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La caduta di Draghi e le voci (smentite) di dimissioni del sindaco Bonanno

I venti dei Palazzi romani soffiano fino a Biancavilla: bisbigli, ipotesi e ragionamenti da ombrellone

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Antonio Bonanno pronto a dimettersi da sindaco per candidarsi a Montecitorio, sfruttando la brezza favorevole a Fratelli d’Italia? Posta così la domanda, la risposta data a Biancavilla Oggi dal diretto interessato è stata una smentita. Da Marzamemi, dove si trova per una cerimonia nuziale, il primo cittadino non si sottrae a ragionamenti e nostre sollecitazioni. Ma l’ipotesi dimissionaria sembra circoscritta al campo del gossip da spiaggia piuttosto che argomento da tavolo politico. «No, figuriamoci, non ci sono le condizioni», sentenzia Bonanno.

Eppure, la caduta del governo Draghi e lo scioglimento anticipato delle Camere hanno spinto i venti dei Palazzi romani fino a Biancavilla. Folate che in queste ore hanno scosso la politica locale dall’eterno letargo. Le voci di un’uscita di Bonanno si sono moltiplicate, passando da un profilo whatsapp all’altro. «Ma no, smentisco», ci ripete al telefono il primo cittadino. Certo, imboccare la strada parlamentare significherebbe imporre un repentino e brusco abbandono della poltrona di sindaco. A giorni, prossima settimana. Uno scenario improbabile.

«Semmai resta quel ragionamento complessivo fatto nei mesi scorsi», sussurra in maniera criptica Bonanno. L’esponente biancavillese di Fratelli d’Italia si riferisce alla possibilità di correre per un seggio all’Ars prospettatagli dal gruppo di fedelissimi di Salvo Pogliese. Possibilità, a suo tempo, valutata da Bonanno con la rinuncia alla carica di sindaco che sarebbe dovuta avvenire lo scorso aprile per anticipare il voto comunale a giugno. Così non è stato, preferendo proseguire il lavoro amministrativo. Ma non è finita.

In un quadro di ondate di calore su ogni istituzione, che non risparmiano nessuna latitudine politica, le dimissioni anticipate di Nello Musumeci sono un’ipotesi messa in campo dallo stesso governatore. In tal caso, si riaprirebbero i termini per i sindaci desiderosi di correre per Sala d’Ercole. E nessuno potrebbe escludere che lo stesso Bonanno possa riprendere «quel ragionamento complessivo fatto nei mesi scorsi». Più che i venti romani, potrebbero essere quelli palermitani a scombussolare la politica a Biancavilla?

L’evenienza di un “congedo” di Bonanno – se a tutti i costi dobbiamo restare alle disquisizioni da ombrellone – innescherebbero una deflagrazione senza precedenti. Una caotica e frettolosa corsa a prepararsi ad un evento –l’appuntamento con le urne– che tutti, a Biancavilla, fino ad ora, delineano (in assenza di colpi di scena e alle condizioni attuali) con un esito scontato e già scritto a favore del sindaco uscente. Così si spiega la sonnolenza di una maggioranza adagiata e la rassegnazione di un’opposizione apatica.

La speranza –accarezzata da Pd e dintorni– che la coalizione Bonanno potesse disintegrarsi, in coincidenza degli ultimi turnover assessoriali e sulla presidenza del Consiglio Comunale, sembra essersi spenta. Le forze alternative a Bonanno si erano aggrappate a questo spiraglio di luce. E favoleggiavano la ripetizione –per la naturale scadenza del giugno 2023– di uno scenario elettorale simil-adranita (dimenticando che a Biancavilla nessuno possiede il carisma travolgente di un Fabio Mancuso che ha riscritto e sbaragliato tutto).

Ecco perché sono bastati dei bisbigli di dimissioni del sindaco legate a presunte ambizioni parlamentari perché in tanti spalancassero gli occhi. Non solo tra i suoi oppositori, che così vedrebbero una partita riaprirsi. Ma anche tra i gruppi di maggioranza, che si sentirebbero lasciati alla deriva.

Ad ogni modo, entrambi gli schieramenti sarebbero travolti da una nebbia di incertezze e incognite con un finale inimmaginabile. Calma, fermi tutti: Bonanno, a Biancavilla Oggi, smentisce ogni voce. Soltanto ragionamenti in libertà e speculazioni giornalistiche, dunque. E almeno per oggi, al riparo dai venti della politica, si gode Marzamemi, dove l’unica brezza che soffia è quella di un mare incantevole.

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Il sindaco Bonanno ricorda il 25 Aprile, ma dimentica la parola “fascismo”

Il presidente del Pd, Alfio Distefano: «Così si rischia di snaturare il significato di questa ricorrenza»

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Un momento della commemorazione dello scorso anno

«Nella Giornata del 25 Aprile, Festa della Liberazione, i valori democratici vanno affermati con nettezza e nel fare ciò bisogna esprime l’avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari che restringono la libertà. La celebrazione della nostra ritrovata libertà deve aiutarci a comprendere e rafforzare il ruolo dell’Italia nel mondo come imprescindibile baluardo di democrazia. Viva la libertà, Viva la democrazia, Viva l’Italia».

Con queste parole, il sindaco di Biancavilla, Antonio Bonanno, ha ricordato la ricorrenza della Liberazione. Ma, come accaduto anche in anni precedenti, non ha pronunciato la parola “fascismo”. C’è il riferimento ad una generica «avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari», ma senza citare il dato storico della caduta della dittatura di Mussolini e della cacciata dei nazisti di Hitler. Dettaglio che non è passato inosservato. Un atteggiamento peraltro in linea con quello della presidente Giorgia Meloni e della sua maggioranza. Ma si può celebrare la Liberazione, omettendo di ricordare l’occupazione nazifascista?

L’intervento di Alfio Distefano

Così, a margine del 25 aprile, è il presidente del Partito democratico di Biancavilla, Alfio Distefano, ad affidare ad una nota stampa la sua riflessione.

«Le parole – scrive Distefano – rischiano di snaturare il profondo significato di questa ricorrenza, strumentalizzandola in modo inaccettabile. Il 25 aprile non è, come affermato dal sindaco e da parte della sua giunta, una semplice giornata commemorativa dei caduti di tutte le guerre o una celebrazione generica contro i regimi totalitari. Si tratta, piuttosto, di una data ben precisa che segna un momento fondamentale nella storia del nostro Paese: la liberazione dal regime nazifascista, avvenuta nel 1945 grazie al sacrificio dei partigiani e all’impegno congiunto di tutte le forze antifasciste. È un giorno in cui dovremmo riflettere sul coraggio e la determinazione dei partigiani italiani che, con grande sacrificio e rischio personale, lottarono per l’ideale di libertà e democrazia».

Distefano sottolinea ancora che «celebrare il 25 aprile significa non solo onorare la memoria di chi ha combattuto e dato la vita per la libertà, ma anche riaffermare con forza i valori antifascisti che sono alla base della Repubblica Italiana. Valori che, come recita la nostra Costituzione, ripudiano la guerra e la violenza e pongono al centro la tutela dei diritti umani e la democrazia».

«Distorsione della memoria storica»

«Ritengo inaccettabile – specifica il presidente del Pd – che i rappresentanti delle istituzioni, come Sindaco e Giunta comunale, possano mettere in discussione il significato profondo del 25 aprile, alimentando una pericolosa distorsione della memoria storica, dove tale strumentalizzazione rischia di offendere la memoria di chi ha combattuto e di minare i valori stessi su cui si fonda la nostra democrazia».

Da qui, dunque, la richiesta di Distefano rivolta agli amministratori comunali ad «impegnarsi a promuovere una corretta e consapevole celebrazione del 25 aprile, commemorare questa giornata con il rispetto che merita e che sia occasione di riflessione e di riaffermazione dei valori antifascisti che uniscono l’Italia».

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