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Cronaca

«Mio padre, vittima dell’ambulanza della morte: giustizia ora è fatta»

«Anche se una persona sta per morire, non sei nessuno per decidere per lei il momento esatto»

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Ai microfoni della Tgr Sicilia parla Michelangelo Gagliano. È il figlio di Salvatore, una delle vittime del caso “Ambulanza della morte”. La Cassazione ha confermato l’ergastolo per Davide Garofalo, accusato di tre omicidi su tre malati terminali. Persone uccise con un’iniezione di aria nelle vene, nel breve tragitto dall’ospedale di Biancavilla alle loro abitazioni. Una delle vittime è proprio Salvatore.

«È una vittoria», commenta il figlio, intervistato da Lucia Basso. Una sentenza che fa giustizia, ma il dolore resta. «Anche se una persona sta per morire – dice Michelangelo – non sei nessuno per decidere per lei il momento esatto, solo per guadagnare qualche euro».

Davide Garofalo, assieme ad Agatino Scalisi (condannato a 13 anni in secondo grado per un quarto omicidio), ha agito per accelerare la morte dei malati terminali. Un modo per lucrare la “provvigione” sui funerali e sulla vestizione delle salme. Una condotta avallata da gruppi mafiosi di Adrano e Biancavilla.

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Cronaca

Aggredisce e minaccia la madre: «Ora t’ammazzo», arrestato un 35enne

Intervento dei carabinieri, a seguito di un’accorata richiesta di aiuto di una donna maltrattata

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La telefonata ai carabinieri è arrivata da una casalinga 63enne. Un’accorata richiesta di aiuto. Ancora una volta, la donna era stata picchiata dal figlio, che pretendeva denaro per l’acquisto di alcol, droga o giocare ai video poker. Immediato l’intervento dei militari: arrestato un 35enne per maltrattamenti contro familiari ed estorsione.

Appena arrivati nell’abitazione, i carabinieri hanno trovato la donna attorniata dai familiari, marito e tre figli, tra cui il 35enne. La donna, che sin dà subito è apparsa emotivamente provata, pur non volendo affidarsi alle cure dei sanitari, nonostante mostrasse i segni delle percosse, soprattutto sulle braccia e sul collo, ha comunque deciso di confidarsi con i militari, raccontando quanto appena accaduto.

Dalla ricostruzione dei fatti, è quindi emerso come il figlio avrebbe da lei preteso l’ennesima somma di denaro, questa volta di 30 euro, che sarebbe riuscito ad ottenere solo dopo averla aggredita. In quel frangente, provvidenziale sarebbe stato l’intervento del padre 70enne, che in difesa della moglie, sarebbe intervenuto bloccando l’uomo.

Il 35enne, a quel punto, soddisfatto, dopo essere uscito per alcune ore, sarebbe rincasato solo in serata, completamente ubriaco, dando il via ad un nuovo litigio. Dopo aver fatto cadere una bottiglia di birra sul pavimento, si sarebbe infatti nuovamente scagliato contro la povera madre, dandole la colpa dell’accaduto. La reazione dell’uomo sarebbe stata minacciosa: «Colpa tua se la birra mi è caduta a terra, ora t’ammazzo». E poi si sarebbe scagliato contro una porta, danneggiandola insieme ad altre suppellettili.

Effettivamente, anche alla presenza dei militari, il 35enne non si è calmato, proseguendo anzi con le minacce alla madre: «Appena torno (dal carcere) t’ammazzo».

La donna aveva già presentato una denuncia nei confronti del figlio per analoghi fatti. Motivo per cui, i carabinieri hanno stavolta arrestato il 35enne, trasferendolo nel carcere di piazza Lanza, a Catania.

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