Cultura
“Di cu ti dìciunu?”, premio nazionale Pro Loco per il libro di Alfio Lanaia

Prestigioso riconoscimento nazionale per la pubblicazione d’esordio di “Nero su Bianco”, la casa editrice fondata da Vittorio Fiorenza che edita pure Biancavilla Oggi. Il saggio del prof. Alfio Lanaia, “Di cu ti dìciunu? Dizionario dei soprannomi a Biancavilla”, uscito un anno fa e che continua a registrare un grande successo di pubblico con acquisti da ogni parte del mondo, ha vinto il primo premio, per il settore etnolinguistica, della sesta edizione del concorso “Salva la tua lingua locale”, indetto dall’Unione Nazionale Pro Loco d’Italia.
L’autore verrà premiato, venerdì 14 dicembre, nel corso di una cerimonia nella sala della Protomoteca del Campidoglio, a Roma. La presentazione è affidata a Massimo Giletti.
L’opera di Lanaia, tra centinaia provenienti da ogni regione d’Italia, è stata valutata con entusiasmo dalla giuria, che ha riconosciuto l’alto valore scientifico e culturale. La ricerca registra circa 1200 soprannomi biancavillesi (personali e di casato). Per ognuno, quando possibile, vengono indicati significato e ipotesi sull’origine. Ne viene fuori uno studio di antroponimia svolto con rigore accademico, capace di costituire pure un contributo – notevole ed originale – al recupero della memoria storica popolare e dell’identità culturale di Biancavilla.
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«È motivo di grande orgoglio –dice Vittorio Fiorenza– per noi e per i biancavillesi amanti delle tradizioni e della memoria storica locale. L’avvio delle attività editoriali di “Nero su Bianco” è di appena un anno fa ed avere ricevuto un riconoscimento nazionale così importante dimostra il valore dell’opera del prof. Alfio Lanaia, che ringrazio ancora una volta per la disponibilità appena gli chiesi di realizzarla. Ma dimostra anche la solidità del nostro progetto editoriale che nasce a Biancavilla per dare alla nostra città un contributo concreto finalizzato alla crescita culturale ed arginare certa mediocrità. Andiamo avanti su questa strada. Oltre al libro di Lanaia –ricorda Fiorenza– in 12 mesi abbiamo pubblicato altri tre libri di altrettanto valore scientifico e culturale e altre due pubblicazioni sono in lavorazione per essere presentate nelle prossime settimane».

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Cultura
Intellettuale e uomo di cultura: ricordo nostalgico del preside Vincenzo Pistorio
Una sua lezione apriva un mondo affascinante, fu lui a riunirci dopo quanto accaduto ad Aldo Moro

«Al Preside Prof. Vincenzo Pistorio per avere diretto con dedizione e passione in questa sede storico il Liceo “G. Verga” per 21 anni dal 1963 al 1984». Con queste parole, sovrascritte in una targa, si è voluto ricordare e omaggiare un biancavillese che ha dedicato la propria vita alla scuola. Una cerimonia semplice, ad Adrano, cui hanno preso parte il figlio Alberto con l’assessore del Comune di Adrano, Salvo Italia, e alcuni ex alunni: Massimo Cultraro, Eugenio Calì, Loredana Lorena, Sandra Galizia. Pubblichiamo qui di seguito un ricordo personale del nosro collaboratore, Alfio Lanaia, anche lui parte di quella generazione di studenti formatasi nel liceo guidato dal prof. Pistorio.
Con la targa dedicata quest’oggi al Preside Vincenzo Pistorio si sana un debito di riconoscenza verso un uomo che per quasi quattro decenni ha rappresentato una parte significativa della cultura di Adrano e Biancavilla. È stato, infatti, prima insegnante e poi preside di quel Liceo classico da sempre fucina di classi dirigenti e intellettuali, non solo locali. Chi è stato insegnante nel «suo» liceo ha conosciuto le sue doti di dirigente, di organizzatore scolastico, di studioso del mondo classico. Lo ha visto presiedere consigli di classe e collegi dei docenti, ha letto i suoi lavori, dedicati a Euripide, a Virgilio, alla didattica del latino. Chi è stato studente del Classico lo ricorda sotto un’altra veste, più umana, più vicina.
Appartenendo a quest’ultima categoria, sollecitato da Biancavilla Oggi, traggo dalla memoria qualche ricordo, qualche aneddoto che ne metta in luce le qualità professionali e umane. I miei ricordi appartengono alla seconda metà degli anni Settanta del secolo scorso. Anni cruciali che hanno visto la riforma degli organi collegiali, con i decreti delegati del 1974, e dunque la partecipazione dei rappresentanti dei genitori e degli studenti alla vita della scuola.
Anni che hanno visto anche, per certi aspetti, la fine di tante illusioni, con il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro, nel 1978. Lo scrivo perché in quella triste occasione fu il preside, insieme ai professori, a convocare l’assemblea degli studenti, a informarci e a farci discutere e prendere coscienza di quello che era accaduto.
Quando i presidi non erano dirigenti
I presidi non erano ancora dirigenti scolastici, e questo significava più attenzione alla didattica, alla formazione, alle conoscenze degli studenti. In altre parole, il preside era ancora un organizzatore di cultura, in quanto lui stesso intellettuale, e non solo un esperto di diritto amministrativo.
Non posso dimenticare quelle volte in cui, quando mancava l’insegnante curriculare, entrava in classe il preside Pistorio a fare la supplenza. Dopo qualche comprensibile apprensione da parte nostra, subito riconoscevi lo studioso che traduceva in versi le Bucoliche di Virgilio, che ti sorprendeva parlando mezz’ora su una sola parola e ti apriva un mondo, che ti affascinava con una lezione sulla Divina Commedia.
Scampagnate, gite e pranzi luculliani
Ovviamente, c’era anche l’aspetto umano, quotidiano, quello che lo rendeva più vicino ai ragazzi. In questo campo gli aneddoti sono infiniti. Le scampagnate, i gemellaggi e i pranzi luculliani vedevano la partecipazione della mia classe cui non mancavano mai il preside e i professori.
Già, perché il preside Pistorio era un buongustaio, un fine intenditore de re coquinaria, amante della buona tavola e delle conversazioni. E noi, che sapevano di questa sua «debolezza», facevamo il mestiere di studenti. Ne approfittavamo, organizzando spesso di questi incontri conviviali. Lo facevamo sotto lo sguardo bonario del Preside Pistorio. Per lui, le scampagnate o le gite scolastiche, che si alternavano tra Chianciano e Rimini, erano momenti di crescita umana oltre che culturale.
In questa occasione, scoperta la targa che lo commemora, non posso allora non pensare con nostalgia al Preside Pistorio e a quello che ha rappresentato per la mia generazione. Penso all’uomo di scuola e di cultura che ha incarnato, insieme al corpo docente di quel periodo (Saro Franco, Pietro Biondi, don Leone Calambrogio, Concetta Distefano Gulino, Carmelo Fichera, Placido e Vincenzo Portale ecc.), un modello di scuola seria, a volte difficile, ma sempre a misura d’uomo.

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