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Ripensare gli spazi urbani, il Comune lanci un bando di idee per una nuova Biancavilla

Abbiamo una gravosa eredità di amministratori e lobby del passato, ma è così difficile ridisegnare l’assetto della città?

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Uno dei dibattiti più fertili innescati dalla pandemia, su cui credo convenga interrogarsi anche a livello locale, è quello urbanistico. Da più parti si suggerisce di minimizzare gli spostamenti, decongestionare gli spazi, ridurre gli sfruttamenti delle risorse naturali. Che risposte può dare una piccola comunità come la nostra di fronte a tematiche di portata così globale? Partiamo dallo stato delle cose.

La Biancavilla risorta dal dopoguerra, la Biancavilla del “boom economico”, ha la faccia grigia e anonima del cemento, la faccia violenta dell’edilizia incontrollata. Come in molti altri centri, gli spazi urbani e i luoghi delle nostre tradizioni sono stati spesso sovvertiti da un’urbanistica senza progetto e senza idee, non più finalizzata all’incontro della comunità, quanto al mero godimento del privato, all’esercizio delle proprie individualità.

Questo modello, del resto, ben si adeguava al contemporaneo riadattamento del lavoro. In quegli stessi anni si assisteva infatti al declino tanto dell’agricoltura (le arance siciliane subivano allora il sorpasso di quelle spagnole, nordafricane o libanesi) quanto del piccolo artigianato. Si vedeva l’imporsi dei supermercati e infine dei grandi centri commerciali, i mall americani, nuove “cattedrali” catalizzatrici di sacro e profano. La provincia di Catania conta un vergognoso primato, cioè quello di essere una delle aree a più alta densità di centri commerciali di tutta Italia, luoghi di impoverimento sia spirituale che economico (ci siamo mai chiesti dove vanno a finire i soldi che vi buttiamo dentro?). Tutto attorno, si stendono spazi incolti e degradati: una delle campagne più fertili del pianeta è spesso lasciata all’incuria o alle prepotenze di mafie rurali.

Bene, questa Biancavilla pesa come un capo d’accusa contro le generazioni che l’hanno prodotta: amministrazioni fragili, lobby mafiose, singoli rapaci.

Alla luce di tutto questo, il ripensamento urbano e sociale innescato dalla pandemia diventa per noi un doveroso impegno politico. Ripartire dagli spazi significa ridare valore alla città e a chi la abita, rimettendola al centro del lavoro e della socialità. È ora il momento giusto per elargire sussidi ai giovani (o ai nuclei familiari) che vogliano puntare su piccole aziende o artigianato locale. È ora il momento di credere nel ruolo delle cooperative, che hanno fatto e fanno la forza di ricche regioni come il Trentino o l’Emilia. È adesso che dobbiamo rimboccarci le maniche per ridare centralità al quartiere, una volta vero centro nevralgico della comunità e adesso puro agglomerato di “dormitori”. Infine, è ora che bisogna reinvestire negli spazi comuni e nella loro cura.

A questo proposito, un primo gesto da parte dell’Amministrazione comunale potrebbe essere quello di recuperare quella potenziale “arteria verde” che era la vecchia linea ferroviaria, oggi convertita a discarica a cielo aperto. È quasi ovvio immaginarla come un parco lineare con ciclabile, su cui far facilmente convergere attività economiche. Per quanto da anni se ne parli, resta lì inchiodata come molti altri luoghi di possibile crescita.

La mia proposta, che lancio alla Giunta Bonanno, è quella di indire un bando di idee per architetti/urbanisti (giovani e volenterosi ce ne sono a centinaia e accorrerebbero da tutta Italia) e lanciare un cantiere che punti a realizzare l’opera in tempi umani. È così difficile? Me lo chiedo, ma forse conviene chiederlo a chi siede in Consiglio Comunale: è così difficile?

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2 Comments

2 Comments

  1. Alfio Pelleriti

    2 Giugno 2020 at 16:33

    Se fossi assessore o consigliere comunale a questa tua sensata proposta avvertirei subito il dovere di rispondere, se non con un “Grazie, proverò a fare mio il consiglio!” almeno con un “Sì, però, non è così semplice, ma tenteremo!” Non penso che qualcuno ti risponderà, Riccardo, perchè i politici nostrani, anche quelli alla prima esperienza, hanno di se stessi grande stima, avvertono di dover compiere una missione salvifica per la comunità e non vogliono chiedere niente a nessuno. Hanno già tutto in testa. E men che meno accetterebbero consigli da qualcuno che non fa parte dell’entourage del Palazzo. Penso che la tua proposta risponda all’esigenza di elevare la qualità della vita del nostro territorio. Ma questa materia purtroppo non è considerata “roba seria” dai nostri amministratori, da decenni ormai. Basta gettare lo sguardo sui marciapiedi del centro e delle periferie, sempre occupate da auto in sosta, segno di degrado e di inciviltà; basta osservare quel che succede, soprattutto in estate, al centro e in periferia dove sciamano orde di giovinastri schiamazzanti e scooter e auto che si sfidano in corse improvvisate.

    • Riccardo

      3 Giugno 2020 at 13:42

      Grazie per le tue parole Alfio, che descrivono in maniera impietosa uno spaccato di degrado in cui molti faticano a non riconoscersi e a cui molti altri sembrano essersi ormai assuefatti.
      Ed ancora più amaro il riferimento al silenzio delle amministrazioni. Fossi nei panni del sindaco, mi vergognerei a mantenere il silenzio di fronte a un dibattito così importante e che sembra allargarsi all'”opinione pubblica” (se esiste).
      Ma io non mi sento di criticarlo più di tanto. Abbiamo ciò che meritiamo. In fondo siamo noi cittadini a non fargli capire l’importanza del decoro, siamo noi i primi a non renderci conto che il decoro non è mero culto dell’estetica ma potenziale volano di crescita, oltre che difesa della qualità di vita (da noi sotto i tacchi).
      Credo quindi che la domanda “è così difficile?” vada posta alla gente, per strada, sui social. Siamo noi i primi che dobbiamo alzare la testa ed orientare queste amministrazioni fiacche ed indolenti.

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Distacchi elettrici e bassa tensione, disagi continui (anche senza temporali)

Biancavilla all’anno zero per infrastrutture: cabine e rete inadeguate provocano ripetuti disservizi

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© Foto Biancavilla Oggi

Partiamo da un fatto: non c’è né un uragano né un cataclisma. Nemmeno un temporale. Non si capisce, dunque, per quale motivo, anche quando splende il Sole, debbano esserci distacchi di energia elettrica o “sfarfallii” da bassa tensione. Con la conseguenza che elettrodomestici e apparecchiature attaccate alla rete elettrica vadano continuamente in tilt. Capita spesso. poi. che in coincidenza di black out, i tempi di ripristino del disservizio debbano misurarsi in ore.

È quello che accade in continuazione a Biancavilla, Bastano banali acquazzoni, a volte senza nessuna goccia piovana, e l’erogazione elettrica viene a mancare. Non è concepibile una cosa del genere. Che un guasto possa capitare, fa parte delle statistiche. Che questo determini disservizi, ci sta. Ciò che non può essere tollerato è l’inefficienza nel ripristino del servizio con tempi lunghi o i ripetuti sbalzi di tensione.

Tutto questo evidenzia – ecco il punto cruciale – infrastrutture obsolete e carenza di personale adeguato alle esigenze di una società che dipende ormai dall’elettricità e dalle reti di comunicazioni. Invece, quasi sempre in coincidenza di una mancanza di elettricità si associa pure il tilt del segnale telefonico, sia VoIP che mobile. È evidente che il sistema sia altamente fragile e vulnerabile.

Basta dare uno sguardo verso l’alto per accorgersi che certi cavi elettrici presenti a Biancavilla risalgono a 50 anni fa. Mancano veri investimenti nel nostro territorio e mi chiedo se, dalla valanga di risorse del Pnrr, vi siano progetti e interventi in questa direzione. Anziché promuovere battaglie contro i mulini a vento (leggasi, per esempio, antenne 5G), la politica pretenda e si impegni in una radicale modernizzazione infrastrutturale del nostro territorio. Il sindaco Antonio Bonanno alzi la voce nei confronti di Enel Distribuzione. Un’intera comunità non può subire in continuazione dopo qualche lampo e ad ogni tuono o, peggio ancora, con il cielo limpido e il Sole splendente.

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I carri “riciclati” e l’inutile classifica: appunti sul Carnevale di Biancavilla

Un evento di successo, ma ci sono aspetti da correggere: il montepremi si divida in parti uguali

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Il Carnevale di Biancavilla è un evento riuscito. Un successo consolidato. Va dato atto all’attuale amministrazione comunale che ha resuscitato e salvato un’occasione capace di animare un’intera comunità. Protagonisti indiscussi sono i carristi, che – al di là delle qualità artigianali – offrono aggregazione e socialità. A loro va dato il merito principale. Sono loro il vero motore.

Detto questo, a margine di un Carnevale 2025 ormai archiviato, accogliamo la sollecitazione di tanti biancavillesi ad evidenziare una serie di osservazioni critiche, che qui di seguito sintetizziamo, con l’intento di correggere e migliorare l’organizzazione di una manifestazione particolarmente amata e attesa.

Carri comprati e “riciclati”

Non tutti lo sanno, ma i carri di Biancavilla non sono sempre realizzati di sana pianta. È prassi comprarli da altri paesi (sì, c’è un vero e proprio mercato) e “riciclarli”. Si acquistano per intero o solo alcune parti. Insomma, si assemblano dei pezzi, magari riverniciandoli o sottoponendoli ad un ritocco di colori. Altri utilizzano delle basi già pronte. Non essendoci un regolamento che ne impedisca la partecipazione, non è vietato. Ne consegue, quindi, che a Biancavilla (a parte alcune eccezioni) non ci sono artigiani di “carri allegorici” ma assemblatori. È uno scandalo? No, però tutto questo ha delle implicazioni pratiche e logiche.

Classifica e giuria da abolire

Che senso ha, dunque, un concorso che preveda una classifica e una giuria che, per stilarla, debba fare delle valutazioni. Per inciso: i giurati dovrebbero avere competenze, esperienze, titoli e curriculum per emettere un verdetto, credibile e imparziale. Li posseggono? Chiusa parentesi.

Dicevamo della classifica. A parte gli “ex aequo” dal sapore democristiano, di fronte a carri assemblati, parzialmente raffazzonati o creati di sana pianta a Biancavilla, come ci si comporta? Come si fa a giudicare “originale” un carro che in realtà negli anni precedenti è già apparso ad Acireale o a Sciacca? E come è possibile che un manufatto effettivamente originale non venga apprezzato, valorizzato e premiato come tale?

Montepremi in parti uguali

Il problema è facilmente risolvibile: si abolisca la classifica, si evitino i giurati e si preveda un budget complessivo, dividendolo in parti uguali a tutti i carristi. Anzi, diciamo di più: il montepremi venga raddoppiato o si porti a 100mila euro. Sarebbe un formidabile incentivo a realizzare (o assemblare, poco importa a quel punto) carri di maggiore qualità e con più spettacolari effetti speciali.

La politica stia alla larga

Un’ultima osservazione: si faccia un regolamento chiaro. E magari si specifichi un elemento di buon senso che evidentemente, a Biancavilla, è necessario codificare. La politica stia alla larga dai carri. Vedere politici indaffarati attivamente nella partecipazione ai vari gruppi di carristi è cosa inopportuna (per usare un eufemismo), visto che i gruppi beneficiano poi di soldi comunali. L’etica pubblica è materia seria: non può svanire come un pugno di coriandoli in faccia. Il sindaco Antonio Bonanno e il suo staff organizzativo appuntino tutte queste osservazioni: ne facciano tesoro per il prossimo anno.

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