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Detto tra blog

Amministrazione smemorata: incuria sulle tombe di Antonio e Alfio Bruno

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Esattamente dodici mesi fa scrivevo su queste stesse pagine che «non sarà facile ricordare tra qualche anno la sepoltura di Antonio Bruno, tomba quasi del tutto dimenticata, lasciata all’incuria, senza nessun omaggio floreale da parte dell’amministrazione comunale».

Non è passato un secolo. Eppure, come mostra la foto pubblicata sotto, non soltanto la tomba del poeta dandy, ma anche quella affianco del padre Alfio, il sindaco più illustre della storia di Biancavilla, sono lasciate completamente all’abbandono.

Queste due importanti figure non meritano tutto questo, non meritano di cadere nel dimenticatoio, non meritano un simile trattamento.

L’amministrazione ha deposto una corona sul milite ignoto, dimenticandosi, invece, come ormai accade da anni, di due tra i suoi figli più illustri.

Antonio Bruno: il suo essere irrequieto, studioso, ingegnoso e anche curioso conoscitore del mondo. È stato elogiato dal Verga e da altri letterati, che lo hanno riscoperto e riletto per le sue importanti traduzioni utilizzate da diversi autori.

Alfio Bruno: amatissimo primo cittadino per la sua grande capacità di sviluppo che ha portato a tutto il paese.

Le due tombe appaiono del tutto dimenticate e distrutte da cittadini e amministratori dalla memoria corta e dal disinteresse culturale, nonostante l’autorevolissimo avvocato defeliciano rappresenti il sindaco del progresso ed il figlio Antonio Bruno sia lo scrittore e poeta «aperto a tutti gli orizzonti e della poesia moderna testimone geniale che non morirà mai».

In altre parole, colui che portò la cultura in un piccolo centro rurale, che ieri come oggi è affollato da analfabeti e persone invidiose dei giovani talentuosi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Biancavilla insensibile alla strategia “plastic free”: chiude la “Casa dell’acqua”

In altre città è un successo, da noi è un flop: mancano senso civico, rispetto ambientale e cultura “green”

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di VINCENZO RUSSO

Era stata inaugurata due anni fa in piazza Don Bosco ed era stata annunciata come un’iniziativa di civiltà. La “Casa dell’acqua” era a disposizione di tutti: il prezioso liquido controllato ed adeguatamente filtrato ad un prezzo di 5 centesimi a litro. Ognuno, con una tessera acquistabile in alcuni punti vendita di Biancavilla, avrebbe potuto riempire proprie bottiglie. Un gesto semplice con una duplice finalità: risparmiare sull’acquisto di acqua ed evitare la disporsione di plactica. Un gesto che ogni cittadino attento alla comunità e alla causa ecologica (che riguarda tutti indistintamente) avrebbe dovuto compiere con convinzione.

Invece, poche decine di biancavillesi hanno usufruito del servizio, aderendo civilmente alla strategia “plastic free” e contribuendo ad una minore diffusione della plastica. Così, mentre in diverse altre città (anche vicine alla nostra), le “Case dell’acqua” sono ampiamente utilizzate, da noi si assiste all’esatto opposto.

A Biancavilla, la ditta che gestisce il servizio ha dovuto constatare la non sostenibilità. Pertanto, la piccola struttura di erogazione idrica di piazza Don Bosco – come recita un avviso – è destinata ad essere disinstallata. Anzi, il termine ultimo era stato già fissato per febbraio per gli utenti che ancora hanno credito da spendere.

Non è una buona notizia, questa. Perché Biancavilla si dimostra ancora una volta insensibile a regole di civiltà, al rispetto ambientale e alla cultura “green”. Che grande delusione! Mi chiedo quanti politici di destra e di sinistra abbiano utilizzato la “Casa dell’acqua”, giusto per dare l’esempio.

Dove sono i cosiddetti “ambientalisti” da tastiera? E dove sono coloro che in piazza Roma avevano parlato di “plastic free”? Forse era solo un pretesto per auto propaganda a favore di telecamere per poi andare a fare la spesa, riempendo la macchina di confezioni d’acqua in bottiglie e cellophan di plastica. Sta di fatto che su 8mila famiglie biancavillesi, soltanto alcune decine hanno usato la “Casa dell’acqua”. A loro va un plauso, a tutto il resto un velo pietoso.

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