Detto tra blog
Movida, il sindaco e tutte le forze politiche si assumano le responsabilità
I fenomeni sociali si governano, anziché subirli passivamente: si intervenga prima che sia troppo tardi
Se mi è consentito, vorrei esprimere qualche breve riflessione sulla questione della movida biancavillese. Sull’argomento credo sia stato detto quasi tutto e la questione appare abbastanza chiara agli occhi di tutti.
Vi è una larga parte della popolazione biancavillese, soprattutto quella che abita nel centro storico, la quale è stanca, forse esasperata, di assistere a scene di degrado e di inciviltà che si registrano con cadenza regolare in prossimità delle loro abitazioni, soprattutto nelle serate del weekend.
Vi è anche chi legittimamente individua nella movida serale una risorsa economica e sociale per la comunità, da tutelare ma nel contempo da regolamentare.
In mezzo a tutto questo vi è una parte di popolazione, certamente una minoranza, che continua impunemente a violare qualsiasi regola di pacifica convivenza e di buona educazione, alimentando l’esasperazione di chi è costretto a subire la loro inciviltà.
La cosa che mi lascia allibito in tutto questo confronto di posizioni diverse è la totale assenza ed il silenzio assoluto delle istituzioni e della classe politica. Sembra quasi che la questione non li riguardi. O peggio che essi ignorino la tensione sociale che sta montando e che fino ad ora, fortunatamente, è limitata allo scontro sui social.
Cosa stanno aspettando a prendere in mano la situazione ed a tentare di porvi rimedio? Aspettiamo che il conflitto sfoci in qualcosa di ben più grave? E che poi ci costringerà tutti ad interrogarci sul perché si è arrivati a quel punto di non ritorno?
La Destra e i suoi valori fondamentali
Non vorrei infierire personalmente sul nostro sindaco, sebbene il suo credo politico si fondi sui valori della destra. E quindi ci si aspetterebbe una sua particolare attenzione sui temi della sicurezza e dell’ordine pubblico.
Ma vorrei ricordargli che il compito della politica è quello di governare i fenomeni sociali e non di subirli passivamente. Non vi sono scusanti di ordine finanziario e/o burocratico che possano giustificare oltre tale stato di immobilismo.
Assuma in pieno il suo ruolo di ufficiale di Governo. Ascolti le contrapposte esigenze delle parti. Individui le soluzioni più adeguate per placare le tensioni sociali e consentire a tutti i cittadini di sentirsi parte di una comunità civile. Comunità nella quale anche la legittima esigenza di divertimento si svolga in modo rispettoso dei diritti fondamentali degli altri.
Analogo appello rivolgo ai consiglieri comunali ed alle forze politiche, affinché si assumano le loro responsabilità ed affrontino seriamente la questione, prima che la situazione sfugga di mano. Non c’è più tempo per continuare a fare i muri di gomma!!
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Mafia a Biancavilla, quei fallimenti educativi al di là della cronaca
Il processo “Ultimo atto” e gli spunti di riflessione sui “buoni” e i “cattivi” che vivono a fianco
Una comunità di persone vive anche di queste informazioni, ossia illustrare le attività investigative delle proprie agenzie di controllo. «Blitz “Ultimo atto”, la Procura chiede 125 anni di carcere per 13 imputati», è l’articolo con cui Biancavilla Oggi ci aggiorna sul «rito abbreviato per Pippo Mancari “u pipi” e i suoi picciotti, accusati di mafia, droga ed estorsioni». Normalmente è così: si parla dell’organo che ha indagato, del reato, possibilmente con le ipotesi del guadagno illecito, le attività criminose, i comportamenti, le vittime, spesso senza nome, o soltanto alcune di quelle che in realtà hanno subito. Poi si passa ai criminali, le facce, gli anni di galera previsti, l’attesa del giudizio. Tutto in una sequenza che sembra esaustiva e completa. Poi vedremo le condanne, la sentenza, l’appello, etc.
Questo ci basta? Ci basta questo per sentirci a posto come cittadini? Sembra di assistere ad un canovaccio uguale e distante da noi, anche se stiamo parlando di persone e gente che incontriamo ogni giorno. Mi chiedo: questa operazione di polizia e la sua divulgazione ci bastano per la nostra idea di comunità? Non c’è forse un tratto di vita tra carnefici e vittime che ci potrebbe interessare di più? La frattura al contratto sociale si ricompone da sola? Mi chiedo. Loro sono i cattivi, o quelli che hanno sbagliato – e si vede dalle facce – e noi siamo i buoni? È proprio così?
In realtà nelle strade e nelle piazze siamo lì, insieme, ognuno per la propria vita, ma tutti accanto l’uno all’altro. Questo tipo di notizie, che diventano solo cronaca, non sono fin troppo indifferenti alla vita di chi ha sbagliato e di chi ha subito il torto.
Come possiamo fare per capire ciò che potremmo fare in termini comunitari? Perché si continua a chiedere il pizzo e si continua a spacciare, nonostante le pene previste? Parlo ovviamente in termini generali e non su questo caso specifico.
Io penso che dove si commette un reato di questa portata, qualcosa non ha funzionato anche prima ed anche in tutti noi. In questa comunità di persone c’è stato un fallimento. Reati del genere coinvolgono molte più persone, atteggiamenti, comportamenti, amicizie, conoscenze. Un mare di persone. E molto tempo prima ha lasciato che le cose sfuggissero di mano. Reati del genere parlano di fallimenti educativi in primis, poi di tante altre cose. C’è il momento della condanna, dopo le indagini, ma il momento per comprendere come siamo arrivati, un’altra volta a queste situazioni quando? Quando comprenderemo di quali passaggi è fatto un percorso di comunità in questa direzione?
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