Editoriali
Ci scrive il segretario del Pd, noi gli diamo una notizia… dirompente
Ci scusiamo con i nostri lettori: apriamo una piccola parentesi e la richiudiamo subito


EDITORIALE
Dal Partito Democratico di Biancavilla riceviamo una email con la definizione di “comunicato stampa”, senza però riportare il nominativo di nessun giornalista, che è un requisito minimo. Dettagli, sorvoliamo per il momento. La sostanza di questa nota, non firmata ma logicamente attribuibile al suo segretario Giuseppe Pappalardo, è un invito a Biancavilla Oggi. Una richiesta «ad avere un atteggiamento di pari dignità a garanzia di una informazione completa e plurale». Viene fatto presente nella nota che «non consentiamo a nessun organo di informazione di fare insinuazione o peggio ancora di delegittimarci ingiustamente e incautamente sul piano dell’azione politica».
Non comprendiamo a quali insinuazioni o delegittimazioni ci si riferisca. Nella comunicazione non viene riportata alcuna spiegazione. È però singolare che tali esternazioni arrivino a poche ore dalla pubblicazione su Biancavilla Oggi, con ampio risalto e notevole riscontro di letture, delle interviste al presidente del Pd, Alfio Distefano, e all’ex candidato sindaco Carmelo Mignemi. Spazi nei quali sia l’uno che l’altro, in totale libertà, hanno espresso pensieri, opinioni, giudizi, valutazioni. Sulle nostre pagine, hanno avuto carta bianca. E da entrambi -interlocutori qualificati e rispettosi- abbiamo ricevuto ringraziamenti e gratitudine per il lavoro giornalistico svolto con professionalità e serietà.
Qualche settimana fa -aggiungiamo- abbiamo avuto contatti con il vice segretario provinciale dei Democratici su questioni relative al nostro ospedale: con Angelo Petralia il dialogo -come sempre- è stato lineare, corretto, di massima apertura.
Ecco perché il cosiddetto “comunicato stampa” sembra scritto da un Pd parallelo, un partito dalla doppia “personalità”. Incomprensibile il riferimento all’accusa di faziosità (parola abusata per esprimere il nulla) che viene mossa nei nostri confronti dal segretario Pd. Ma di quale fazione parla?
Non vogliamo dilungarci in risposte eccessivamente argomentate: sarebbe una perdita di tempo. Ci limitiamo a dare al segretario del Pd una clamorosa e dirompente notizia. Si prepari, si sieda e faccia un bel respiro. Lo informiamo che nelle democrazie, in Italia e (pensi un po’) persino a Biancavilla, sono garantite la libertà di stampa e la libertà di critica. Sconvolgente, vero? Ma è così. Funziona così.
La bussola della coerenza
Rassicuriamo lui e tutti, dunque, che la linea editoriale di Biancavilla Oggi resterà immutata, la stessa tracciata fin dall’agosto 2014, quando ci siamo affacciati nel panorama giornalistico locale. La lancetta della nostra bussola segna sempre la stessa direzione: quella della coerenza. Non ci siamo mai smarriti. Decidiamo noi chi intervistare, quali argomenti affrontare, quali domande porre. Non certo gli “inviti” di un partito, qualsiasi partito.
Siamo un giornale, cioè altra cosa rispetto ai bollettini o alle noiose tribune di Mamma Rai anni ’60. L’informazione è un bene prezioso, non un programma di “dediche e richieste”, secondo i gusti musicali di un capo partito, a maggior ragione se si autodefinisce “democratico”. Continueremo –superfluo ribadirlo– nel nostro esercizio di libera informazione e critica, secondo i nostri valori e la nostra identità. Ce lo concede la Costituzione, non il segretario del Pd di Biancavilla.
Lui, piuttosto, sia consequenziale ai suoi propositi natalizi di «intrattenere buoni rapporti con tutti gli organi di informazione». C’è un solo modo: stia al suo posto, non si intrometta nelle scelte editoriali e giornalistiche di una testata, che ha la prerogativa di dare notizie, proporre analisi, avanzare critiche, esprimere giudizi, prendere posizione. Nelle democrazie, è la politica ad essere l’oggetto del controllo della libera stampa. Non il contrario, che invece è tipico delle dittature.
Il segretario “democratico” si convinca da solo: non spetta a lui dare lezioni né patenti di pluralismo. Se vuole animare la solita sceneggiata del perseguitato, faccia pure: noi non saremo il suo palcoscenico. E se proprio sente la fame di visibilità fine a se stessa, si rivolga ai “giornalisti” di partito di sua conoscenza. Loro sì, faziosi per definizione.
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Editoriali
Di nuovo Pasqua: “a Paci” di Biancavilla tra cicatrici sociali e drammi globali
Dopo due anni tornano riti e processioni antiche: l’evento ci educhi al senso del collettivo e della legalità


EDITORIALE
Non abbiamo fatto in tempo ad uscire dallo stato d’emergenza sanitaria che un nuovo evento, d’incidenza planetaria, irrompe nelle paure individuali e nella psicosi collettiva. Il conflitto russo – ucraino non ci riporta soltanto dentro le pagine di una storia che pensavamo definitivamente chiusa nei manuali. Ci rimette di fronte all’incertezza dell’avvenire, alla debolezza degli organismi internazionali. E mentre le retoriche di parte tirano a disorientarci, restano le vittime silenziose. I congiunti di chi ha perso la vita o combatte in prima linea, chi ha già perso tutto ed è profugo. Loro insegnano che non c’è mai guerra che si vince.
Eppure, la Pasqua viene per il mondo. Ci riporta alle due condizioni dell’esistere: alla prova e alla gioia. Si ritorna visibili per le strade a parteciparci l’umanità.
E in questo lembo di mondo che si chiama Biancavilla tornano le processioni, si ritorna a sperare. Siamo stati un’Addolorata o un Mistero, ma ci ha abitati una promessa: quella Paci che è esplosione. Vita che ci sorprende dentro la vita.
E mentre vogliamo riappropriarci, seppur con cicatrici individuali e sociali, di quella normalità che ci manca da oltre due anni, ci sentiamo uniti nella drammaticità degli eventi globali. E nella tragedia ci scopriamo vivi, tra il Getsemani e l’alba del terzo giorno.
Ma il biancavillese si rappresenta come un deluso. Estraneo a un sistema che nei fatti si accetta con compiacenza. E che venga Pasqua per educarci al senso del collettivo, a una legalità non di facciata, a prendere posizione contro il malcostume, che ci insegni a esigere dalle istituzioni, che non ci faccia mendicare diritti come favori.
Solo così avremo il coraggio di dire che amiamo questa terra e a Paci l’avremo noi fatta col mondo. Ci faremo l’abito nuovo da esibire nella piazza Roma della conquista sociale. Sapremo restare. È utopia attendere la Pasqua a Biancavilla?
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