Biancavilla siamo noi
«Mio marito ausiliare all’ospedale e quegli abbracci trattenuti al nostro bambino»
Testimonianza “dietro le quinte” della familiare di un operatore in servizio al presidio “Maria Ss. Addolorata”




Mi sono ritrovata a scrivere queste quattro parole in seguito a tutti i post e i commenti che ho letto in questi giorni che riportano notizie in merito agli esiti dei tamponi effettuati sul personale sanitario dell’ospedale di Biancavilla.
Vi racconto la mia storia per far capire alla gente quello che si vive dietro “le quinte”… Mio marito lavora come ausiliare con una ditta esterna presso l’ospedale, abbiamo un bambino di 15 mesi che lo aspetta tutte le sere felice, pronto per abbracciarlo e prendersi tutte le coccole che gli sono mancate durante la sua assenza.
Ed io con il cuore spezzato devo tirarlo per dare la possibilità al suo papà di poter fare una doccia, certa che lui ha usato tutte le precauzioni di questo mondo nel mantenersi a distanza di sicurezza dai suoi colleghi e dai pazienti… Un bambino piccolo non ha cura di bere dal suo bicchiere o di mangiare da una forchetta che non sia la sua, noi abbiamo imparato a farci caso, abbiamo imparato a dare i bacini sulla fronte piuttosto che un bacio coi pizzicotti, e lo facciamo tutti in casa perché mio figlio non senta la differenza tra suo padre e sua madre.
Odio quando la gente dà degli incoscienti o lavativi a queste persone che vanno solo a fare il loro dovere. Non ci siete con le mani dentro e non avete diritto di parlare, non siete con noi la notte mentre fissiamo per ore il soffitto perché da giorni aspettiamo l’esito dei tamponi. E non siete con noi quando i nostri cari ogni giorno indossano quel camice e vanno a lavoro con la paura nel cuore e nonostante tutto ci fanno forza.
Una colpa non ce l’ha nessuno, risparmiate tante parole inadatte e piene di odio. Pregate e pregate affinché tutto passi e possiamo tornare tutti ad abbracciare i nostri figli senza pura. Tanti auguri di buona guarigione ai colleghi di mio marito che sono risultati positivi ai tamponi.
GIULIA ARICO’
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Biancavilla siamo noi
«Vi racconto un atto meschino e di ordinaria inciviltà che mi è capitato»
Un nostro lettore ci segnala un episodio accaduto in piazza Sgriccio, dopo il rientro da Catania




Sono un cittadino qualunque che vuole denunciare un fatto a me accaduto qualche sera fa, si tratta di una cosa da niente, però quello che fa indignare di più è il gesto e la pianificazione che probabilmente c’è alla base.
Mi trovavo a rientrare da Catania dopo aver trascorso una serata con amici e venendo da via della Montagna, mi accingevo a fare rifornimento in Piazza Sgriccio. Come quasi sempre, nei fine settimana davanti al chiosco situato sulla piazza, stazionano dei ragazzi; io mi immetto sulla destra per fare rifornimento e sento una botta nel retro della macchina. Inizialmente non avevo capito bene, infatti per sicurezza non mi sono fermato in quel rifornimento.
Qualche centinaio di metri dopo mi sono fermato per controllare ed ho trovato la sorpresa: mi avevano lanciato un uovo nella zona del serbatoio, rendendo praticamente impossibile aprire lo sportellino. E la cosa che fa indignare ancora di più è che molto probabilmente quel gruppo di ragazzi erano minorenni, perché c’erano diverse microcar parcheggiate.
Quei ragazzi si trovavano per caso ad avere delle uova? Li lanciavano casualmente alle macchine di passaggio? Oppure era una cosa ben pianificata per quelli che facevano rifornimento? Se fosse davvero così non ho parole, oltre al gesto, pianificare una cosa del genere è una cosa a dir poco meschina.
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