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Amianto, il sindaco di Messina se la prende con Biancavilla e fa il geloso

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«Cosa c’è di diverso tra le baracche di Messina e le case costruite con cemento di amianto di Biancavilla (25 mila abitanti)? Perché lo Stato a Biancavilla nel 2003 ha speso oltre 300 milioni di euro e a Messina neanche 50 milioni?».

Cateno De Luca, sindaco della Città dello Stretto, fa il geloso e se la prende con il centro etneo. Il mancato riconoscimento, da parte di Roma, dello stato di emergenza socio-sanitaria-ambientale per la nota questione delle baracche di Messina, che delega così ogni intervento all’amministrazione comunale, spinge il primo cittadino a tirare in ballo il caso amianto di Biancavilla.

Il sindaco fa un parallelismo tra il cosiddetto “sbaraccamento” e le opere di bonifica per la fluoroedenite.

De Luca, su Facebook, allegando il reportage di Internazione sul caso del paese etneo, si chiede: «Perché a Messina viene negato lo stato di emergenza socio sanitario ambientale ed a Biancavilla sono stati concessi ingenti risorse per simili motivi? A certi deficienti, pur se onorevoli, chiedo spiegazioni», riferendosi a certi deputati del Movimento 5 Stelle.

Il primo cittadino peloritano, però, sostiene che a Biancavilla nel 2003 siano stati concessi 300 milioni di euro. Una somma, in realtà, mai vista e che non ha né capo né coda. I finanziamenti ottenuti da Biancavilla riguardano la bitumatura delle strade sterrate, il rifacimento delle facciate degli edifici pubblici e i lavori preliminari di messa in sicurezza di monte Calvario. La bonifica dell’area di cava, per la quale sono stati annunciati 12 milioni di euro, non ha ancora avuto inizio. Certo è che 300 milioni di euro è una somma che non ha fondamento. De Luca ha preso una cantonata.

La replica di Antonio Bonanno

Le reazioni del primo cittadino di Biancavilla non si sono fatte attendere, dopo che le parole di De Luca sono state riprese da Biancavilla Oggi. Ecco quanto scrive Antonio Bonanno.

«Le parole del sindaco di Messina sono gravissime oltreché fuori luogo e infantili. Chiamare in causa la città di Biancavilla che, al termine di un lungo percorso di ricerca e battaglie sul campo si è vista attribuire il riconoscimento di Sito d’interesse nazionale sul fronte della fluoroedenite, è un fatto scorretto. E balordo. Sparando un numero addirittura di 300 milioni di euro: chissà da dove l’ha tirato fuori. È tutto falso come la sua sensibilità.

Biancavilla piange da anni le sue vittime ed il sindaco di Messina non ha rispetto nemmeno dei morti e di quelle famiglie che hanno visto strappare da sé gli affetti più cari. Biancavilla e i biancavillesi sanno cosa significhi convivere contro l’ombra oscura della fluoroedenite: è per questo che tutti gli amministratori che si sono avvicendati negli ultimi 25 anni hanno condotto una strada fatta di colloqui continui col Governo italiano ed i centri di ricerca ospedalieri e universitari.

La nostra azione di bonifica prosegue nella consapevolezza di dover intervenire quotidianamente, senza abbassare mai la guardia. Vicini alle istituzioni e lontani dalle strumentalizzazioni, come quelle messe in campo da un sindaco, come quello di Messina, alla ricerca di un quarto d’ora di celebrità. De Luca si vergogni».

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Politica

Il sindaco Bonanno ricorda il 25 Aprile, ma dimentica la parola “fascismo”

Il presidente del Pd, Alfio Distefano: «Così si rischia di snaturare il significato di questa ricorrenza»

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Un momento della commemorazione dello scorso anno

«Nella Giornata del 25 Aprile, Festa della Liberazione, i valori democratici vanno affermati con nettezza e nel fare ciò bisogna esprime l’avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari che restringono la libertà. La celebrazione della nostra ritrovata libertà deve aiutarci a comprendere e rafforzare il ruolo dell’Italia nel mondo come imprescindibile baluardo di democrazia. Viva la libertà, Viva la democrazia, Viva l’Italia».

Con queste parole, il sindaco di Biancavilla, Antonio Bonanno, ha ricordato la ricorrenza della Liberazione. Ma, come accaduto anche in anni precedenti, non ha pronunciato la parola “fascismo”. C’è il riferimento ad una generica «avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari», ma senza citare il dato storico della caduta della dittatura di Mussolini e della cacciata dei nazisti di Hitler. Dettaglio che non è passato inosservato. Un atteggiamento peraltro in linea con quello della presidente Giorgia Meloni e della sua maggioranza. Ma si può celebrare la Liberazione, omettendo di ricordare l’occupazione nazifascista?

L’intervento di Alfio Distefano

Così, a margine del 25 aprile, è il presidente del Partito democratico di Biancavilla, Alfio Distefano, ad affidare ad una nota stampa la sua riflessione.

«Le parole – scrive Distefano – rischiano di snaturare il profondo significato di questa ricorrenza, strumentalizzandola in modo inaccettabile. Il 25 aprile non è, come affermato dal sindaco e da parte della sua giunta, una semplice giornata commemorativa dei caduti di tutte le guerre o una celebrazione generica contro i regimi totalitari. Si tratta, piuttosto, di una data ben precisa che segna un momento fondamentale nella storia del nostro Paese: la liberazione dal regime nazifascista, avvenuta nel 1945 grazie al sacrificio dei partigiani e all’impegno congiunto di tutte le forze antifasciste. È un giorno in cui dovremmo riflettere sul coraggio e la determinazione dei partigiani italiani che, con grande sacrificio e rischio personale, lottarono per l’ideale di libertà e democrazia».

Distefano sottolinea ancora che «celebrare il 25 aprile significa non solo onorare la memoria di chi ha combattuto e dato la vita per la libertà, ma anche riaffermare con forza i valori antifascisti che sono alla base della Repubblica Italiana. Valori che, come recita la nostra Costituzione, ripudiano la guerra e la violenza e pongono al centro la tutela dei diritti umani e la democrazia».

«Distorsione della memoria storica»

«Ritengo inaccettabile – specifica il presidente del Pd – che i rappresentanti delle istituzioni, come Sindaco e Giunta comunale, possano mettere in discussione il significato profondo del 25 aprile, alimentando una pericolosa distorsione della memoria storica, dove tale strumentalizzazione rischia di offendere la memoria di chi ha combattuto e di minare i valori stessi su cui si fonda la nostra democrazia».

Da qui, dunque, la richiesta di Distefano rivolta agli amministratori comunali ad «impegnarsi a promuovere una corretta e consapevole celebrazione del 25 aprile, commemorare questa giornata con il rispetto che merita e che sia occasione di riflessione e di riaffermazione dei valori antifascisti che uniscono l’Italia».

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