L'Intervento
Pietro Manna: «Sono e resto uomo di sinistra, nel 2013 commisi un errore»
Ci scrive l’ex primo cittadino, a proposito di “berlusconismo” e della sua terza candidatura
L’ex sindaco diessino scrive a Biancavilla Oggi, in riferimento alla citazione fatta nell’articolo “Dagli esordi di via Umberto all’impronta firrarelliana: i fedelissimi del Cavaliere“, che ripercorre la storia di Forza Italia nella nostra città, dal 1994 ad oggi. Questo il suo intervento e, a seguire, la nostra riposta.
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Ciao Vittorio. Permettimi di chiarire che io non sono mai stato un “berlusconiano”. Lascio alla storia il giudizio sull’uomo politico e all’uomo che abbandona questo mondo va la ma pietas. Io sono sempre stato e rimango un uomo di sinistra, da quando sono sceso in politica ad oggi che la guardo da spettatore.
L’esperienza della mia terza candidatura a Sindaco (elezioni 2013) è stato un errore di valutazione politica, non un errore politico. Dopo avere amministrato senza false modestie benissimo la nostra città, assieme ai miei tanti collaboratori, ho pensato che potevo mettere a disposizione della città la mia passione, la mia esperienza e perché no le mie capacità. Assieme al mio amico Carmelo (Randazzo, ndr) abbiamo pensato di spenderci e cercare altre alleanze. Hanno aderito al progetto una lista civica con Antonio Portale di riferimento e quella di Forza Italia. Quindi io uomo di sinistra alleato con liste di centro e con Forza Italia. Alleato. Alleanza che ancora oggi ritengo sia stata opportuna e corretta.
Ricordiamoci che siamo in un periodo in cui tutti si sono alleati con tutti e che destra, sinistra e centro hanno amministrato assieme per anni Comune, Regione e anche l’Italia. Non vedo lo scandalo di un uomo di sinistra che si è alleato con forze di centro per dare un buon governo alla città. Il mio è stato però un errore di valutazione politica.
Dopo diversi anni di allontanamento della vita politica locale, non ne avevo percepito il profondo cambiamento e delle regole del gioco e della società biancavillese. Non avevo capito che l’elezione diretta del Sindaco era diventata l’elezione dello stesso tramite aggregazioni, associazioni, patronati, capibastone, con poca importanza del candidato. Non avevo capito che io parlavo un linguaggio (trasparenza, merito, passione) ormai incomprensibile per la società biancavillese che ne ascoltava ben più volentieri altri.
Per carità, l’errore l’ho fatto e lo imputo solo a me. Ho preso atto della sconfitta e mi sono ritirato a vita privata, rimanendo a tutt’oggi uomo di sinistra, come sono sempre stato. Mi dispiace che per ottenere sensazionalismo hai potuto commettere il banale errore di annoverarmi tra i berlusconiani di Biancavilla, che peraltro ho sempre rispettato e rispetto. Con immutata stima.
PIETRO MANNA
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Manna berlusconiano? Mai scritto
Caro Manna, in realtà non ho dato nessun attributo di “berlusconismo” alla sua persona. Nessun errore, dunque, né intenti sensazionalistici (lontani dallo stile del nostro giornale). Non comprendo in quale parte dell’articolo sia scritta una simile affermazione. Ho fatto soltanto la cronistoria del berlusconismo biancavillese, riportando – come era doveroso – anche il passaggio che vede Forza Italia presentare e sostenere la sua terza candidatura a sindaco nel 2013.
Per inciso: ridurre gli “azzurri” a generici “centristi” è, caro Manna, un proprosito minimizzante e una valutazione superficiale, soprattutto se si considera quanto abbiano inciso nella dialettica pubblica e il modo in cui la sua parte politica – il Pds e i Ds – li ha considerati.
È un fatto oggettivo che il suo nome nella scheda elettorale del 2013 era a fianco al simbolo di Forza Italia. Ad ogni modo – rilegga l’articolo – non ho appiccicato a lei l’etichetta del “berlusconiano”, anzi ho ricordato il suo essere “diessino”.
Semmai ho sostenuto e sostengo un’altra considerazione, che nella sua area politico-culturale è mal sopportata. Che il berlusconismo sia entrato e resti ancora nelle vene della sinistra è un altro dato oggettivo: non avremmo avuto, altrimenti, un Renzi al vertice nazionale né certa dirigenza “aliena” nel Pd biancavillese. Il berlusconismo – in altre parole – è un fenomeno politico, sociale e culturale con cui tutti (lei compreso) hanno interagito e, in un modo o nell’altro, hanno avuto a che fare.
A proposito, infine, di giudizio storico, su Biancavilla Oggi abbiamo affermato in più occasioni (ritenendo di farle, in via incidentale, un complimento) che la storia della sinistra a Biancavilla ha un inizio e una fine ben precisi. Il primo coincide con l’esperienza amministrativa del sindaco defeliciano Alfio Bruno, l’ultimo democraticamente eletto prima dell’avvento del fascismo. La seconda è rappresentata dai suoi due mandati (1994-2003). Manna, ultimo sindaco che possa essere definito di sinistra (dunque, tutt’altro che berlusconiano). Questo è il nostro giudizio, guardando alla cronaca dell’ultimo quarto di secolo, che può essere consegnato alla storia. Con altrettanta stima,
VITTORIO FIORENZA
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L'Intervento
«Nel ricordo di Borsellino, l’impegno è combattere la mentalità mafiosa»
Ci scrive l’assessore Vincenzo Randazzo: una riflessione su via D’Amelio che riguarda Biancavilla
Gentile direttore di Biancavilla Oggi,
oggi si ricorda la tragica morte del giudice Paolo Borsellino e di cinque agenti della sua scorta, tra i quali una donna. L’amministrazione comunale ha organizzato una fiaccolata che da Villa delle Favare giungerà a Piazza Falcone e Borsellino. A questa iniziativa partecipano, oltre alle diverse associazioni di volontariato, anche i ragazzi e i giovani dei diversi Grest. Una manifestazione importante per condividere il ricordo di uno degli eventi più tragici della storia italiana e caratterizzata dalla seria e concreta lotta contro il sistema mafioso, ma soprattutto contro la sua mentalità.
Ecco il punto: il messaggio di Paolo Borsellino e il suo volontario sacrificio hanno dell’attualità ancora un valore? Le nuove generazioni li recepiscono? Qualche dubbio mi sorge se guardo ai modelli sociali e culturali prevalenti: individualismo esasperato, esagerata messa in mostra di atteggiamenti malandrineschi, menefreghismo, esibizione del proprio desiderio di dominio, farsi ragione con la violenza… Appunto, mentalità mafiosa, che non poche volte determina risse.
Tutto questo rende vano quanto Paolo Borsellino ha cercato di insegnare e la cosa che amareggia di più è considerare un fesso il giudice palermitano. E come lui, fessi Falcone, Chinnici, Impastato, Don Puglisi, Livatino, Fava… E tanti che nel combattere la mafia sono caduti. Perdoni, direttore, il mio sfogo, ma tanto tanto tanto è il lavoro che va fatto. Come Amministrazione, certamente. Ma anche come famiglie, come istituzioni in senso lato, come scuola, come gruppi di volontariato… l’obiettivo è contrastare la mentalità mafiosa.
VINCENZO RANDAZZO, Assessore comunale
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