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Abusivismo commerciale, il trionfo dell’illegalità è sotto gli occhi di tutti

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Bancarelle improvvisate sui marciapiedi e sulle panchine di via Vittorio Emanuele, viale dei Fiori “sotto assedio”, passanti costretti a fare la gincana tra un venditore ambulante e l’altro di fronte l’ospedale.

Dal centro di piazza Roma a piazza Sgriccio a via Innessa e viale dei fiori, lo spettacolo è sempre lo stesso: piccoli ombrelloni o una macchina con il cofano aperto che si improvvisa ambulante e furgoncini di ogni genere. Merce di ogni tipo: dalle cianfrusaglie all’ortofrutta. A rimetterci, come al solito, non è solo il decoro della città ma soprattutto i commercianti biancavillesi onesti che nulla da soli possono fare contro l’abusivismo commerciale.

A Biancavilla, il fenomeno sta assumendo ormai dimensioni sempre più gravi e preoccupanti. Oggi ho fatto un tour per le vie del centro, ho trovato purtroppo che tutte le zone a maggiore vocazione commerciale sono letteralmente invase da ambulanti abusivi che non solo procurano un danno a chi rispetta la legalità, ma costituiscono un degrado visivo per i pedoni e i tanti passanti che attraversano queste vie.

È impossibile che l’assessore al Commercio (cioè Glorioso stesso, che detiene in prima persona questa specifica delega, ndr) non conosca il problema dell’abusivismo commerciale (la piaga non è certo una novità della giunta dell’attuale sindaco). Non risparmio una critica diretta al sindaco, che secondo molti «dimostra di non essere in grado di garantire la legalità né di voler tutelare il commercio, che rappresenta una importante realtà dell’economia biancavillese ed è un fondamentale settore per la città dal punto di vista sociale e culturale».

È necessario che il sindaco intervenga immediatamente per riportare la legalità e restituire ai cittadini una città che non sia invasa da venditori abusivi che vendono paccottiglia di poco valore persino al centro di piazza Roma.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Biancavilla insensibile alla strategia “plastic free”: chiude la “Casa dell’acqua”

In altre città è un successo, da noi è un flop: mancano senso civico, rispetto ambientale e cultura “green”

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di VINCENZO RUSSO

Era stata inaugurata due anni fa in piazza Don Bosco ed era stata annunciata come un’iniziativa di civiltà. La “Casa dell’acqua” era a disposizione di tutti: il prezioso liquido controllato ed adeguatamente filtrato ad un prezzo di 5 centesimi a litro. Ognuno, con una tessera acquistabile in alcuni punti vendita di Biancavilla, avrebbe potuto riempire proprie bottiglie. Un gesto semplice con una duplice finalità: risparmiare sull’acquisto di acqua ed evitare la disporsione di plactica. Un gesto che ogni cittadino attento alla comunità e alla causa ecologica (che riguarda tutti indistintamente) avrebbe dovuto compiere con convinzione.

Invece, poche decine di biancavillesi hanno usufruito del servizio, aderendo civilmente alla strategia “plastic free” e contribuendo ad una minore diffusione della plastica. Così, mentre in diverse altre città (anche vicine alla nostra), le “Case dell’acqua” sono ampiamente utilizzate, da noi si assiste all’esatto opposto.

A Biancavilla, la ditta che gestisce il servizio ha dovuto constatare la non sostenibilità. Pertanto, la piccola struttura di erogazione idrica di piazza Don Bosco – come recita un avviso – è destinata ad essere disinstallata. Anzi, il termine ultimo era stato già fissato per febbraio per gli utenti che ancora hanno credito da spendere.

Non è una buona notizia, questa. Perché Biancavilla si dimostra ancora una volta insensibile a regole di civiltà, al rispetto ambientale e alla cultura “green”. Che grande delusione! Mi chiedo quanti politici di destra e di sinistra abbiano utilizzato la “Casa dell’acqua”, giusto per dare l’esempio.

Dove sono i cosiddetti “ambientalisti” da tastiera? E dove sono coloro che in piazza Roma avevano parlato di “plastic free”? Forse era solo un pretesto per auto propaganda a favore di telecamere per poi andare a fare la spesa, riempendo la macchina di confezioni d’acqua in bottiglie e cellophan di plastica. Sta di fatto che su 8mila famiglie biancavillesi, soltanto alcune decine hanno usato la “Casa dell’acqua”. A loro va un plauso, a tutto il resto un velo pietoso.

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