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«Mio marito Gerardo, la sua scelta di libertà e le indicibili sofferenze»

Sangiorgio, sopravvissuto ai lager: il ricordo della moglie Maria Cuscunà e il ruolo della scuola

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Serie di iniziative, organizzata dal Comune di Biancavilla, con il coinvolgimento della scuola media “Luigi Sturzo” e dell’Istituto comprensivo “Antonio Bruno”, per la Giornata della memoria. Un’occasione per ricordare Gerardo Sangiorgio, il biancavillese, cattolico antifascista, che non giurò fedeltà alla Repubblica di Salò e, all’indomani dell’8 Settembre, fu deportato nei lager nazisti. Sopravvisse a quell’orrore e, tornato a casa, dedicò la sua vita all’insegnamento e alla promozione dei valori scolpiti nella nostra Costituzione. La sua scomparsa è avvenuta nel 1993.

La moglie, Maria Cuscunà, rivolgendo un messaggio al sindaco Antonio Bonanno e all’assessore alla Cultura, Vincenzo Randazzo, apprezza le iniziative nelle due scuole.

«Quel ragazzo poco più che ventenne…»

«Sono emotivamente partecipe. In un frangente così difficile, la scuola – sottolinea la prof. Cuscunà – non può derogare al suo ruolo principale. Formare coscienze nella sete di uguaglianza, giustizia, libertà connaturate nell’uomo. E i contenuti non sono autentici se non orientano le azioni».

«Negli scritti memorialistici di Gerardo, e in quelli che precedono la sua deportazione, il riferimento ai classici è costante. Non sono solo pagine per conoscere, ma fonte per conoscersi. E con i versi di Dante che lo indirizzarono prima e lo allontanavano dall’alienazione totale a cui era stato destinato, nei mesi tragici del 1943, un ragazzo poco più che ventenne decise di seguire una rotta nel primo momento in cui potè fare una scelta da uomo libero».

«Decisione – ricorda Cuscunà – che gli costò “indicibili sofferenze” e privazioni di ogni tipo e mise a rischio la sua stessa vita ma, da quella scelta che tanti ragazzi come Gerardo nei lager fecero, passa la costituzione di un’Italia libera che tutti desideriamo più umana e più giusta».

«Agli amministratori, agli studenti, alle libere coscienze il ricordo di questa come altre storie sofferte per vederci, oltre ogni cieca ideologia, uomini con la sete autentica di vero, buono e giusto».

La medaglia d’onore per Gerardo Sangiorgio

Lo scorso anno, una medaglia d’onore è stata consegnata alla memoria di Gerardo Sangiorgio ai familiari. Il riconoscimento è stata voluta dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con proprio decreto, su indicazione del comitato istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

La consegna, in piazza Università, a Catania, in occasione della Festa della Repubblica, è avvenuta dalle mani del prefetto Maria Carmela Librizi. A ricevere la medaglia, Maria Cuscunà assieme ai figli Placido Antonio (nostro apprezzato collaboratore) e Rita e i nipotini.

Due volumi per ricordare Gerardo Sangiorgio

Negli ultimi anni, diversi i contributi e gli studi sulla figura di Sangiorgio. Due i volumi che la nostra casa editrice, Nero su Bianco, gli ha dedicato, promuovendoli in occasione della “Giornata della memoria” con il coinvolgimento delle scuole.

Si tratta di “Internato n. 102883/IIA. La cattedra di dolore di Gerardo Sangiorgio”, scritto da Salvatore Borzì con prefazione di Nicolò Mineo. E poi, a cura di Borzì, “Una vita ancora più bella. La guerra, l’8 Settembre, i lager. Lettere e memorie 1941-1945”, con prefazione di Francesco Benigno.

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Da Biancavilla agli Emirati Arabi: lo chef Laudani e la sua “cucina creativa”

«Sono orgoglioso di essere “biancavilloto”, adoro gli arancini di Navarria: un sapore che mi porto dietro»

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È cresciuto e ha studiato in provincia di Bergamo, ma le sue origini sono di Biancavilla: «Un paese che porto sempre nel cuore». Antonino Laudani è uno chef affermato, ha girato mezzo mondo. La sua ultima tappa professionale è negli Emirati Arabi. La sua è una cucina creativa e raffinata, che risente della tradizione italiana e mediterranea: «Il risotto ai frutti di mare è un piatto che porto sempre con me». Le sue radici siciliane? Una bandiera che non lascia mai. Ovunque si sia trovato: dal Congo, dove a Brazzaville nel 2015 aprì il suo primo ristorante, alla Turchia e alla Spagna (come sous chef specializzato nei piatti italiani). Poi, in Inghilterra, durante l’emergenza Covid. Infine, negli Emirati Arabi, prima a Ajman e dopo a Ras al-Khaimah, ma con uno sguardo al futuro rivolto a Dubai.    

«Oramai – dice Antonino Laudani a Biancavilla Oggi – sono quasi 3 anni che vivo e lavoro qui e dopo tanti anni di sacrifici e precedenti sofferenze lavorative sono finalmente riuscito a diventare chef di un ristorante e successivamente chef executive di un altro. Lavoro per un ristorante fine dining italiano, con cucina creativa. Mi occupo della parte di sviluppo del menù, costi, fornitori, gestione del personale in cucina. Mi piace molto essere arrivato a questo nuovo punto di partenza nella mia vita. Ho l’obiettivo di portare il ristorante dove lavoro ad alti livelli, ma per scaramanzia non anticipo niente».

Alle spalle, lo chef Antonino ha un lungo percorso, fatto con sacrifici e determinazione. «All’età di nove anni e mezzo – ci racconta – io e la mia famiglia ci siamo trasferiti da Biancavilla in provincia di Bergamo, a causa delle limitazioni lavorative che purtroppo la Sicilia offre. Feci il mio percorso di studi medio e poi superiore alberghiero a Bergamo. Ho lavorato in un ristorante della mia zona, purtroppo anche il nord Italia ha i suoi limiti ed il lavoro regolare era molto difficile da trovare. Così nel 2015 andai fuori dall’Italia».

Ma anche al di là dei confini nazionali, Laudani resta fortemente legato alle sue origini: «Sono molto orgoglioso di essere un biancavilloto, ho dei bei ricordi del mio paese natale. Quando posso, ritorno per trovare i miei nonni ed i mie zii. E soprattutto per mangiare gli arancini di Navarria: è un sapore che mi porto dietro sin da quando ero piccolo. Mi piace ricordare i momenti passati a camminare per la via principale di Biancavilla, ammirare la chiesa madre e la sua grande piazza. Purtroppo, devo ammettere che se non avessi lasciato la Sicilia e poi l’Italia non sarei forse arrivato alla posizione che attualmente ricopro».

Da qui, un appello dello chef Antonino Laudani: «Vorrei poter dire ai giovani ragazzi e ragazze di Biancavilla di prendere la decisione di migliorarsi e, se serve, anche a costo di lasciare il proprio paese. Non abbiate paura. Soffrirete un po’, per poi imparare e stare meglio in futuro. E questa cosa vi renderà estremamente forti e motivati».

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