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L’omaggio di Bonanno a Peppino Pace, il sindaco comunista amato da tutti

A 25 anni dalla morte, svelata targa commemorativa che dà nuova intitolazione al piazzale della stazione

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© Foto Biancavilla Oggi

di VITTORIO FIORENZA

«Se il sindaco Antonio Bonanno lo ritiene opportuno, promuova una cerimonia. Un dovuto ricordo, così come è successo con altre personalità del passato politico».

L’appello, attraverso un’intervista a Biancavilla Oggi (la si può rileggere QUI), lo aveva lanciato il nipote Placido Tirenni. Ed oggi, il ricordo di Peppino Pace, il sindaco comunista più amato dai biancavillesi, stimato per il suo senso dell’onestà, della sobrietà e delle istituzioni. Ricordo voluto dal Comune con un momento commemorativo.

Nel piazzale della Stazione, a lui dedicato, è stata svelata la targa che riporta il suo nome e i suoi tre mandati di primo cittadino, nel periodo compreso tra gli anni ’50 e ’70. È stato il sindaco Antonio Bonanno, con gli assessori Nino Finocchiaro e Francesco Privitera, a rendere omaggio all’indimenticato “compagno Peppino”. È stato lui a deporre un mazzo di rose, in occasione del venticinquesimo anniversario della morte. Presenti le sorelle Pace: Lucia, Angela e Nilla, assieme ai nipoti.

Omaggio da “destra” al “comunista”

Un paradosso tutto biancavillese che a rendere omaggio a Peppino Pace con una cerimonia pubblica, per la prima volta, sia stato Antonio Bonanno. È stato cioè un sindaco di destra, esponente di Fratelli d’Italia. E non il suo predecessore nel corso dei 10 anni del suo mandato.

«Mi consenta l’ironia: meglio che lo faccia un sindaco “di destra”, che un sindaco di “finta sinistra”», aveva sentenziato sprezzante Placido Tirenni nella nostra intervista (intitolata “L’affronto al sindaco comunista, il nipote: «Sfregio a Peppino Pace»“).

Tirenni non aveva tutti i torti. Lo spiazzale, infatti, è stato dedicato nel 2015 a Peppino Pace con una determina sindacale firmata da Giuseppe Glorioso, nell’ambito di analoghe intitolazioni per personalità politiche locali. Atto di cui nessuno, nemmeno i familiari, è stato però a conoscenza. Mai un comunicato né una cerimonia.

Poi, l’apposizione solitaria di una targa (peraltro errata) due giorni prima delle ultime elezioni Amministrative!!! Un’offesa, un affronto, uno sfregio: così è stato percepito dai parenti di Peppino Pace. Da qui, l’appello di Placido Tirenni al sindaco Bonanno per rimediare al torto verso la memoria dello zio.

«Avevo fatto quell’appello attraverso Biancavilla Oggi perché ritenevo non meritato il trattamento riservato a mio zio, è stato accolto all’istante dal sindaco Bonanno e si è pensato –dice Tirenni– di rendere il giusto omaggio a Peppino Pace in questa occasione dei 25 anni della sua morte.

Una cerimonia che mostra l’affetto per una persona che ha fatto il sindaco per tre mandati e si è speso per la comunità».

Bonanno: «Doveroso ricordo»

«Io ho ritenuto doveroso –sottolinea Antonio Bonanno– dedicare questo momento al sindaco Pace. Si vuole dare così vera attuazione all’intitolazione di questo piazza per trasferire alle nuove generazione la memoria e gli insegnamenti lasciatici. Penso all’intervista di Biancavilla Oggi con il nipote che rivendicava il giusto ricordo, cosa che abbiamo accolto volentieri».

Fuori dalle dichiarazioni di circostanza, tra la folla (con personalità provenienti anche da esperienze centriste e democratico-cristiane) non è affatto passata inosservata l’ingombrante, quanto imbarazzante, assenza della “sinistra” biancavillese: nessun rappresentante del Pd, né il capogruppo consiliare né il segretario né il presidente. Nessuno di quell’orbita.

Dettaglio che merita approfondite riflessioni sulla sinistra locale, i ruoli politici, i doveri istituzionali e soprattutto i rapporti con la memoria storica, la propria memoria (ammesso che venga sentita tale). Un’offesa reiterata, insomma. Un torto che il “compagno Peppino” non merita.

Il tributo di compagni ed avversari

Ad intervenire con l’autorevolezza dell’età e della sua storia politica è stato Alfio Grasso, anche lui ex sindaco comunista e vicesindaco nella prima Giunta Manna: «È giusto –ha detto– ricordare Peppino Pace, che è stato un uomo onesto, leale e disponibile al dialogo».

Daniele Petralia, giovane rappresentante della Camera del lavoro di Biancavilla, ha rievocato l’epoca delle lotte contadine e il ruolo di Pace, in un’occasione, a placare gli animi per evitare pericolosi tumulti.

Pure Salvuccio Furnari, ex amministratore di matrice cattolica, ha rimarcato il dovere della memoria. E lui, bambino, affacciato dal balcone di casa sua, attigua al palazzo comunale, ha ricordato un comizio tenuto da Palmiro Togliatti proprio al municipio, ai tempi della sindacatura Pace del 1956.  

Sindaco con talento artistico

Ma Peppino Pace, oltre che politico comunista ed amministratore, va anche ricordato per il suo talento artistico. Di mestiere faceva il decoratore, ma era pure un artista capace. Alfio Pappalardo è uno dei nipoti che da lui ha ereditato questa inclinazione ed oggi è docente di materie artistiche.

«Peppino Pace era un pittore decoratore, dipingeva soffitti di abitazioni e ed edifici pubblici con la tecnica dell’assecco, cioè su un intonaco già asciutto. Lui –ci racconta il prof. Pappalardo – si è formato come allievo del prof. Filippo Conti. La “sua” scuola è stata quella bottega. Faceva anche pittura ad olio. Sulle tele raffigurava spesso la sua Sicilia, la luce che la nostra terra emana e gli elementi della nostra identità. Peppino Pace era poliedrico, nonostante la sua umiltà e l’assenza di studi, amava la cultura in senso lato, interessandosi dalla musica classica alla mineralogia o all’archeologia».

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Il sindaco Bonanno ricorda il 25 Aprile, ma dimentica la parola “fascismo”

Il presidente del Pd, Alfio Distefano: «Così si rischia di snaturare il significato di questa ricorrenza»

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Un momento della commemorazione dello scorso anno

«Nella Giornata del 25 Aprile, Festa della Liberazione, i valori democratici vanno affermati con nettezza e nel fare ciò bisogna esprime l’avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari che restringono la libertà. La celebrazione della nostra ritrovata libertà deve aiutarci a comprendere e rafforzare il ruolo dell’Italia nel mondo come imprescindibile baluardo di democrazia. Viva la libertà, Viva la democrazia, Viva l’Italia».

Con queste parole, il sindaco di Biancavilla, Antonio Bonanno, ha ricordato la ricorrenza della Liberazione. Ma, come accaduto anche in anni precedenti, non ha pronunciato la parola “fascismo”. C’è il riferimento ad una generica «avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari», ma senza citare il dato storico della caduta della dittatura di Mussolini e della cacciata dei nazisti di Hitler. Dettaglio che non è passato inosservato. Un atteggiamento peraltro in linea con quello della presidente Giorgia Meloni e della sua maggioranza. Ma si può celebrare la Liberazione, omettendo di ricordare l’occupazione nazifascista?

L’intervento di Alfio Distefano

Così, a margine del 25 aprile, è il presidente del Partito democratico di Biancavilla, Alfio Distefano, ad affidare ad una nota stampa la sua riflessione.

«Le parole – scrive Distefano – rischiano di snaturare il profondo significato di questa ricorrenza, strumentalizzandola in modo inaccettabile. Il 25 aprile non è, come affermato dal sindaco e da parte della sua giunta, una semplice giornata commemorativa dei caduti di tutte le guerre o una celebrazione generica contro i regimi totalitari. Si tratta, piuttosto, di una data ben precisa che segna un momento fondamentale nella storia del nostro Paese: la liberazione dal regime nazifascista, avvenuta nel 1945 grazie al sacrificio dei partigiani e all’impegno congiunto di tutte le forze antifasciste. È un giorno in cui dovremmo riflettere sul coraggio e la determinazione dei partigiani italiani che, con grande sacrificio e rischio personale, lottarono per l’ideale di libertà e democrazia».

Distefano sottolinea ancora che «celebrare il 25 aprile significa non solo onorare la memoria di chi ha combattuto e dato la vita per la libertà, ma anche riaffermare con forza i valori antifascisti che sono alla base della Repubblica Italiana. Valori che, come recita la nostra Costituzione, ripudiano la guerra e la violenza e pongono al centro la tutela dei diritti umani e la democrazia».

«Distorsione della memoria storica»

«Ritengo inaccettabile – specifica il presidente del Pd – che i rappresentanti delle istituzioni, come Sindaco e Giunta comunale, possano mettere in discussione il significato profondo del 25 aprile, alimentando una pericolosa distorsione della memoria storica, dove tale strumentalizzazione rischia di offendere la memoria di chi ha combattuto e di minare i valori stessi su cui si fonda la nostra democrazia».

Da qui, dunque, la richiesta di Distefano rivolta agli amministratori comunali ad «impegnarsi a promuovere una corretta e consapevole celebrazione del 25 aprile, commemorare questa giornata con il rispetto che merita e che sia occasione di riflessione e di riaffermazione dei valori antifascisti che uniscono l’Italia».

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