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L'Intervista

Antonio Bonanno c’è: «Pronti alla sfida per realizzare una Biancavilla nuova»

«Stiamo lavorando alle liste: saranno probabilmente otto con oltre 100 candidati al mio fianco»

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Che la sfida elettorale abbia inizio. Per l’appuntamento del 28-29 maggio mancano i dettagli e i contorni, ma i duellanti sono già in campo. Andrea Ingiulla, candidato del Partito Democratico, lo abbiamo già sentito, lanciando il suo guanto di sfida al primo cittadino: «Io non mi rassegno, farò una bella battaglia di democrazia». E adesso, la raffica di domande di Biancavilla Oggi la rivolgiamo ad Antonio Bonanno, nel giorno in cui annuncia ufficialmente la sua (scontata) ricandidatura alla guida del governo cittadino.

Sindaco, dunque, dopo tanta attesa il suo sfidante ha un nome e un cognome: adesso conosce il suo competitor.

Negli ultimi anni, a dire il vero, tutti abbiamo notato come il segretario del Pd (Giuseppe Pappalardo, ndr) si sia in tutti i modi mosso per prospettare la sua candidatura a sindaco, in un percorso che sarebbe stato naturale. Ma non è stato così. Non so se per mancanza di coraggio o per avere barattato la sua candidatura in vista delle Provinciali (quindi per ragioni di poltrone), di fatto ha rinunciato a sfidarmi. Prendo atto della candidatura di Andrea Ingiulla con grande rispetto.

Ad Ingiulla riconosce “il coraggio di crederci”, che è il suo slogan?

Certamente gli riconosco il coraggio che non hanno avuto altri nel Centrosinistra e per questo rispetto la candidatura dell’avversario.

I competitor non si scelgono, ma per chi avrebbe avuto una preferenza?

Indifferente. Al di là dei nomi, reputo che una democrazia si fondi su una maggioranza e una opposizione. Un avversario, espressione di una formazione politica diversa dalla mia, è utile non solo al confronto, ma alla produzione di atti, cosa che è mancata in questi anni. Non è un bene. Il mio auspicio è che ci sia una forza contrapposta con cui ci possiamo misurare su proposte fattibili e magari da recepire.

Dica la verità, la sua amministrazione è stata fortunata: nessun alito di opposizione da parte dei suoi avversari in cinque anni.

Non mi reputo fortunato. L’opposizione più che assente è stata demagogica e non è mai riuscita ad avanzare, oltre al semplice voto contrario, una proposta alternativa o una valida argomentazione ai loro “no”. Spesso in Consiglio si sono espressi in modo contrario, senza nessuna dichiarazione di voto, anche su argomenti rilevanti.

La prima bordata di Ingiulla, nella nostra intervista, ha riguardato i “capitani di ventura”, che a Biancavilla – ha sostenuto lui – fanno e disfano, traslocando voti senza ragioni di idealità ma solo per convenienze del momento.

Non si può applicare una doppia morale. Se ci sono forze politiche candidate al loro fianco, vanno bene. Se gli stessi soggetti scelgono la parte opposta, vengono demonizzati. Quelle forze a cui, forse, lui fa riferimento sono le stesse che fino a qualche giorno fa, il suo schieramento ha cercato, nel tentativo di coinvolgerle in chissà quali progetti allo scopo di dividerci. Mi sembra chiaro: quando la volpe non arriva all’uva, dice che è acerba. La realtà è che la mia coalizione è coerente, omogenea, fatta da soggetti politici afferenti al Centrodestra. Le accuse che muove Ingiulla sono una forma di ipocrisia.

L’analisi di Ingiulla non è proprio infondata: alcuni gruppi (da Salvà ai Mignemi…), spostandosi da destra a sinistra o viceversa, hanno ridisegnato i destini di sindaci e schieramenti.

Ma si tratta di gruppi con una matrice culturale di Centrodestra. L‘anomalia, semmai, c’è stata quando, in maniera innaturale, gli stessi gruppi si sono collocati a sinistra. Il gruppo Mignemi, poi, era con me nella mia primissima candidatura. Lo ribadisco: non ci si può indignare quando certi soggetti, in sintonia con la loro sensibilità, militano a destra, mentre è tutto regolare ed esemplare quando si trovano a sinistra, nonostante l’incoerenza.

Nel Pd è candidato Alfio Stissi, che fu suo assessore della prima ora.

Appunto, le critiche di Ingiulla non valgono quando gli “spostamenti” vanno verso di loro? Io penso che da parte di Alfio Stissi ci sia molto imbarazzo. Lui è sempre stato un militante del Centrodestra, fedelissimo di Nino D’Asero, già candidato del Pdl. Vederlo con il simbolo del Pd…

Se è per questo, lo stesso Ingiulla è stato assessore con Mario Cantarella, primo sindaco di destra, e ne rivendica l’esperienza.

Ingiulla ricorda il suo passato con i socialisti, con Rifondazione Comunista, con i Progressisti, ma io (all’epoca ragazzino) ricordo quando lui veniva nelle riunioni del Pdl e gli anni in cui ha sostenuto Mario Cantarella. Lascio ognuno alla libera valutazione. Io metto in campo la mia coerenza, sempre dallo stesso lato e con lo stesso schieramento politico, seguendo un’idea che non ho mai messo in discussione.

Veramente no. Dimentica che nel 2008 fu assessore di Pippo Glorioso nella Giunta “Fiamma e Martello” con Pd, Pdl e persino un esponente “comunista”. Un’oscenità mai vista allora in Italia. L’origine di tutti i mali della degenerazione politica locale, che rappresenta uno spartiacque antropologico. E lei di questa oscenità ne è stato protagonista.

Protagonista, ma senza rinnegare il mio partito e il mio essere di destra. Non ho cambiato casacca. In quella fase credevamo, al di là delle appartenenze, di ragionare solo sulle problematiche della città. Non è stato possibile. Senza mezzi termini, posso dire che quello è stato un esperimento fallimentare.

È un’esperienza che rinnega?

Non sono abituato a rinnegare le mie esperienze. Non la definisco “oscenità”, ma è evidente che non è stata un’esperienza positiva. E questo, credo si possa affermare anche dal punto di vista opposto, quello della sinistra. Infatti dopo due anni ci fu il “ribaltone”.

E lei finì di fare l’assessore, tornando ad essere militante semplice con un attivismo a destra cominciato da ragazzino.

Avevo 14 anni e una passione politica ereditata da mio padre, militante del Movimento Sociale Italiano. Ho fatto la mia scuola di partito con due maestri, Mario Cantarella e Vincenzo Randazzo, che mi hanno formato e, grazie ai loro insegnamenti, penso di ben amministrare Biancavilla. I miei primi passi sono stati in Azione Giovane (l’organizzazione giovanile di Alleanza Nazionale), quando il presidente era Vincenzo Giardina, il mio attuale vice sindaco. Sono diventato poi il primo presidente provinciale “non catanese” di Azione Giovani, nominato direttamente da Giorgia Meloni. Un rapporto che con la premier prosegue: è stato piacevole scambiare qualche messaggio quando è stata nominata a capo del governo. Ma il rapporto stretto continua anche con tutti quelli della generazione Atreju, a cui appartengo, molti dei quali (da Salvo Pogliese a tanti altri) ricoprono ruoli rilevanti nelle istituzioni nazionali.

Bonanno, è legittimo ricordare i suoi trascorsi e la sua provenienza. Sa quale è, però, l’osservazione critica più ricorrente, anche dentro la sua maggioranza? Lo strapotere, presunto o reale, di Pippo Salvà, che avrebbe un forte ascendente su di lei.

Pippo Salvà, oltre ad essere un soggetto politico, negli anni è diventato un mio fraterno amico. Ma rappresenta solo uno dei pilastri di questa coalizione, che ha lo stesso valore e la stessa importanza degli altri alleati.

Riconosce che in questi 5 anni le forze di maggioranza abbiano avuto uno scarso coinvolgimento? Poche riunioni, relazioni al minimo, incontri circostanziati ai soli turnover assessoriali.

No, non lo riconosco perché giornalmente mi sono confrontato con i rappresentanti politici di ogni gruppo. L’amministrazione non si è mai fermata un attimo, dal terremoto alla pandemia, fino alla pianificazione delle opere pubbliche con importanti finanziamenti, frutto del coinvolgimento di tutti.

A proposito di turnover, sarebbe interessante sapere chi, tra lei e Glorioso, detenga il record di “giri di valzer assessoriali” (espressione diventata di uso comune di cui Biancavilla Oggi rivendica il conio).

Non ho alcun conteggio. I sindaci cercano di rispondere alle richieste dei partiti. I cambi assessoriali sono effetti di accordi tra partiti, i quali valorizzano coloro che in campagna elettorale si sono distinti per impegno. E poi, fare l’assessore per 5 anni diventerebbe troppo impegnativo. Una turnazione, quindi, può essere anche utile a dare un maggiore sprint all’amministrazione.

Così come attuato, non è un malcostume, ormai istituzionalizzato, avviato dal suo predecessore, ma assorbito fedelmente da lei?

Non lo reputo tale, nella misura in cui non comporti un rallentamento della macchina amministrativa. Anzi, è un modo per coinvolgere quanti più cittadini nell’azione di governo della città. È grazie ad un turnover, per fare uno dei tanti possibili esempi, che ho avuto Francesco Privitera quale mio assessore, che ha fatto un lavoro straordinario, notte e giorno, in quel periodo drammatico che è stata la pandemia. La persona migliore che in quel momento potesse avere il nostro Comune.

Eppure, nella sua maggioranza, gli scricchiolii e i mal di pancia non sono mancati: mai tradotti, però, in azioni politiche.

Abbiamo amministrato in questi anni senza avere nemmeno una crisi politica. Chi mi ha preceduto, invece, ha dovuto ricorrere più volte all’azzeramento della Giunta. Sia nella prima che nella seconda sindacatura Glorioso sono state diverse le crisi di maggioranza. Io non ho mai avuto la necessità di azzeramenti o cambi assessoriali per problemi politici. E in Consiglio Comunale non ci sono state mai defezioni significative. Anche questo dimostra come l’azione amministrativa si sia svolta con serietà e collegialità.

Si ritrova, dunque, uno schieramento intatto, anzi allargato rispetto a quello originario. Quante liste saranno collegate alla sua candidatura?

Stiamo lavorando sulle liste e riscontriamo una grande partecipazione. Probabilmente avremo più di 100 candidati in Consiglio Comunale e almeno otto liste.

Ma una così articolata offerta elettorale, non è sintomatica di una politica “dopata”? Perché questo assetto bulgaro?

In realtà, mi ripresento con la mia stessa coalizione e abbiamo dimostrato una stabilità duratura. Qualità che possiamo trasferire e garantire al mio secondo mandato.

Oltre alla stabilità, c’è una questione di “sostenibilità politica”. Come farà a gestire e ascoltare le esigenze di tutti? Sicuro che sarà un bene per la salute amministrativa?

Certo che non è semplice. Io, però, ho cominciato a fare il sindaco a 32 anni, affrontando problematiche gigantesche ed impreviste. I miei predecessori, per fortuna, non si sono confrontati con emergenze di una certa portata. Credo che il terremoto e la pandemia siano più complicati di mettere in piedi e gestire una Giunta.

Ci indica tre risultati amministrativi di cui va maggiormente orgoglioso?

In primis, il risanamento del bilancio. Nel 2018 ci siamo trovati ad amministrare un ente con 4 parametri ritenuti deficitari dalla Corte dei conti. Oggi i parametri violati sono zero. Abbiamo salvato il Comune! Un ente che non poteva pagare gli stipendi, che aveva un conto in banca con -5 milioni di euro, che aveva debiti milionari nei confronti dei fornitori (dagli 800mila euro con la Fce ai 2 milioni con le discariche). Tutt’oggi paghiamo l’energia elettrica con un piano di dilazione degli anni 2009-2012. A dicembre abbiamo approvato un piano di rientro di quasi 4 milioni di euro.

Avete colmato i buchi. Poi?

Abbiamo messo in atto una serie di opere pubbliche: dalla bonifica di monte Calvario alla zona artigianale, dai finanziamenti ottenuti per la linea ferrata a quelli per la piscina comunale, dalla rigenerazione urbana di Spartiviale al largo dei Vespri. Potrei fare un lunghissimo elenco. Sono tutte opere che disegneranno una Biancavilla nuova nei prossimi anni. Non ci sarà un angolo di Biancavilla che non sarà oggetto di ristrutturazione e riqualificazione. Un risultato di cui vado particolarmente orgoglioso è anche la realizzazione dell’asilo nido comunale, avendo portato da zero a 63 i posti per l’infanzia, nel periodo 2018-2023. Chi è genitore sa quanto una struttura di questo tipo sia d’aiuto per le famiglie.

Il terzo punto per lei significativo?

Nei giorni scorsi abbiamo approvato il Piano strategico della Città metropolitana e Biancavilla è diventata ufficialmente la terza porta di accesso all’Etna. L’abbiamo chiamata la “terza porta del Sole” con una visione nostra, che rende protagonista Biancavilla nel territorio e guarda allo sviluppo turistico ed economico.

Il suo avversario ha posto la “sicurezza” tra le priorità del suo programma: un tema tanto caro alla destra.

La sicurezza è nelle priorità di tutti. Ma come emerso dalla vostra stessa intervista, a Biancavilla i reati di qualsiasi tipo sono in calo. Se si vuole descrivere la nostra città per quello che non è, si fa un’offesa prima di tutto alle forze dell’ordine, che in questi anni si sono prodigati con un impegno straordinario. Abbiamo la fortuna che la stazione dei carabinieri sia formata da giovani militari che non si risparmiano. La sicurezza è sotto controllo, con le criticità che ci sono in ogni comune.

Criticità che, comunque, non sono di poco conto.

C’è certamente la necessità di aumentare l’organico. Lavoriamo in questa direzione. Destineremo i locali comunali di via Fratelli Cervi per nuovi alloggi dei carabinieri in modo da dare loro la possibilità di incrementare la presenza numerica. Noi paghiamo il fatto che a fronte di un organico di 35 agenti di polizia locale che sarvirebbero, ne abbiamo solo una decina con la conseguenza che, per turno, ne siano in servizio soli 2-3. Cosa inedita, abbiamo riaperto la stagione dei concorsi e stiamo per definire l’iter dell’assunzione di 4 vigili urbani, ma avremo una graduatoria da cui attingerne altri negli anni successivi.

A proposito di sicurezza, le riportiamo una specifica domanda di Ingiulla: «Visto che avete bocciato le proposte dell’opposizione, quali sono le iniziative concrete che intende adottare per arginare il fenomeno della “mala-movida”?».

La mozione è stata bocciata perché il suo contenuto è già previsto all’interno del relativo regolamento sulla movida. Le esigenze degli abitanti sono legittime, nessuno lo mette in dubbio. E per questo abbiamo dato mandato per realizzare un’isola pedonale con totem elettronici.

In realtà doveva essere stata già realizzata l’anno scorso.

Sì, ma c’è una complessa procedura che va avanti con il ministero per avere l’autorizzazione. La attueremo nel periodo estivo.

Senta Bonanno, sia sincero: la sua candidatura presuppone un secondo mandato per 5 anni pieni? C’è chi scommette già da ora che, nel 2027, lascerà in maniera anticipata la poltrona di sindaco per salire sul treno delle Regionali.

Sono legato visceralmente alla mia città. Io ho già rinunciato, quando ne ho avuto occasione, ad una candidatura al parlamento regionale o a quello nazionale in un contesto e in un momento favorevolissimi al mio partito, Fratelli d’Italia. Una candidatura, quindi, che avrebbe avuto ottime possibilità di riuscita. Eppure, ho dimostrato di fare un sacrificio per amore di Biancavilla.

E per il prossimo futuro? Lo slogan che ha scelto è “Il sindaco che c’è… sempre!”.

Il mio impegno è quello di portare a termine tutte le azioni amministrative messe in campo: nei prossimi mesi partirà una rigenerazione dell’intera città. Quando finirò questo percorso per la creazione di una Biancavilla nuova, mi riterrò soddisfatto. E a quel punto potrei decidere di fare altro. O anche di finire di fare politica…

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M5s assente e il tesoretto elettorale da spartire, Asero: «Ecco cos’è accaduto»

Il portavoce sotto torchio: retroscena di un dramma esistenziale e del clamoroso forfait alle Amministrative

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© Foto Biancavilla Oggi

Cinque anni fa, le premesse c’erano tutte. Per la prima volta, il Movimento 5 Stelle faceva il suo ingresso al Consiglio Comunale di Biancavilla. Collocato tra i banchi della minoranza. Il Pd era un immenso deserto di sabbia. Dino Asero, il consigliere pentastellato eletto, aveva davanti a sé una spianata in cui sbizzarrirsi a fare opposizione al sindaco Antonio Bonanno. Sarebbe stata l’unica voce, rispetto ad un Partito Democratico ridotto in cenere. L’esclusiva prospettiva possibile, per i 5s, sarebbe stata l’allargamento del consenso e della popolarità. Per arrivare alla scadenza del mandato in una posizione dominante e dettare la linea, perfino ai Dem (in gravissimo affanno, come diagnosticato dalle recenti elezioni, sia le Politiche che le Regionali).

Invece? Invece, la competizione elettorale per le Amministrative vede l’assenza vistosissima dei 5 Stelle e di un proprio candidato sindaco (dopo le precedenti esperienze con Carmelo Petralia e Marco Vinicio Mastrocola). È uno sciogliete le righe. La fine di una storia cominciata oltre dieci anni fa, in quel Cine Trinacria. Lì alcuni ingenui, lunatici ed emeriti sconosciuti si presentarono come pungolo dei “politici di mestiere”. E inaugurarono un linguaggio, un modo, un approccio inediti a Biancavilla. Il loro clamoroso forfait a queste Amministrative? Un’incredibile opera ingegneristica di demolizione e dissoluzione di un prezioso patrimonio politico.

Consigliere Asero, lei è stato l’unico rappresentante istituzionale (portavoce, come dite voi) del M5s a Biancavilla: assume su di sé la responsabilità di questo tragico epilogo?

No, non me la sento di assumerla in toto. Sarebbe stata mia responsabilità se mi fossi staccato totalmente dal Movimento 5 Stelle. Io, invece, dichiaro pubblicamente che è stato tenuto un atteggiamento tale per silurarmi.

Lei, “capo” di fatto del movimento, prende le sembianze della vittima?

Io aderii nel 2018 ad un movimento già organizzato, perché esistente da oltre 5 anni. Mi fu chiesto di partecipare alla competizione elettorale. Una proposta tattica: si voleva riempire un contenitore e si pensava che io dovessi fare solo il portatore di voti. Accettai in extremis: forse fui l’ultimo ad essere inserito in lista. I progetti pensati da taluni, che già erano strutturati, non sortirono gli effetti sperati.

Cioè?

Io, ultimo arrivato, non solo fui il più votato, ma l’unico eletto, a “scapito” del gruppo “storico”. Da consigliere comunale, tuttavia, mi sono trovato un gruppo che anziché supportarmi, si è scagliato “contro”. Chiesi collaborazione perché il lavoro d’aula e di opposizione non è semplice. Mi fu risposto che, se non ero in grado, mi dovevo dimettere per fare posto ad altri. Ovvio che la mia attività consiliare, in questo clima, non è stata quella che avrei voluto.

Un movimento spaccato, insomma. Così i biancavillesi non troveranno sulla scheda elettorale il simbolo dei Cinque Stelle e il nome di un proprio candidato sindaco, alternativo alla destra e alla sinistra.

Ho detto 3-4 mesi fa, in riunioni o in chat interne cui partecipano pure esponenti nazionali e regionali, che se il problema fosse stata la mia persona, mi sarei messo da parte. Lo avrei fatto a condizione che il M5s fosse presente con la propria lista.

Quale la risposta?

La risposta è stata picche. Il movimento, ribadisco, è stato spaccato fin dall’inizio per la presenza di alcuni che si ritengono i “puri”, i detentori del potere. E che hanno esplicitamente dichiarato a rappresentanti nazionali e regionali la pretesa, prima di parlare della lista, di chiarire la gestione del movimento a Biancavilla. C’è chi ha rivendicato il diritto ad essere il rappresentante del gruppo territoriale di Biancavilla, a prescindere dalla rappresentanza (cioè io) in Consiglio Comunale.

In quanto unico eletto, lei avrebbe dovuto esercitare un ruolo aggregante. Così non è stato: nemmeno questa è sua responsabilità?

In quanto consigliere comunale ho assunto la responsabilità politica e giuridica del movimento. Ho chiesto a molti di intervenire per ricompattarlo. Il tentativo di aggregare l’ho fatto, ma non c’è stato verso. Io non ho smanie di protagonismo o il desiderio di fare il consigliere comunale a tutti i costi. Ma il M5s doveva continuare.

Per essere più chiari, da una parte un gruppo che ha avuto lei come riferimento e dall’altra la cerchia che si riconosce in Mastrocola: separati in casa.

Separati in casa e senza alcuna collaborazione. Quando un gruppo è diviso, questi sono i risultati e ne piangiamo le conseguenze: Movimento 5 Stelle assente dalla competizione elettorale.

Ma poi anche il gruppo a lei più vicino ha fatto perdere le tracce. Qualche domanda se l’è posta o no?

Sì, anche perché delusi dalle vicende nazionali. Molti punti di riferimento non ci sono più. A livello locale, ci siamo riuniti e siamo stati presenti.

È di poche settimane fa, però, il suo appello Facebook per parlare delle imminenti elezioni: troppo tardi?

Negli ultimi tre mesi, ogni settimana ci siamo visti all’Etna Jazz Club, messo a disposizione molto gentilmente dalla prof. Carmen Toscano. L’obiettivo era portare nomi per formare la nostra lista. Purtroppo non li abbiamo trovati. Tutti disposti a dare un sostegno, ma nessuno si è voluto spendere con il proprio nome. Consapevoli di una battaglia persa, vista la presenza di un Centrodestra molto forte con una vittoria scontata di Antonio Bonanno.

E che ragionamento è questo?

Infatti è un atteggiamento che fa cadere le braccia. La politica si fa per partecipare e dare il proprio contributo.

Anche perché si era arrivati ad ipotizzare un nome per un’eventuale candidatura a sindaco.

Era stato fatto il nome del dottor Pippo Catania: accennato soltanto in una riunione. Il progetto non è stato coltivato perché mancava il substrato fondamentale.

Non sono in pochi a ritiene che lei, in realtà, aveva già da tempo progettato l’alleanza col Pd.

Assolutamente no, nessun progetto. Anzi, c’è stato un incontro, a mia insaputa, tra M5s e Pd. Erano presenti Carmen Toscano, Rosetta Garufi e Alessandro Fallica. Un incontro nella sede del Partito Democratico.

È noto, comunque, che in Consiglio Comunale, dal Pd sono stati continui i riferimenti a prove di alleanza con il movimento, senza che lei abbia mai smentito.

Certo, ho apprezzato gli appelli del collega Alfio Distefano e mi auguravo si arrivasse ad un’alleanza. D’altra parte, la direttiva nazionale è quella di costruire alleanze per un risultato migliore.

Una volta preso atto che non vi sareste presentati, lei ha pensato di traslocare il simbolo nella lista civica di Ingiulla, che ancora veniva data distinta dal Pd.

Sì, ho parlato con Nuccio Di Paola (referente regionale dei Cinque Stelle, ndr), dicendomi che di fronte a tale volontà, era possibile realizzare l’operazione a Biancavilla.

Appunto, con il mandato di quali e quanti attivisti lei avrebbe operato in questa direzione?

Una parte non era per questa soluzione, infatti ne abbiamo preso atto. La mia richiesta, però, poneva un interrogativo: visto che non facciamo la lista, perché disperdere i nostri voti? La mia idea era quella di piazzare 2, 3 o 6 nostri attivisti nella lista civica di Andrea Ingiulla. Bisognava essere autorizzati da Roma, ma non abbiamo ricevuto risposta. A mio modo di vedere è stato un danno. Mi chiedo: quale è la funzione del Movimento Cinque Stelle a Biancavilla? Non lo so.

A quel punto, Asero, non ha pensato ad una candidatura a titolo personale nella lista di Ingiulla?

No, perché prima mi sarei dovuto dimettere ed uscire dal movimento. E io sono e resto uno dei Cinque Stelle.

Però sta fattivamente appoggiando il Pd e Andrea Ingiulla.

Ma ci mancherebbe. E sa perché? Perché, andando a scuola dove insegno, tutte le mattine vedo su un muro dell’istituto una scritta: «Chi non partecipa attivamente alla politica, attenta alla Carta Costituzionale». Firmato Piero Calamandrei.

Calamandrei di nuovo citato in queste pagine, dopo l’intervento del nostro Rosario Di Grazia a proposito del “deficit democratico” con 8 liste di Bonanno contro una di Ingiulla. Una carenza che chiama in causa non tanto l’attuale sindaco, piuttosto coloro che a lui dovrebbero opporsi. Voi in primis.

Bonanno non sta facendo male, presentandosi con 8 liste. Ci sta. Prendo solo atto che Biancavilla è un paese di Centrodestra.

Ne è proprio sicuro? Da noi intervistato, Alfio Grasso fa un’altra analisi: non c’è nessuno strapotere della destra, ma un vuoto e un menefreghismo a sinistra.

Il vuoto dipende da tutti. Ho letto l’articolo di Rosario Di Grazia sullo “squilibrio democratico” esistente. Ma oltre a denunciarlo perché, per esempio, lui non si fa avanti?

Tutti candidati, tutti consiglieri? Ognuno col proprio mestiere. Scrivere, ragionare, osservare criticamente sono comunque modalità di un impegno pubblico.

Voglio sottolineare l’importanza della partecipazione: ecco perché ammiro Andrea Ingiulla e la sua lista. Si stanno impegnando, consapevoli che la strada è tutta in salita.

Che fine farà ora il tesoretto elettorale dei Cinque Stelle? Sarà depredato o confluirà nel partito dell’astensionismo?

Penso che non ci sarà astensionismo perché le liste sono tutte strutturate. Il tesoretto dei Cinque Stelle andrà disperso, una parte nel Centrodestra e l’altra nel Pd. Il mio rammarico è proprio questo.

Se è vero che nel movimento hanno coabitato persone di diversa estrazione (da Piero Cannistraci a Carmen Toscano), è innegabile che il faro che ha orientato tutti è stata l’avversione al Pd di Glorioso e Pappalardo, alle loro politiche e alla loro gestione del potere.

Ma dobbiamo restare ancorati a quello che è successo nel passato o dobbiamo guardare oltre? Se non mi ritrovo nel Centrodestra, io devo coalizzarmi con quello che prima era il mio “nemico”. La politica è dialogo, non mondi a tenuta stagno.

Dimenticare tutto: quel che è stato è stato…

Se è necessario sì, per il bene superiore del paese. Bisogna dimenticare.

Il vostro candidato a sindaco, cinque anni fa, avendo come premessa l’amministrazione a guida Pd, criticava gli appalti ai soliti amici, gli assessori scaduti come lo yogurt, i feudi elettorali, l’affarismo per i soliti noti, sollecitava il ripristino della normalità a Biancavilla… Una pietra sopra?

Sfatiamo una cosa: la mitica giostra di Glorioso non esiste più ed è diventata la giostra di Bonanno. È cambiato qualcosa? Secondo me no: gli amici degli amici ci sono e resteranno sempre. La politica locale è questa.

Ma l’opposizione non ha prodotto, in tal senso, alcuna forte denuncia. Diciamola tutta: l’avversione martellante per Glorioso non l’avete riservata a Bonanno. Una critica interna che le viene rivolta riguarda l’opposizione timida e distratta al sindaco di Fratelli d’Italia.

Non risultano miei apprezzamenti a Bonanno. I progetti portati in Consiglio Comunale che ho ritenuto utili, li ho tutti votati, quando si trattava di progetti necessari per il nostro paese. La mia è stata un’opposizione non ostativa.

Se tutto si può rimuovere o dimenticare, ci dà una sua personale definizione della parola “coerenza”?

Per me significa raggiungere un accordo, anche con il mio nemico, purché lo si faccia nell’interesse della collettività. Non possiamo adagiarci in piedistalli per le divergenze di 5 o 10 anni fa. Bisogna ritornare sui nostri passi, fare ammenda degli errori e guardare avanti.

È la risposta più “democristiana” che potesse dare.

(Risata) Ma io lo sono, democristiano. E il mio modello è uno. È senz’altro Aldo Moro, di cui sentiamo tanto la mancanza.

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