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Bocciata la linea del sindaco Glorioso “minaccia” le dimissioni

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Maggioranza spappolata. Quattro consiglieri di Glorioso fanno passare due emendamenti del Centrodestra. E stravolgono, per 300mila euro, le previsioni tariffarie a favore di famiglie, imprese ed attività commerciali.

 

di Vittorio Fiorenza

La coalizione del sindaco Glorioso è liquefatta. In Consiglio Comunale si va ormai in ordine sparso. E nell’ultima seduta, chiamata a discutere sul regolamento Tari e sugli orientamenti tariffari, la linea del primo cittadino, ancora una volta, è stata clamorosamente bocciata.

Così, due emendamenti proposti dal Centrodestra sono passati con l’avallo di quattro consiglieri della (ex) maggioranza (Grazia Ventura, Salvatore Giuffrida, Vincenzo Chisari e Dino Furnari). Interventi di modifica sostanziali, visto che si è messo nero su bianco che le tariffe Tari dovranno prevedere una riduzione del 25% per fasce deboli (da indigenti a portatori di handicap, per esempio) e specifiche esenzioni per imprese ed attività commerciali. “Sconti” osteggiati da Glorioso perché lo obbligheranno a reperire il minore incasso, quantificabile fino a 300mila euro, da altri capitoli di bilancio a garanzia della copertura finanziaria.

Il primo cittadino per evitare di incorrere in queste difficoltà aveva fatto appello al dialogo ai “suoi” affinché respingessero i due emendamenti. Ha sollevato persino («per fare terrorismo psicologico», è stato sottolineato dall’opposizione) lo spettro del “danno erariale”: rischio subito smentito dai banchi del Centrodestra, visto che l’assemblea era semplicemente chiamata a trattare previsioni regolamentari, peraltro previste dalla normativa. Terza carta giocata da Glorioso è stata quella di annunciare le sue dimissioni (non è la prima volta), se le lacerazioni all’interno del suo schieramento dovessero continuare.

Tutti tentativi rivelatisi vani: alla fine, l’Aula ha votato il regolamento, comprensivo delle stravolgenti modifiche, con 10 voti favorevoli trasversali tra il Centrodestra e parte della maggioranza, l’astensione del presidente Vincenzo Cantarella (risultato determinante per il mantenimento del numero legale) e l’assenza del resto dei consiglieri, a cominciare dal capogruppo Pd, Giuseppe Pappalardo.

Una maggioranza nuovamente in frantumi, dunque. Il precedente riguarda l’elezione del vicepresidente del Consiglio Comunale Giuseppe Salvà, avvenuta contro l’orientamento dettato dal sindaco (il cui nome era quello di Luigi D’Asero) con 6 voti dell’opposizione e 8 voti dello schieramento di governo (tra questi, quelli degli assessori Giuseppe Sapienza e Vincenzo Mignemi).

In quel primo episodio, a parte qualche comunicato di chiarimento di circostanza, non si è registrata nessuna controreazione e nessun provvedimento da parte del primo cittadino. Il tutto era stato chiuso come un episodio “incidentale”. A poche settimane di distanza, invece, un altro duro colpo inferto a Glorioso, non in grado ormai di dettare una linea né di controllare i suoi consiglieri e costretto a medicare sulla sua pelle le lacerazioni del suo schieramento.

Le puntualizzazioni di Glorioso
Con una nota, a margine del Consiglio Comunale, Glorioso, pur non commentando gli aspetti di natura politica che hanno visto la liquefazione della sua maggioranza, specifica alcuni aspetti di natura tecnico-burocratica: «Con l’approvazione dei due emendamenti non c’è stato alcuno stravolgimento del Piano tariffario della Tari 2016 come qualcuno vorrebbe far credere: la fatturazione proposta per l’approvazione finale del Consiglio non subirà alcuna modifica e gli Uffici applicheranno le tariffe che si prevedono per la copertura del servizio, come prevede la normativa. In caso contrario, come ho ricordato in Consiglio comunale, si configurerebbe il danno erariale di cui si risponde individualmente, assumendosi delle responsabilità».

«Anzi, nel merito, un atteggiamento diverso, avrebbe comportato -aggiunge il primo cittadino- un aumento delle tariffe a danno delle “utenze non domestiche” (i commercianti), ma mi risulta che questa mia osservazione sia stata recepita e che i proponenti abbiano fatto marcia indietro».

Ma l’opposizione incalza
«Nessuna marcia indietro, nessun possibile danno erariale, nessun aumento delle tariffe paventato dal Signor Sindaco, che durante la seduta consiliare più volte, attraverso dichiarazioni ed atteggiamenti discutibili, ha provato ad osteggiare queste proposte. Esse seguono fedelmente articoli di legge (uno su tutti, l’art.1 comma 660 della legge di stabilità), che prevedono la possibilità di utilizzare somme derivanti dalla fiscalità generale del Comune per coprire le riduzioni approvate».

È quanto si legge in una nota congiunta di Forza Italia, Ncd e Fratelli d’Italia, che ribadiscono il valore di quegli emendamenti a favore di fasce della popolazione svantaggiate. Sulla frantumazione della maggioranza, l’opposizione invita il sindaco a «meditare seriamente sul suo futuro politico».

«Prima però -viene sottolineato- si concentri a tagliare i tanti, troppi sprechi ancora presenti nel bilancio comunale. Alle consulenze ed ai vari incarichi, preferisca incentivare iniziative a favore dei tanti biancavillesi in difficoltà, iniziative solidali e realmente utili». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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1 Commento

1 Commento

  1. vincenzo

    29 Aprile 2016 at 11:35

    minaccia, minaccia, minaccia, ma non si dimette mai…i cittadini non aspettano altro!e vorrei dire a tutti quei consiglieri che disertano volutamente queste importantissime sedute: godetevi il divano di casa, perchè alle prossime elezioni vi rimarrà solo quello…

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Politica

Il sindaco Bonanno ricorda il 25 Aprile, ma dimentica la parola “fascismo”

Il presidente del Pd, Alfio Distefano: «Così si rischia di snaturare il significato di questa ricorrenza»

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Un momento della commemorazione dello scorso anno

«Nella Giornata del 25 Aprile, Festa della Liberazione, i valori democratici vanno affermati con nettezza e nel fare ciò bisogna esprime l’avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari che restringono la libertà. La celebrazione della nostra ritrovata libertà deve aiutarci a comprendere e rafforzare il ruolo dell’Italia nel mondo come imprescindibile baluardo di democrazia. Viva la libertà, Viva la democrazia, Viva l’Italia».

Con queste parole, il sindaco di Biancavilla, Antonio Bonanno, ha ricordato la ricorrenza della Liberazione. Ma, come accaduto anche in anni precedenti, non ha pronunciato la parola “fascismo”. C’è il riferimento ad una generica «avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari», ma senza citare il dato storico della caduta della dittatura di Mussolini e della cacciata dei nazisti di Hitler. Dettaglio che non è passato inosservato. Un atteggiamento peraltro in linea con quello della presidente Giorgia Meloni e della sua maggioranza. Ma si può celebrare la Liberazione, omettendo di ricordare l’occupazione nazifascista?

L’intervento di Alfio Distefano

Così, a margine del 25 aprile, è il presidente del Partito democratico di Biancavilla, Alfio Distefano, ad affidare ad una nota stampa la sua riflessione.

«Le parole – scrive Distefano – rischiano di snaturare il profondo significato di questa ricorrenza, strumentalizzandola in modo inaccettabile. Il 25 aprile non è, come affermato dal sindaco e da parte della sua giunta, una semplice giornata commemorativa dei caduti di tutte le guerre o una celebrazione generica contro i regimi totalitari. Si tratta, piuttosto, di una data ben precisa che segna un momento fondamentale nella storia del nostro Paese: la liberazione dal regime nazifascista, avvenuta nel 1945 grazie al sacrificio dei partigiani e all’impegno congiunto di tutte le forze antifasciste. È un giorno in cui dovremmo riflettere sul coraggio e la determinazione dei partigiani italiani che, con grande sacrificio e rischio personale, lottarono per l’ideale di libertà e democrazia».

Distefano sottolinea ancora che «celebrare il 25 aprile significa non solo onorare la memoria di chi ha combattuto e dato la vita per la libertà, ma anche riaffermare con forza i valori antifascisti che sono alla base della Repubblica Italiana. Valori che, come recita la nostra Costituzione, ripudiano la guerra e la violenza e pongono al centro la tutela dei diritti umani e la democrazia».

«Distorsione della memoria storica»

«Ritengo inaccettabile – specifica il presidente del Pd – che i rappresentanti delle istituzioni, come Sindaco e Giunta comunale, possano mettere in discussione il significato profondo del 25 aprile, alimentando una pericolosa distorsione della memoria storica, dove tale strumentalizzazione rischia di offendere la memoria di chi ha combattuto e di minare i valori stessi su cui si fonda la nostra democrazia».

Da qui, dunque, la richiesta di Distefano rivolta agli amministratori comunali ad «impegnarsi a promuovere una corretta e consapevole celebrazione del 25 aprile, commemorare questa giornata con il rispetto che merita e che sia occasione di riflessione e di riaffermazione dei valori antifascisti che uniscono l’Italia».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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