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Bonanno 8 – Ingiulla 1: lo “squilibrio” che non giova alla politica locale

La presentazione delle liste ha mostrato un “deficit democratico”: rileggiamo Calamandrei

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Scaduto il termine per la presentazione di liste e candidati alle elezioni amministrative, a Biancavilla si è ufficialmente delineato un quadro politico locale inedito e, per me, “preoccupante”. Da una parte la candidatura del sindaco uscente, Antonio Bonanno, con ben otto liste a suo sostegno. Dall’altra, la candidatura dello sfidante, Andrea Ingiulla, sostenuto da una sola lista. Qualcosa che a mia memoria non credo sia mai accaduto.

Come e perché si è arrivati a questo punto, quali siano le cause di questo così evidente “squilibrio”, di chi e in che misura ne siano le eventuali “responsabilità” spero siano argomenti oggetto di dibattito pubblico.

Ciò che oggi credo sia importante sottolineare è che questo “squilibrio” non giovi alla democrazia, alla politica e al governo di Biancavilla. Potrebbero sembrare considerazioni banali e scontate. E forse lo sono. Ma non mi risulta che sinora qualcuno si sia o abbia posto questa questione al centro del dibattito politico-amministrativo locale.

Credo allora che possano giovare ad una riflessione, che politici locali, candidati, cittadini e società civile dovrebbero fare, le parole che un maestro della filosofia, del diritto e della politica proferisce a proposito della vita democratica parlamentare. Ma credo possano benissimo trasporsi a tutti i livelli di governo della comunità civile e della sua rappresentanza democratica, e che andrebbero scolpite nelle nostre menti.

«Un Paese è democratico se…»

Così, Piero Calamandrei ci ricorda che «se la opposizione intende l’importanza istituzionale della sua funzione, essa deve sentirsi sempre il centro vivo del parlamento, la sua forza propulsiva e rinnovatrice, lo stimolo che dà senso di responsabilità e dignità politica alla maggioranza che governa» (Il Ponte, 1948).

Perciò «un Paese è democratico non se ha un governo (…) ma lo è solo se ha un’opposizione. Quanto più vigorosa e credibile è l’opposizione, tanto più democratico è il Paese» (A. Martino, Libero, 2007).

Inevitabilmente, quindi, questa sorta di “deficit democratico” porta anche la maggioranza di governo della città, che si avvia ad avere numeri “bulgari”, ad adagiarsi sugli allori della sua superiorità numerica. E a contravvenire a quell’insegnamento che ancora una volta ci dà Calamandrei: «La maggioranza (…) bisogna che sia una libera intesa di uomini pensanti, tenuti insieme da ragionate convinzioni, non solo tolleranti ma desiderosi della discussione e pronti a rifare alla fine di ogni giorno il loro esame di coscienza per verificare se le ragioni sulle quali fino a ieri si son trovati d’accordo continuino a resistere di fronte alle confutazioni degli oppositori».

Queste poche righe spero rendano l’idea di quanto importante sia per il governo della cosa pubblica avere un’opposizione quantitativamente e qualitativamente all’altezza dell’onorevole e oneroso compito di sentinella democratica e del buon governo. E di quanto la presenza di questo tipo di opposizione giovi all’essenza di una maggioranza che sappia ascoltare e apprezzare critiche e osservazioni ricevute e migliorarsi partendo da quelle critiche e osservazioni. Ne guadagna l’opposizione, ne guadagna la maggioranza. Ma soprattutto ne guadagna Biancavilla e, quindi, tutti noi.

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Premio Scanderbeg (e alla memoria), buona idea riconoscere i meriti però…

Note a margine dell’evento promosso dalla Presidenza del Consiglio Comunale a Villa delle Favare

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Ho letto con piacere dell’esistenza del premio Scanderbeg, istituito dal Comune di Biancavilla e, nello specifico, dalla Presidenza del Consiglio Comunale. L’idea che le nostre istituzioni vogliano dare merito e riconoscimento a personalità che si siano distinte in ambiti professionali o di impegno civico, culturale, sociale o volontaristico mi sembra valida e da sostenere.

Ci sono, tuttavia, due osservazioni che spontaneamente nascono dalla lettura delle cronache dell’evento di premiazione, avvenuto a Villa delle Favare.

Scegliere di stilare un ampio ventaglio di premiati rischia, nel giro di qualche anno, di esaurire il numero di meritevoli a cui conferire il riconoscimento. O quantomeno si rischia di individuare personalità via via “minori” rispetto a quelli già chiamati sul palco. In altre parole: meglio scegliere, per ogni edizione, pochi ma farlo con criterio, evitando motivazioni troppo generiche.

Altro aspetto che è saltato alla mia attenzione è la categoria del “premio alla memoria”. Non è inusuale che certi riconoscimenti vengano dati post mortem. Di solito accade per scomparse premature o improvvise.

Nel caso della manifestazione del Comune di Biancavilla sembra, invece, che si tratti di una categoria fissa, da riproporre ogni anno. L’idea, in questo caso, non fa altro che certificare la disattenzione che in passato l’istituzione comunale ha avuto nei confronti dei biancavillesi meritevoli.

I premi si danno in vita, non dopo la morte! Sembra si voglia colmare l’indifferenza che sindaci e consiglieri hanno mostrato nel passato. Cosa vera, ma ormai è troppo tardi. Vogliamo dare un premio, dunque, alla memoria per Antonio Bruno e farci perdonare le malignità riservate prima e dopo la sua morte o l’oblio che ne è seguito per decenni? Guardiamo avanti.

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