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Nuova tassa da 1 milione di euro: ok dal Consiglio, sfiorata la rissa

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di Vittorio Fiorenza

Fa la sua comparsa a Biancavilla una nuova tassa. Si chiama Tasi e va pagata in due rate: la prima entro il 16 ottobre, la seconda a dicembre. In base alle previsioni dell’amministrazione comunale, dovrebbe produrre, con l’1,30 per mille di aliquota che è stata stabilita, un gettito nelle casse municipali di circa un milione di euro. Servirà a coprire il 50% delle spese per i cosiddetti “servizi indivisibili”, ovvero quelli per l’illuminazione pubblica, la manutenzione delle strade, il verde pubblico e parte dei servizi sociali. Il calcolo per le famiglie biancavillesi si farà in base alla rendita catastale degli immobili. Ecco perché viene indicata come una sorta di seconda Imu.

La sua istituzione (che si affianca quindi all’aumento dell’aliquota Imu e all’introduzione dell’addizionale Irpef decisi l’anno scorso) è stata proposta dall’amministrazione Glorioso e, arrivata in Aula, è stata approvata dai 13 consiglieri di maggioranza, mentre gli esponenti della minoranza di Centrodestra sono usciti, non partecipando al voto.

Nel corso dei lavori sono stati anche approvati anche il Piano Finanziario e le tariffe della Tari (ovvero la tassa sul servizio di raccolta e gestione dei rifiuti solidi urbani) per il 2014, il cui acconto è stato già chiesto nei mesi scorsi ai contribuenti biancavillesi.

È stata una seduta consiliare infiammata. Un paio di volte il presidente Dino Furnari l’ha dovuta sospendere. Ci sono stati toni molto sostenuti, anche a margine dei lavori consiliari, nei corridoi del palazzo comunale. “Pecoroni”, “traditori”, “sciauni”, sono soltanto alcuni dei termini che hanno animato il dibattito, per così dire, politico e con cui si è scritta senz’altro la pagina meno edificante dell’intera consiliatura.

I protagonisti di episodi polemici sono stati soprattutto i consiglieri Mario Amato, Salvatore Giuffrida e Pippo Salvà, con questi ultimi due (entrambi di maggioranza), che non se le sono mandate a dire. Anche fuori dall’aula si è letteralmente sfiorata la rissa e c’è chi si è messo in mezzo per evitare il contatto fisico.

La materia del contendere, seppure “inquinata” da asti e questioni personali tra consiglieri, era la Tasi. Per evitare la sua istituzione (così come è avvenuto in altri comuni, che hanno stabilito un’aliquota pari a zero), le tre forze di opposizione (Forza Italia, Fratelli d’Italia e Nuovo Centrodestra) avevano inviato al sindaco Giuseppe Glorioso una lettera con l’intento di rinviare la seduta consiliare e soprattutto potere istituire un tavolo tecnico-politico (allargato quindi anche ai coordinatori e segretari di tutti i partiti), in cui individuare il taglio di una serie di spese e studiare misure per determinare nuove entrate, senza comunque incidere sulle tasche dei cittadini, già con l’acqua alla gola per la crisi asfissiante e una pressione fiscale al limite della sopportazione. Ma la proposta non è stata accolta dal primo cittadino.

«L’opposizione vuole azzerare i servizi essenziali»
«È stato sventato –ha spiegato Glorioso– il tentativo del Centrodestra di Biancavilla di azzerare le risorse necessarie per continuare a garantire i servizi sociali che la nostra città riesce ancora a portare avanti, fra i pochi Comuni in Sicilia. Dal Centrodestra mi sarei aspettato un’azione forte e congiunta contro le imposte, come la Tasi, introdotte e applicate dal Governo nazionale o, ancora, contro i tagli indiscriminati di Roma e Palermo che, quest’anno, hanno tagliato oltre 1 milione e 213 mila euro, rispetto al 2013. Invece, per loro è più comodo prendersela con il sindaco, facendo demagogia. Infatti, mi spiace constare –sottolinea ancora il primo cittadino– come il Centrodestra sia giunto in Consiglio Comunale senza avere alcuna idea, senza alcuna proposta alternativa per indicare la copertura finanziaria per garantire i servizi alla persona. O, forse, il Centrodestra voleva tutelare le fasce più agiate e cancellare realmente il trasporto scolastico dei nostri ragazzi, i buoni libro, l’assistenza scolastica ai disabili, gli aiuti ai nuclei familiari indigenti, l’assistenza agli anziani, l’assistenza domiciliare ai disabili». Poi il sindaco si rivolge alla sua coalizione (da registrare l’abbandono di Giuseppe Petralia del gruppo CittAttiva per ricostituire “Biancavilla nel cuore”): «Ringrazio la Maggioranza che, in modo compatto e coeso, ha ribadito di voler tutelare tutti i cittadini, a cominciare da chi si trova in difficoltà e chiede un aiuto alla comunità, impedendo il tentativo fallito del Centrodestra di alimentare una disparità sociale».

«Glorioso ha dilapidato tutto, ora pagano i cittadini»
Ma i consiglieri di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Nuovo Centrodestra raccontano tutta un’altra versione dei fatti e delle intenzioni: «Nella nostra richiesta di incontro inviata a tutte le forze politiche presenti in consiglio, non emergeva alcuna proposta di tagliare risorse per il trasporto scolastico, per i buoni libri, per il ricovero anziani e minori, interventi di sicurezza nelle scuole , assistenza anziani e quant’altro. Il sindaco voleva sapere dal centrodestra da dove reperire le risorse per coprire detti servizi dimenticando che lui e il centro-sinistra governa da oltre sei anni la nostra città, le risorse le ha avute col bilancio in attivo lasciato dall’amministrazione di centrodestra, ma purtroppo sono state dilapidate dalla sua amministrazione nel corso di questi anni con scelte scellerate che hanno indebitato il nostro comune per anni (vedi accensione mutui). Adesso incredibilmente chiedeva al centro-destra di trovare le risorse, dimenticando di non avere mai accolto nessuna nostra proposta tesa a razionalizzare le spese inutili, proprio per garantire i servizi essenziali ai nostri cittadini. Non accettiamo né la provocazione né il populismo del sindaco, volevamo solo evitare che a pagare l’incapacità amministrativa di Glorioso fossero i cittadini già costretti a pagare nel corso del 2014 l’aumento Imu e la nuova addizionale Irpef. Ed ora, come se non bastasse, si chiede di pagare una nuova tassa con l’importo complessivo pari a un milione di euro».

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Il sindaco Bonanno ricorda il 25 Aprile, ma dimentica la parola “fascismo”

Il presidente del Pd, Alfio Distefano: «Così si rischia di snaturare il significato di questa ricorrenza»

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Un momento della commemorazione dello scorso anno

«Nella Giornata del 25 Aprile, Festa della Liberazione, i valori democratici vanno affermati con nettezza e nel fare ciò bisogna esprime l’avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari che restringono la libertà. La celebrazione della nostra ritrovata libertà deve aiutarci a comprendere e rafforzare il ruolo dell’Italia nel mondo come imprescindibile baluardo di democrazia. Viva la libertà, Viva la democrazia, Viva l’Italia».

Con queste parole, il sindaco di Biancavilla, Antonio Bonanno, ha ricordato la ricorrenza della Liberazione. Ma, come accaduto anche in anni precedenti, non ha pronunciato la parola “fascismo”. C’è il riferimento ad una generica «avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari», ma senza citare il dato storico della caduta della dittatura di Mussolini e della cacciata dei nazisti di Hitler. Dettaglio che non è passato inosservato. Un atteggiamento peraltro in linea con quello della presidente Giorgia Meloni e della sua maggioranza. Ma si può celebrare la Liberazione, omettendo di ricordare l’occupazione nazifascista?

L’intervento di Alfio Distefano

Così, a margine del 25 aprile, è il presidente del Partito democratico di Biancavilla, Alfio Distefano, ad affidare ad una nota stampa la sua riflessione.

«Le parole – scrive Distefano – rischiano di snaturare il profondo significato di questa ricorrenza, strumentalizzandola in modo inaccettabile. Il 25 aprile non è, come affermato dal sindaco e da parte della sua giunta, una semplice giornata commemorativa dei caduti di tutte le guerre o una celebrazione generica contro i regimi totalitari. Si tratta, piuttosto, di una data ben precisa che segna un momento fondamentale nella storia del nostro Paese: la liberazione dal regime nazifascista, avvenuta nel 1945 grazie al sacrificio dei partigiani e all’impegno congiunto di tutte le forze antifasciste. È un giorno in cui dovremmo riflettere sul coraggio e la determinazione dei partigiani italiani che, con grande sacrificio e rischio personale, lottarono per l’ideale di libertà e democrazia».

Distefano sottolinea ancora che «celebrare il 25 aprile significa non solo onorare la memoria di chi ha combattuto e dato la vita per la libertà, ma anche riaffermare con forza i valori antifascisti che sono alla base della Repubblica Italiana. Valori che, come recita la nostra Costituzione, ripudiano la guerra e la violenza e pongono al centro la tutela dei diritti umani e la democrazia».

«Distorsione della memoria storica»

«Ritengo inaccettabile – specifica il presidente del Pd – che i rappresentanti delle istituzioni, come Sindaco e Giunta comunale, possano mettere in discussione il significato profondo del 25 aprile, alimentando una pericolosa distorsione della memoria storica, dove tale strumentalizzazione rischia di offendere la memoria di chi ha combattuto e di minare i valori stessi su cui si fonda la nostra democrazia».

Da qui, dunque, la richiesta di Distefano rivolta agli amministratori comunali ad «impegnarsi a promuovere una corretta e consapevole celebrazione del 25 aprile, commemorare questa giornata con il rispetto che merita e che sia occasione di riflessione e di riaffermazione dei valori antifascisti che uniscono l’Italia».

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