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Cultura

A Biancavilla Premio Scanderbeg 2023 assegnato al “nostro” Alfio Lanaia

Altri riconoscimenti a Placido Gioco, Domenica Alessandra, Pippo Ventura, Giuseppe Maglia e alla “Sturzo”

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Ai lettori di Biancavilla Oggi è noto per i suoi articoli della rubrica, apprezzata e seguitissima, “Biancavilla in dialetto”. Per la nostra casa editrice, “Nero su Bianco”, ha pubblicato due volumi tra i più venduti: “Di cu ti dìciunu?, Dizionario dei soprannomi a Biancavilla” e “La Sicilia dei cento dialetti”. Due volumi che hanno ricevuto il riconoscimento dell’Unione Nazionale Pro Loco d’Italia, nell’ambito del concorso “Salva la tua lingua locale”. In particolare, il primo segna l’inaugurazione della casa editrice fondata da Vittorio Fiorenza, che individuò Lanaia ed indicò lo studio dei soprannomi biancavillesi per l’avvio della produzione libraria.

Alfio Lanaia, biancavillese, è uno studioso di linguistica, tra i massimi esperti di dialettologia siciliana. Per il suo curriculum e i suoi scritti, gli è stato assegnato il Premio Scanderbeg 2023. Un premio voluto dalla Presidenza del Consiglio Comunale di Biancavilla e riservato ai biancavillesi che si sono distinti nel proprio ambito e dato onore alla città. È stato il presidente Luigi D’Asero a consegnare la targa a Lanaia.

Dottore di ricerca in Filologia moderna, Lanaia insegna Lingue e letterature classiche al Liceo europeo di Catania. Come professore a contratto, ha insegnato Glottologia, Etnolinguistica e Linguistica generale all’Università di Catania. Ha lavorato come redattore del “Vocabolario Siciliano”, fondato da G. Piccitto e diretto da G. Tropea e S. C. Trovato. Ha partecipato al Progetto “Atlante Linguistico della Sicilia”, fondato da Giovanni Ruffino.

Gli altri riconoscimenti

Oltre ad Alfio Lanaia, i riconoscimenti di questa terza edizione del premio Scanderbeg sono andati a Placido Gioco, Domenica Alessandra, Pippo Ventura, Giuseppe Maglia e all’orchestra della scuola media “Luigi Sturzo”. Premi alla memoria, poi, per l’attore Ciccino Sineri, Alfio Cantarella (storico batterista dell’Equipe 84) e Salvatore Margaglio, cantante lirico.

La cerimonia di consegna dei riconoscimenti, all’interno di uno spettacolo presentato da Ruggero Sardo, è avvenuta a Villa delle Favare. Arte, creatività e ingegno racchiusi nell’essenza della “Biancavillesità”: è la filosofia che ispira il Premio Scanderbeg, organizzato dal Comune di Biancavilla con il patrocinio dell’assessorato al Turismo della Regione Siciliana.

Intenso ed emozionante lo spazio dedicato al chitarrista napoletano Mauro Di Domenico, che ha presentato il suo libro “Quando incontri una leggenda” dedicato a Ennio Morricone.

«Nel giro di pochi anni – sottolinea l’assessore Martina Salvà – il Premio Scanderbeg si è assunto il compito di dare lustro alle eccellenze del territorio. È bello constatare che il “catalogo” della città di Biancavilla è davvero ricco di personalità che danno onore alla nostra comunità».

«Si allunga l’elenco dei biancavillesi di valore – spiega il sindaco Antonio Bonanno – che ieri e oggi contribuiscono a rendere grande il nome della città. Il nostro Premio Scanderbeg è la vetrina ideale».

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W San Placido: il santo del popolo che almeno per un giorno ci rende comunità

Il Patrono di Biancavilla: di fronte a tradizioni ridotte a farsa, l’unica certezza resta quella del 5 ottobre

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© Foto Biancavilla Oggi

In un tempo di storiografie deboli, di identità incerte, di farse battezzate a tradizioni, il biancavillese ha in sé una sola certezza: il 5 ottobre viene san Placido. E non se ne fa, se il programma civile (dopo quello delle funzioni) quest’anno si intesta con un generico e mostoso “Ottobre in festa” (bisognerebbe capire cosa abbia fatto derogare all’attesa e gioiosa “Festa di San Placido” l’ibrida locuzione dall’indifferente gusto oltralpino, considerando che gli eventi in programma iniziano a fine settembre e non vanno oltre la prima settimana del mese successivo).

Ma San Placido, si sa, è festa di città. La festa. Di questa città. Il Benedettino non è santo di giaculatorie, litanie e piagnistei. È quasi impossibile, infatti, trovare un concittadino che conosca due righe, due, di una qualche preghiera dedicata al Patrono. Non a caso l’omonima novella di Federico De Roberto, ambientata a Biancavilla, ha avvio nel palazzo comunale e non in chiesa (si veda il volume pubblicato da Nero su Bianco Edizioni). Infatti, a differenza degli altri protettori, il martire è il cuore collettivo della società che si rigenera: il solo che per esistere non ha bisogno di ancoraggi alla fondazione.

Una festa di tutti, nessuno escluso

Santo ghibellino e socialista, di popolo: mette tutti d’accordo. Nessuno si sente escluso dalla festa. Tra un pasto luculliano e un vestito nuovo, una luminaria e uno sparo, una bancarella e un cantante, una crispella e un pezzo di torrone, in un giro di giostra, ce n’è per tutti. Si capisce che il culto di Placido risulta funzionale a un certo clericalismo, mentre non si dà per scontato il contrario.

Duole, però, che le tradizionali mongolfiere siano sparite al seguito della corsa dei cavalli, e la fiera del bestiame non ritorna a prendere posto, seppure rivista, nel calendario: quanto sarebbe atteso per i più piccoli, ad apertura di festività, un evento di promozione all’adozione degli animali e di conoscenza delle specie protette del Parco dell’Etna, quando le politiche degli ultimi governi si muovono a favore di educazione e terapia con gli animali.

Il Santo “civile” lontano da ori e pompe

È figura identitaria pop quella di Placido. Rifugge da ori e da pompe. Accondiscende alle messe, ma resta il Santo civile. E mantiene carattere del divino nella più occidentale delle tradizioni: quella di avere vizi umanissimi, ricorrere a una padella per difendere la sua salsiccia, facendo nero l’omologo adranita, e si tiene caro il territorio dal quale non accenna ad allontanarsi, pena mollare una gran pedata ai limitrofi trafugatori. Quanti nonni raccontano, ancora, queste vicende ai nostri occhi incantati di pargoli di sempre.

Santo del mito, più che del rito. Nel mutamento demografico e nell’ibridismo culturale, la sua festa – cerniera tra le stagioni e spartiacque dell’agenda nostrana – si perpetua e ci fa comunità. Per un giorno. E dai vecchi barbanera della Penisola ai calendari rurali riemerge Biancavilla nel novero delle feste nazionali, per il suo San Placido. Lo stesso al quale era intestata la prima banca popolare di microcredito: “Cassa rurale San Placido”.

Ma oggi, per una decina di minuti, per noi, i botti non saranno quelli dei notiziari atroci, della gragnuola che si abbatte nel medio oriente e nell’est dell’Europa. La disperazione anche per quest’anno è rimandata. E sarà bello trovarci ancora a mezzogiorno, senza classi, senza titoli, senza miseria all’uscita festosa del monaco rubicondo, con l’istinto condiviso di afferrare un rettangolino di carta colorata e leggerci: “W San Placido”!

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