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Cultura

Giosuè Messina “svela” la Collegiata: tre secoli di storia, trame e dispute

Nuovo libro “Nero su Bianco Edizioni” con prefazione a firma del vescovo Salvatore Gristina

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Documenti impolverati e carte ingiallite rivedono la luce per ricostruire le vicende storiche della Collegiata di Biancavilla. Tre secoli di trame e dispute ecclesiastiche raccontate da Giosuè Messina, dopo un’appassionata e scrupolosa ricerca d’archivio, effettuata sotto la guida di uno storico di prim’ordine come il compianto mons. Gaetano Zito.

È in distribuzione così il decimo volume pubblicato da “Nero su Bianco”, la casa editrice di Biancavilla, impegnata sul fronte culturale. In appena tre anni ha dato alle stampe una serie di pubblicazioni e di ricerche su aspetti della storia e delle tradizioni locali.

“La Collegiata di Biancavilla” è uno studio sugli eventi – tra conflitti e fazioni, controversie e manovre – che hanno caratterizzato la nascita e lo sviluppo di un’importante istituzione nella vita pubblica del paese etneo. Non soltanto nelle dinamiche interne alla Chiesa locale, ma anche per le implicazioni sociali, politiche ed economiche che ha determinato sull’intera comunità.

Dal passaggio della cappellania alla erezione della Collegiata (avvenuta con decreto del vescovo Pietro Galletti). Dalla riforma del cardinale Giuseppe Francica Nava (confermata con bolla di Papa Pio XI nel 1924) fino ai prevosti Giosuè Calaciura e Carmelo Maglia (annoverati tra le figure più emblematiche).

Un arco di tempo che va dagli inizi del Settecento al 2000, scandagliato con rigore scientifico. Un preziosissimo tassello da incastonare nell’articolata storia dell’Arcidiocesi di Catania.

Nuovi canonici nominati da Gristina

La pubblicazione di quest’ulteriore prezioso volume dato alle stampe da “Nero su Bianco” coincide con la notizia del rinnovo dello statuto della Collegiata di Biancavilla. E allo stesso tempo della nomina, da parte del vescovo Salvatore Gristina, di nuovi canonici.

Componenti del Capitolo sono adesso tutti i sacerdoti operanti a Biancavilla: il vicario foraneo Giovanbattista Zappalà, i parroci Pino Salerno, Antonino Tomasello, Salvatore Verzì, Ambrogio Monforte e Francesco Rubino. E ancora Salvatore Novello, Alfio Sarvà, Carmelo Tomasello e Salvatore Nicoletti. A loro si aggiunge, a titolo onorifico, anche mons. Giuseppe Sciacca, segretario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.  

È questo l’ultimo atto di una storia plurisecolare che Giosuè Messina (giovane sacerdote biancavillese, vicario presso la parrocchia “San Biagio” di Paternò e consulente ecclesiastico del Movimento Pro Sanctitate di Catania) ha raccontato con il piglio dello storico. Senza censure, risparmiando al lettore quella retorica e quell’approssimazione tipiche di certa pubblicistica storica biancavillese di stampo clericale.

Una ricerca appassionata su un’istituzione ecclesiastica importante, tra luci ed ombre, figure notevoli e personaggi discutibili, episodi edificanti e fatti deprecabili.  

Il vescovo: «Patrimonio da custodire»

A firmare la prefazione al libro è stato il vescovo di Catania, che ha sottolineato la decisione di rivedere lo statuto della Collegiata, secondo l’attuale Codice di diritto canonico.

«Nutro la speranza che il clero locale –ha scritto mons. Gristina– possa essere custode non solo del luogo, ma soprattutto del bagaglio spirituale ed umano incarnato dai numerosi canonici che si sono avvicendati nel tempo».

«Desidero che la Collegiata – ha auspicato ancora l’arcivescovo – curi l’esercizio di alcune iniziative liturgiche e pastorali comuni a tutte le parrocchie della Città, affinché in maniera visibile possa essere una comunità di popolo e pastori insieme, ammaestrati dalla Parola di Dio e nutriti all’unica mensa dell’Eucarestia, nel vincolo della carità».  

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Cultura

1° Maggio a Biancavilla, l’occupazione delle terre e quelle lotte per i diritti

Il ruolo della Sinistra e del sindacato: memorie storiche da custodire con grandissima cura

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Anche Biancavilla vanta una ricca memoria storica sul 1 maggio. Nel nostro comprensorio non sono mancate, nel secolo scorso, iniziative e manifestazioni di lotta per i diritti dei lavoratori.

Spiccano su tutte l’occupazione delle terre e la riforma agraria di cui ci parla Carmelo Bonanno nel recente libro “Biancavilla e Adrano agli albori della democrazia. La ricostruzione dei partiti, le prime elezioni e i protagonisti politici dopo la caduta del fascismo”.

Il volume, edito da Nero su Bianco, raccoglie le testimonianze di alcuni dei protagonisti della vita politica e sindacale locale del Novecento, evidenziando le numerose iniziative volte a spazzare via i residui del sistema feudale di organizzazione delle terre e ad ottenere la loro redistribuzione.

Il mezzo principale per raggiungere tale obiettivo fu l’occupazione delle terre ad opera di un folto gruppo di contadini e braccianti. Tra questi, Giovanbattista e Giosuè Zappalà, Nino Salomone, Placido Gioco, Antonino Ferro, Alfio Grasso, Vincenzo Russo. A spalleggiarli anche diversi operai. Tra loro, Carmelo Barbagallo, Vincenzo Aiello, Domenico Torrisi, Salvatore Russo. Ma anche intellettuali come Francesco Portale, Nello Iannaci e Salvatore Nicotra.

Così, ad essere presi di mira furono anzitutto i terreni del Cavaliere Cultraro in contrada Pietralunga, nel 1948. Più di 400 persone li occuparono per cinque giorni e desistettero soltanto per l’arrivo della polizia, che sgomberò le proprietà.

A questa occupazione ne seguirono altre, tutte sostenute dai partiti della Sinistra dell’epoca (Pci e Psi in testa) e dalla Camera del Lavoro, e col supporto delle cooperative agricole di sinistra.

Le parole del “compagno” Zappalà

Significativa la testimonianza, riportata nel libro di Bonanno, del “compagno” Giosuè Zappalà: «Gli insediamenti furono vissuti con grande entusiasmo e costituirono per noi protagonisti dei veri e propri giorni di festa in cui potevamo manifestare la libertà che per tanti anni ci era stata negata. Le terre, i cui proprietari erano ricchi borghesi e aristocratici, spesso si trovavano in condizioni precarie, erano difficilmente produttive e necessitavano di grandi lavori di aratura, semina e manutenzione. Noi braccianti, perciò, con grande impegno e dedizione, spinti, oltre che dalla passione per il nostro lavoro, anche e soprattutto dalle condizioni di vita misere di quei tempi, ci occupammo, fin quando ci fu concesso, dell’opera di bonifica. Erano terre che di fatto costituivano per moltissimi l’unica fonte di reddito disponibile».

Tali iniziative, innestatesi nel corso del processo di riforma agraria che portò al superamento del sistema di governo delle terre sino ad allora vigente, condussero però a risultati contraddittori, poiché alcuni contadini ottennero terre produttive mentre altri terre scadenti. Ciò acuì il clima di invidia e inimicizia tra i protagonisti di quelle lotte e condusse alla rottura definitiva della coesione e della solidarietà della categoria.

Ciò non toglie che queste iniziative e manifestazioni segnarono un passaggio molto importante nella storia politica, socio-economica e sindacale locale e posero le basi per la “conquista” del palazzo municipale nel 1956 con l’elezione di Peppino Pace, primo sindaco comunista di Biancavilla.

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