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Cronaca

Nuove indagini dei Ris su scarpe e pantaloncini di Valentina Salamone

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di Orazio Caruso

Dopo il supplemento di indagini concesso dal Gip, Francesca Cercone, finalizzato a fare chiarezza sulla morte di Valentina Salamone, si è svolta adesso l’udienza, durante la quale la Procura generale della Repubblica di Catania, ha dato incaricato ai periti affinché procedano ad un’analisi approfondita degli elementi in possesso della pubblica accusa: i consulenti incaricati sono Carlo Romano e Salvatore Spitaleri, biologi dei Ris di Messina. In pratica gli stessi della precedente sezioni di indagini.

Anche i legali di Nicola Mancuso, l’adranita accusato di aver partecipato all’omicidio di Valentina, gli avvocati Rosario Pennisi e Salvo Burzillà, hanno nominato un loro consulente: si tratta di Emiliana Giardina, docente di genetica all’Università Tor Vergata di Roma.

In questa sezione di indagini i consulenti saranno chiamati ad esaminare, entro 60 giorni dal momento del conferimento, le scarpe indossate da Valentina e la corda con la quale la ragazza fu trovata impiccata. Saranno presi in considerazione anche i pantaloncini che la diciannovenne biancavillese aveva al momento della morte, avvenuta il 24 luglio del 2010 in un villetta di Adrano. E sarà anche esaminato un asciugamani trovato sul luogo del delitto ed utilizzato, a detta degli inquirenti, per ripulire il cadavere.

Il falso suicidio
La morte di Valentina fu classificata inizialmente come suicidio. Successivamente la determinazione della famiglia e le indagini dei Ris permisero di dare una svolta alle indagini, che portarono gli inquirenti a sostenere che Valentina fu uccisa e i suoi assassini simularono il suicidio.

Indagini che portarono all’arresto di Nicola Mancuso, 31 anni un uomo sposato, legato sentimentalmente a Valentina. Mancuso rimase in carcere per quasi 8 mesi. Poi fu scarcerato a seguito del risultato di un’udienza dove i periti nominati dal Tribunale non avallarono la ricostruzione dei carabinieri.

Le tracce di sangue trovate nella scarpe di Valentina non corrispondevano con quello di Mancuso, come sostenevano carabinieri e periti della famiglia Salamone.

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Cronaca

Stranieri sfruttati sul lavoro: nei guai biancavillese a capo di una cooperativa

L’uomo, presidente del Consiglio di amministrazione, denunciato assieme ad altre due persone

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Un 32enne di Biancavilla, con precedenti penali, è fra i tre denunciati dal Nucleo Ispettorato del Lavoro di Catania nell’ambito di controlli contro lavoro irregolare e caporalato. L’uomo, presidente del consiglio di amministrazione di una cooperativa agricola, è ritenuto responsabile di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

I controlli hanno portato alla luce un sistema illecito di reclutamento e impiego della manodopera. Le vittime sono due lavoratori stranieri in condizioni di forte vulnerabilità.

Oltre al biancavillese, sono sotto indagine un 38enne marocchino residente ad Adrano, incensurato, che agiva come caporale e intermediario per conto della stessa cooperativa, e un altro 38enne di Scordia, con precedenti, che di fatto collaborava con l’azienda.

Secondo quanto emerso dagli accertamenti, i lavoratori extracomunitari venivano impiegati in condizioni lavorative ritenute altamente degradanti. Evidenziati retribuzioni ben al di sotto di quanto previsto dal contratto collettivo nazionale, turni di lavoro eccessivi e ambienti privi delle minime misure di sicurezza.

L’indagato di origini marocchine è inoltre accusato di estorsione. Avrebbe minacciato uno dei due lavoratori di licenziamento se non gli avesse restituito parte della già esigua paga percepita.

A conclusione delle attività, i due lavoratori sono stati affidati a una struttura protetta, gestita da un’organizzazione internazionale per le migrazioni. Adesso potranno ricevere assistenza e protezione.

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Cronaca

Evade dai domiciliari per le sigarette alla moglie: «È un inferno se non fuma»

Singolare “giustificazione” di un 52enne residente a Biancavilla in giro con la bicicletta a Catania

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I carabinieri della stazione di Catania Playa hanno arrestato un pregiudicato 52enne, residente a Biancavilla ma domiciliato a Catania, nella zona di Ippocampo di Mare. L’uomo doveva trovarsi ai domiciliari per reati contro il patrimonio. Però, i militari lo hanno sorpreso mentre, in bici, percorreva via San Francesco La Rena. Ha tentato di passare inosservato con il volto coperto da cappuccio e sciarpa, ma è stato fermato e identificato.

Di fronte alla constatazione della violazione, il 52enne ha cercato di giustificare la sua presenza fuori casa con una spiegazione singolare. Ha sostenuto di essere uscito per acquistare le sigarette alla moglie, una “accanita fumatrice” che, in mancanza di nicotina, si sarebbe irritata al punto da trasformare la giornata in un “inferno domestico”.

Una giustificazione che non ha però evitato l’arresto, eseguito sulla base degli elementi raccolti e ora al vaglio dell’Autorità Giudiziaria, che ha convalidato il provvedimento e disposto il ripristino della misura degli arresti domiciliari.

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