Connettiti con

Detto tra blog

Quegli atti vandalici che allontanano l’integrazione delle persone disabili

Pubblicato

il

di CARMELO MAZZAGLIA

Uno dei nemici per l’integrazione delle persone con disabilità è il fenomeno del “vandalismo”: danni o distruzione verso beni altrui, materiali e non, per puro divertimento o incuria.

È uno dei fenomeni diffusi nel nostro paese e, come raccontato da Biancavilla Oggi, l’esempio più recente è la vandalizzazione, in piazza Don Bosco, delle “casette” in legno che sono state destinate dal “Gal Etna” a mercatino agroalimentare e che sono state distrutte due volte in pochi mesi.

Gesti vandalici che rendono difficile la costruzione di nuove strutture d’integrazione come parchi giochi, ascensori e altro e lo sviluppo del paese. E in più inducono al pensiero che progettare sia inutile perché tanto, poi, verrà distrutto ciò che è stato costruito. La conseguenza? Evitare la costruzione di beni, senza la quale non c’è integrazione. E se non c’è integrazione si determina emarginazione.

È necessario intervenire su questo fenomeno perché è un nemico per la popolazione: invece di aiutarla crescere, la fa regredire.

È giusto che questi reati vengano puniti, in modo che questa cultura sbandata venga allontanata dal pensiero comune, facendo in modo da permettere lo sviluppo del paese, che comprende quello dell’integrazione delle persone con disabilità attraverso la costruzione di nuove strutture d’integrazione.

Potrebbero essere utili telecamere di sorveglianza o altre misure di sicurezza nelle cose costruite per vedere chi compie questo genere di atti nocivi per la società: è interesse comune per tutti i cittadini.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pubblicità
Fai clic per commentare

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Detto tra blog

Premio Scanderbeg (e alla memoria), buona idea riconoscere i meriti però…

Note a margine dell’evento promosso dalla Presidenza del Consiglio Comunale a Villa delle Favare

Pubblicato

il

Ho letto con piacere dell’esistenza del premio Scanderbeg, istituito dal Comune di Biancavilla e, nello specifico, dalla Presidenza del Consiglio Comunale. L’idea che le nostre istituzioni vogliano dare merito e riconoscimento a personalità che si siano distinte in ambiti professionali o di impegno civico, culturale, sociale o volontaristico mi sembra valida e da sostenere.

Ci sono, tuttavia, due osservazioni che spontaneamente nascono dalla lettura delle cronache dell’evento di premiazione, avvenuto a Villa delle Favare.

Scegliere di stilare un ampio ventaglio di premiati rischia, nel giro di qualche anno, di esaurire il numero di meritevoli a cui conferire il riconoscimento. O quantomeno si rischia di individuare personalità via via “minori” rispetto a quelli già chiamati sul palco. In altre parole: meglio scegliere, per ogni edizione, pochi ma farlo con criterio, evitando motivazioni troppo generiche.

Altro aspetto che è saltato alla mia attenzione è la categoria del “premio alla memoria”. Non è inusuale che certi riconoscimenti vengano dati post mortem. Di solito accade per scomparse premature o improvvise.

Nel caso della manifestazione del Comune di Biancavilla sembra, invece, che si tratti di una categoria fissa, da riproporre ogni anno. L’idea, in questo caso, non fa altro che certificare la disattenzione che in passato l’istituzione comunale ha avuto nei confronti dei biancavillesi meritevoli.

I premi si danno in vita, non dopo la morte! Sembra si voglia colmare l’indifferenza che sindaci e consiglieri hanno mostrato nel passato. Cosa vera, ma ormai è troppo tardi. Vogliamo dare un premio, dunque, alla memoria per Antonio Bruno e farci perdonare le malignità riservate prima e dopo la sua morte o l’oblio che ne è seguito per decenni? Guardiamo avanti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Continua a leggere
Pubblicità

DOSSIER MAFIA

I più letti