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Cultura

Nasce il trimestrale “Piazza Grande” «Ci snobbano, ma noi insistiamo»

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Una rivista che si propone come reazione allo snobismo e all’immobilismo che regnano a Biancavilla. “Piazza Grande”, associazione culturale guidata dal prof. Alfio Pelleriti, che opera ormai da quattro anni, pubblica l’omonimo periodico trimestrale. Il primo numero è stato presentato a Villa delle Favare.

Tematiche non locali, quelle trattate, ma di più ampio respiro. “Il senso della democrazia tra velleità e smarrimento”, è il titolo di copertina di questa prima uscita.

Tra i contributi presenti, anche uno a firma di Alfio Caruso, noto giornalista e scrittore di origini biancavillesi, che si sofferma sulla «democrazia del “contratto”». Oltre a Pelleriti, Riccardo Ricceri, Agata Salamone, Giovanni Prestianni e Marco Minissale firmano gli articoli di questa nuova rivista con il tentativo di smuovere le acque stagnanti in un territorio culturalmente spento, se si esclude qualche rara eccezione di impegno.

Scrive il prof. Pelleriti in un passaggio del suo editoriale: «Molti nostri concittadini che con fatti culturali si misurano poiché stanno alla base della loro professione, ci snobbano. Insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado, dirigenti scolastici, medici, ingegneri, impiegati, professionisti, ci snobbano. Gli studenti medi e gli universitari, intenti a curare le loro relazioni virtuali sdraiati ciascuno sul proprio divano, ci snobbano. Meglio rimanere nelle tiepide case ed ingozzarsi di melense trasmissioni televisive a base di partite di calcio e disfide all’ultimo piatto di aspiranti cuochi. Ci snobbano quelli che preferiscono una fantastica “scala quaranta” o l’irrinunciabile “pinnacolo” o la spassosa briscola in cinque o l’adrenalinico pokerino, lì al Circolo Castriota, sodalizio d’antica e nobile origine della nostra avita cittadina, piuttosto che un catatonico romanzo, russo o tedesco che sia! E invece “Piazza Grande” insiste e “raddoppia”, proponendo l’edizione di un periodico trimestrale che si occupi di temi letterari, filosofici, politici, sociali, ambientali, che si occupi, cioè, come dice il motto dell’associazione, del Vero, del Giusto, del Bello».

Il progetto di un giornale si aggiunge alle iniziative che, negli ultimi anni, l’associazione “Piazza Grande” ha promosso: dal cineforum al salotto letterario, fino agli incontri con bambini di scuola elementare o alle attività di tutoraggio rivolta ad alunni a rischio evasione o di insuccesso scolastico.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Cultura

1° Maggio a Biancavilla, l’occupazione delle terre e quelle lotte per i diritti

Il ruolo della Sinistra e del sindacato: memorie storiche da custodire con grandissima cura

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Anche Biancavilla vanta una ricca memoria storica sul 1 maggio. Nel nostro comprensorio non sono mancate, nel secolo scorso, iniziative e manifestazioni di lotta per i diritti dei lavoratori.

Spiccano su tutte l’occupazione delle terre e la riforma agraria di cui ci parla Carmelo Bonanno nel recente libro “Biancavilla e Adrano agli albori della democrazia. La ricostruzione dei partiti, le prime elezioni e i protagonisti politici dopo la caduta del fascismo”.

Il volume, edito da Nero su Bianco, raccoglie le testimonianze di alcuni dei protagonisti della vita politica e sindacale locale del Novecento, evidenziando le numerose iniziative volte a spazzare via i residui del sistema feudale di organizzazione delle terre e ad ottenere la loro redistribuzione.

Il mezzo principale per raggiungere tale obiettivo fu l’occupazione delle terre ad opera di un folto gruppo di contadini e braccianti. Tra questi, Giovanbattista e Giosuè Zappalà, Nino Salomone, Placido Gioco, Antonino Ferro, Alfio Grasso, Vincenzo Russo. A spalleggiarli anche diversi operai. Tra loro, Carmelo Barbagallo, Vincenzo Aiello, Domenico Torrisi, Salvatore Russo. Ma anche intellettuali come Francesco Portale, Nello Iannaci e Salvatore Nicotra.

Così, ad essere presi di mira furono anzitutto i terreni del Cavaliere Cultraro in contrada Pietralunga, nel 1948. Più di 400 persone li occuparono per cinque giorni e desistettero soltanto per l’arrivo della polizia, che sgomberò le proprietà.

A questa occupazione ne seguirono altre, tutte sostenute dai partiti della Sinistra dell’epoca (Pci e Psi in testa) e dalla Camera del Lavoro, e col supporto delle cooperative agricole di sinistra.

Le parole del “compagno” Zappalà

Significativa la testimonianza, riportata nel libro di Bonanno, del “compagno” Giosuè Zappalà: «Gli insediamenti furono vissuti con grande entusiasmo e costituirono per noi protagonisti dei veri e propri giorni di festa in cui potevamo manifestare la libertà che per tanti anni ci era stata negata. Le terre, i cui proprietari erano ricchi borghesi e aristocratici, spesso si trovavano in condizioni precarie, erano difficilmente produttive e necessitavano di grandi lavori di aratura, semina e manutenzione. Noi braccianti, perciò, con grande impegno e dedizione, spinti, oltre che dalla passione per il nostro lavoro, anche e soprattutto dalle condizioni di vita misere di quei tempi, ci occupammo, fin quando ci fu concesso, dell’opera di bonifica. Erano terre che di fatto costituivano per moltissimi l’unica fonte di reddito disponibile».

Tali iniziative, innestatesi nel corso del processo di riforma agraria che portò al superamento del sistema di governo delle terre sino ad allora vigente, condussero però a risultati contraddittori, poiché alcuni contadini ottennero terre produttive mentre altri terre scadenti. Ciò acuì il clima di invidia e inimicizia tra i protagonisti di quelle lotte e condusse alla rottura definitiva della coesione e della solidarietà della categoria.

Ciò non toglie che queste iniziative e manifestazioni segnarono un passaggio molto importante nella storia politica, socio-economica e sindacale locale e posero le basi per la “conquista” del palazzo municipale nel 1956 con l’elezione di Peppino Pace, primo sindaco comunista di Biancavilla.

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