portò anche all’occupazione delle terre. Che risultati ottenne?
Contraddittori. Perché, a seguito dell’assegnazione seguita alla riforma agraria, alcuni ricevettero terre proficue e redditizie. Altri, terre aride e cretose.
Una Biancavilla a maggioranza democristiana ma geograficamente divisa tra il centro “biancofiore” e la periferia comunista. Guidata da personalità carismatiche. Persino con un primato: prima città italiana a rivoltarsi contro i fascisti nella sommossa del 23 dicembre 1923. Una memoria sconosciuta ai più, che oggi ignorano le radici storiche della ricostruzione democratica locale. Che lezione dovremmo trarne a quasi un secolo di distanza?
Non dobbiamo dimenticare da dove proveniamo. Dobbiamo conoscere il nostro passato. Siamo figli della nostra storia. E la storia ci insegna che ci sono dei valori condivisi – l’antifascismo, la libertà, la democrazia – che noi oggi diamo per scontati ma che non lo sono affatto. E la storia serve a ricordarci che queste conquiste vanno difese ogni giorno.
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