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Soldi buttati, scandalo delle “casette”: piazza Don Bosco ora torna ai cittadini

L’area mercatale costata 200mila euro mai utilizzata, Bonanno: «Ci sono precise responsabilità politiche»

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© Foto Biancavilla Oggi

Sono l’emblema dello sperpero di denaro pubblico e dell’incompetenza amministrativa. L’esempio perfetto del vuoto di idee e dell’assenza di visione di sviluppo. Un’offesa alla città, alla quale nessuno ha chiesto mai scusa. E nessuno ha riconosciuto a sé la responsabilità (forse perché fin troppo chiara) di un così macroscopico fallimento.

Le “casette” sistemate in piazza Don Bosco –chiusa e inutilmente sottratta alla comunità– sono costate circa 200mila euro. Soldi “europei” letteralmente buttati via. Le strutture in legno e l’intera area, realizzate attraverso il Gal Etna, dovevano servire, tramite la gestione comunale, alla promozione dei prodotti agricoli locali e dell’artigianato rurale. Ma nessuna iniziativa è stata attuata. Nemmeno il regolamento comunale e il bando pubblico, necessari per selezionare gli espositori, sono stati mai approntati.

Un flop politico e amministrativo che per anni, dopo gli articoli di denuncia giornalistica “inaugurati” da Biancavilla Oggi nel 2014 (qui troverete una parziale rassegna), è stato un cavallo di battaglia della passata opposizione. Ora che quel gruppo ha il ruolo del governo cittadino, ha deciso di eliminare le 22 “casette” rimaste e ormai inutilizzabili allo scopo iniziale (altre sono state distrutte o incendiate in continue incursioni vandaliche).

La scelta della Giunta Bonanno è di liberare piazza Don Bosco da queste strutture in legno e risistemare l’intera area per riconsegnarla ai cittadini.   

Ma chi risponde di questo sperpero?

Il danno alla città certamente non può essere cancellato. Oltre ai 200mila euro sperperati (erogati con il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale), nella lista dei soldi buttati vanno aggiunti anche quelli prelevati dalle casse del Comune (ente appaltante) per la videosorveglianza e la recinsione (con robusti cancelli) di un’area mercatale mai inaugurata. Ma chi paga per tutto questo? Ne risponderà mai qualcuno? Interrogativi retorici.

«C’è certamente una precisa responsabilità politica», dice a Biancavilla Oggi, il sindaco Antonio Bonanno, senza nominare direttamente il suo predecessore Giuseppe Glorioso (all’epoca dei “fatti” con il duplice ruolo di primo cittadino e presidente del Cda del Gal Etna).

«Quando ci siamo insediati –prosegue Bonanno– queste “casette” non erano più fruibili allo scopo. Essendo noi con le spalle al muro e vedendo che tutto era irrecuperabile, ci siamo prefissati l’obiettivo di ripristinare il luogo. Luogo che ha subito il doppio danno del cattivo investimento e della riduzione della piazza in condizioni di degrado e di pericolo anche per i bambini (come più volte denunciato dalle testate giornalistiche)».

Una bruttura da cancellare

Resta il rammarico per il disinteresse mostrato in diversi anni, nonostante gli articoli di stampa e le proteste politiche in Consiglio Comunale (la più colorita, nel luglio 2016, quando i consiglieri Ada Vasta, Vincenzo Amato e Mario Amato indossarono una maglietta con una scritta provocatoria in aula).    

«L’investimento c’è stato, il collaudo pure. È mancato l’utilizzo dell’opera realizzata», sintetizza Bonanno. Perché? Il primo cittadino tenta di trovare e darsi una spiegazione razionale: «Non è partito il mercato in rete con altri comuni, non si è redatto il regolamento comunale. E poi, secondo me, è stata una scelta errata indicare piazza Don Bosco per tale scopo».

Adesso si tenta di cancellare questa bruttura nel cuore del centro urbano biancavillese. Si pensa a realizzare un parco giochi (con attenzione anche ai bambini disabili), a rinvigorire il verde pubblico, a sistemare l’asfalto anche con giochi di colore. Il sopralluogo è stato effettuato dal sindaco con i suoi assessori, presente pure il presidente del Consiglio Comunale, Marco Cantarella. Lo smontaggio delle costruzioni in legno proseguirà per tutto il mese. Quelle inutilizzabili saranno smaltite, le altre troveranno una diversa collocazione.

«Alcune di esse – spiega l’assessore al Verde pubblico, Vincenzo Amato – saranno utilizzate in aree della città. Un paio le lasceremo in piazza San Giovanni Bosco affinché siano usate dai cittadini, una volta che la riqualificazione dell’area sarà completata». 

«Quando saranno rimosse tutte le “casette” – conclude il sindaco Bonanno – provvederemo a ridare centralità a tutta la zona, asfaltando e mettendo a lucido le panchine. Piazza Don Bosco tornerà ad essere fruibile dai cittadini biancavillesi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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1 Commento

1 Commento

  1. Beppe

    3 Febbraio 2021 at 21:45

    Toto de Curtis diceva:… E io pago!! Qurll’io è rappresentato dai cittadini. Soldi pubblici sperperati. Se il signor Sindaco permette, oltre alla responsabilità politica ci vedo a che una precisa repaondabilota penale. Ma la Magistratura che fa?? Dorme?? La mala politica è come la mala erba, va estirpata. E intanto i cittadini votano…. Sempre i soliti. Si vede che ha no un ritorno

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Politica

Il sindaco Bonanno ricorda il 25 Aprile, ma dimentica la parola “fascismo”

Il presidente del Pd, Alfio Distefano: «Così si rischia di snaturare il significato di questa ricorrenza»

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Un momento della commemorazione dello scorso anno

«Nella Giornata del 25 Aprile, Festa della Liberazione, i valori democratici vanno affermati con nettezza e nel fare ciò bisogna esprime l’avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari che restringono la libertà. La celebrazione della nostra ritrovata libertà deve aiutarci a comprendere e rafforzare il ruolo dell’Italia nel mondo come imprescindibile baluardo di democrazia. Viva la libertà, Viva la democrazia, Viva l’Italia».

Con queste parole, il sindaco di Biancavilla, Antonio Bonanno, ha ricordato la ricorrenza della Liberazione. Ma, come accaduto anche in anni precedenti, non ha pronunciato la parola “fascismo”. C’è il riferimento ad una generica «avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari», ma senza citare il dato storico della caduta della dittatura di Mussolini e della cacciata dei nazisti di Hitler. Dettaglio che non è passato inosservato. Un atteggiamento peraltro in linea con quello della presidente Giorgia Meloni e della sua maggioranza. Ma si può celebrare la Liberazione, omettendo di ricordare l’occupazione nazifascista?

L’intervento di Alfio Distefano

Così, a margine del 25 aprile, è il presidente del Partito democratico di Biancavilla, Alfio Distefano, ad affidare ad una nota stampa la sua riflessione.

«Le parole – scrive Distefano – rischiano di snaturare il profondo significato di questa ricorrenza, strumentalizzandola in modo inaccettabile. Il 25 aprile non è, come affermato dal sindaco e da parte della sua giunta, una semplice giornata commemorativa dei caduti di tutte le guerre o una celebrazione generica contro i regimi totalitari. Si tratta, piuttosto, di una data ben precisa che segna un momento fondamentale nella storia del nostro Paese: la liberazione dal regime nazifascista, avvenuta nel 1945 grazie al sacrificio dei partigiani e all’impegno congiunto di tutte le forze antifasciste. È un giorno in cui dovremmo riflettere sul coraggio e la determinazione dei partigiani italiani che, con grande sacrificio e rischio personale, lottarono per l’ideale di libertà e democrazia».

Distefano sottolinea ancora che «celebrare il 25 aprile significa non solo onorare la memoria di chi ha combattuto e dato la vita per la libertà, ma anche riaffermare con forza i valori antifascisti che sono alla base della Repubblica Italiana. Valori che, come recita la nostra Costituzione, ripudiano la guerra e la violenza e pongono al centro la tutela dei diritti umani e la democrazia».

«Distorsione della memoria storica»

«Ritengo inaccettabile – specifica il presidente del Pd – che i rappresentanti delle istituzioni, come Sindaco e Giunta comunale, possano mettere in discussione il significato profondo del 25 aprile, alimentando una pericolosa distorsione della memoria storica, dove tale strumentalizzazione rischia di offendere la memoria di chi ha combattuto e di minare i valori stessi su cui si fonda la nostra democrazia».

Da qui, dunque, la richiesta di Distefano rivolta agli amministratori comunali ad «impegnarsi a promuovere una corretta e consapevole celebrazione del 25 aprile, commemorare questa giornata con il rispetto che merita e che sia occasione di riflessione e di riaffermazione dei valori antifascisti che uniscono l’Italia».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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