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Rigenerazione urbana e fondi europei: a Biancavilla occorre una nuova visione

I fondi destinati alla nostra città non possono servire solo a restauri o maquillage di strutture pubbliche

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Leggo sempre con attenzione gli interventi di Riccardo Ricceri, sempre profondi ed intelligenti, dalle pagine di Biancavilla Oggi. Devo confessare che l’ultimo in ordine di tempo (“I fondi Pnrr destinati a Biancavilla, il greenwashing e la “sinistra” fossile”) ha suscitato in me una voglia irresistibile di dire la mia, vista l’importanza degli argomenti trattati. Ricceri ha giustamente posto la questione del corretto utilizzo dei fondi europei di cui dovrebbero beneficiare nell’imminente futuro gli enti locali, tra cui il Comune di Biancavilla. E paventa il timore che «la tematica ecologica venga declinata nella maniera più ottusa, limitandosi solo alla questione del verde urbano». Sottolinea, inoltre, la necessità di «ripensare in chiave sostenibile l’abitato», suggerendo interventi di limitazione del traffico veicolare e di riqualificazione degli spazi già edificati, con l’obiettivo di frenare il consumo di suolo e la cementificazione.

Purtroppo il timore paventato non è del tutto infondato. Il concreto rischio è che le nostre amministrazioni locali, in primis quella regionale, notoriamente incapaci di programmare e di avere “visione” del futuro, ritengano più comodo e facile utilizzare i fondi europei per ammodernare qualche edificio pubblico in stato di abbandono o per fare interventi di maquillage su qualche strada o piazza pubblica.

Non si coglie così fino in fondo il vero obiettivo che si prefigge lo straordinario stanziamento di risorse messo in campo dall’Unione Europea. L’obiettivo di favorire la rigenerazione urbana e sociale delle comunità che, come quelle meridionali, scontano un fortissimo gap di arretratezza rispetto ad altre regioni europee.

La rigenerazione parte sicuramente dal restauro delle strutture pubbliche, ma non si limita ad essa. Deve essere necessariamente accompagnata da una nuova visione della sostenibilità della vita in città, in un ambiente finalmente più a misura d’uomo.

Descrizione impietosa del nostro territorio

Per ciò che concerne, in particolare, la situazione di Biancavilla, vorrei ricordare a tutti che, in occasione della recente approvazione del Prg, è stato descritto un quadro impietoso del territorio comunale.

Territorio caratterizzato per un verso dalla totale mancanza delle opere di urbanizzazione nelle aree contrassegnate da insediamenti edilizi abusivi (ex piani di recupero). E per l’altro verso dalla presenza di «manufatti incompleti e/o privi di rifiniture» nelle zone periferiche del paese (definite aree risorsa) che offrono «una generale impressione di degrado e di mancanza sostanziale dei requisiti minimi di qualità di vita delle persone» (si veda testualmente il D.A. n. 198 del 24.11.2020).

Lo stesso assessorato regionale, che ha decretato l’approvazione dello strumento urbanistico, ha sollecitato il Comune di Biancavilla a redigere appositi piani di riqualificazione di tali contesti degradati, al fine di garantire ai residenti le condizioni minime di vivibilità.

È sotto gli occhi di tutti, poi, che il centro storico sia caratterizzato dalla presenza di numerosi immobili abbandonati e fatiscenti, dalla mancanza di parcheggi, da condizioni di degrado urbano che vengono amplificate da altri fattori negativi. Tra questi, l’intasamento causato dal traffico veicolare e l’inciviltà di taluni.

È necessario un dibattito pubblico

Alla luce di quanto sopra, ritengo doveroso che un dibattito serio sul futuro utilizzo delle risorse europee non possa prescindere dall’affrontare tali temi. Su di essi occorre una riflessione ampia ed approfondita che veda coinvolti tutti i soggetti protagonisti e responsabili dello sviluppo economico-sociale di una collettività.

Occorre pensare ad una nuova visione della città che vogliamo costruire per il futuro dei nostri figli. Occorre tentare di intercettare le risorse a disposizione degli enti locali, convogliandole verso obiettivi che avranno effetti benefici a lungo termine sulla nostra collettività.

La città di Biancavilla ha tutti gli strumenti per potervi riuscire. Ha uno strumento urbanistico di recente approvazione che, almeno per il prossimo quinquennio, consentirà all’ente di procedere all’eventuale espropriazione delle aree destinate alla realizzazione delle opere di urbanizzazione (strade, verde, parcheggi, impianti sportivi, ecc.). Ha le risorse umane e professionali adeguate per affrontare la sfida (fatte da capaci professionisti e giovani di talento esistenti nel nostro territorio), che attendono soltanto di essere adeguatamente stimolate e coinvolte nel processo decisionale. Potrebbe avere finalmente le risorse economiche necessarie per trasformare radicalmente il volto del paese.

Pensare di affrontare la scommessa del futuro, limitandosi a tirare fuori qualche progetto riposto nei cassetti degli uffici tecnici, sarebbe davvero un errore imperdonabile. Non possiamo pregiudicare il diritto dei nostri figli di avere consegnata una città migliore e più vivibile, a causa della nostra incapacità o peggio dell’arroganza dell’autoreferenzialità.

Auspico, pertanto, che l’invito, lanciato da Riccardo Ricceri da queste pagine, alla nascita di un “civismo critico” venga accolto dalla comunità biancavillese. E riesca finalmente a smuovere le coscienze e le intelligenze di tanti nostri concittadini, che in questi anni hanno preferito delegare la gestione della cosa pubblica ad altri, senza mai chiedere conto dei risultati ottenuti. Come dice Ricceri, ad inizio d’anno è lecito sognare!

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Premio Scanderbeg (e alla memoria), buona idea riconoscere i meriti però…

Note a margine dell’evento promosso dalla Presidenza del Consiglio Comunale a Villa delle Favare

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Ho letto con piacere dell’esistenza del premio Scanderbeg, istituito dal Comune di Biancavilla e, nello specifico, dalla Presidenza del Consiglio Comunale. L’idea che le nostre istituzioni vogliano dare merito e riconoscimento a personalità che si siano distinte in ambiti professionali o di impegno civico, culturale, sociale o volontaristico mi sembra valida e da sostenere.

Ci sono, tuttavia, due osservazioni che spontaneamente nascono dalla lettura delle cronache dell’evento di premiazione, avvenuto a Villa delle Favare.

Scegliere di stilare un ampio ventaglio di premiati rischia, nel giro di qualche anno, di esaurire il numero di meritevoli a cui conferire il riconoscimento. O quantomeno si rischia di individuare personalità via via “minori” rispetto a quelli già chiamati sul palco. In altre parole: meglio scegliere, per ogni edizione, pochi ma farlo con criterio, evitando motivazioni troppo generiche.

Altro aspetto che è saltato alla mia attenzione è la categoria del “premio alla memoria”. Non è inusuale che certi riconoscimenti vengano dati post mortem. Di solito accade per scomparse premature o improvvise.

Nel caso della manifestazione del Comune di Biancavilla sembra, invece, che si tratti di una categoria fissa, da riproporre ogni anno. L’idea, in questo caso, non fa altro che certificare la disattenzione che in passato l’istituzione comunale ha avuto nei confronti dei biancavillesi meritevoli.

I premi si danno in vita, non dopo la morte! Sembra si voglia colmare l’indifferenza che sindaci e consiglieri hanno mostrato nel passato. Cosa vera, ma ormai è troppo tardi. Vogliamo dare un premio, dunque, alla memoria per Antonio Bruno e farci perdonare le malignità riservate prima e dopo la sua morte o l’oblio che ne è seguito per decenni? Guardiamo avanti.

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