Cronaca
Il “pizzo” agli Arena, un altro imputato condannato a 6 anni e 8 mesi di carcere
Sentenza del Tribunale di Catania per Marco Donzì: avrebbe sottoposto ad estorsione l’agenzia funebre

La sua posizione, seppure stralciata ed esaminata in un procedimento a parte, rientra nel contesto delle azioni estorsive ai danni dell’agenzia funebre della famiglia Arena di Biancavilla. Per Marco Donzì, dopo rinvii e ritardi accumulati soprattutto nel periodo del lockdown, arriva adesso la sentenza di condanna inflitta dalla seconda sezione penale del Tribunale di Catania (collegio presieduto da Enza De Pasquale).
Una pena a sei anni ed otto mesi di reclusione (oltre ad una multa di 690 euro e al pagamento delle spese processuali) per estorsione aggravata. L’uomo è stato condannato anche al risarcimento danni a favore delle parti civili (Orazio Arena e i figli Giuseppe e Luca, nonché l’associazione antiracket “Libera Impresa”). Danni da liquidarsi in sede civile, ma con attribuzione di una provvisionale di 10mila euro.
I fatti si riferiscono al 2012. Secondo le accuse, Donzì avrebbe agito in concorso con Alfredo Maglia, esponente del clan di Biancavilla assassinato ad Adrano nell’ottobre 2013. Ma anche con Davide Garofalo e Agatino Scalisi, condannati anche loro per estorsione agli Arena, oltre che per omicidio nell’ambito della vicenda della “Ambulanza della morte”.
Il gruppo si sarebbe reso responsabile di «più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso». Azioni consistite in minacce e intimidazioni agli Arena, oltre all’imposizione «di cedere loro l’utilizzo e la gestione dell’autombulanza intestata a Giuseppe Arena». L’intento, una volta «detratte le spese di manutenzione, utilizzo ed assicurazione del mezzo» era quello, secondo l’accusa, di «dividere i guadagni con i clan mafiosi di Biancavilla e “Santangelo” di Adrano». Quindi un «ingiusto vantaggio consistito nella gestione dell’autoambulanza e dei relativi guadagni per il trasporto dei malati con pari danno per gli Arena che non potevano ricavare alcun utile dall’utilizzo del loro mezzo».
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Cronaca
La droga e un “pizzino” a casa del figlio di un esponente del clan di Biancavilla
Arrestato dai carabinieri un 41enne, già indagato a piede libero nell’inchiesta “Ultimo atto”

Il suo nome figura già tra gli indagati a piede libero del blitz “Ultimo atto” (traffico di sostanze stupefacenti è il reato contestatogli) ed è figlio di uno degli esponenti storici del clan mafioso Toscano – Mazzaglia – Tomasello. Adesso, i carabinieri di Biancavilla lo hanno arrestato per detenzione di marijuana nella sua abitazione.
Il blitz è scattato nell’abitazione dell’uomo, un 41enne, con l’ausilio del Nucleo cinofili. È stato King, il cane antidroga, a fiutare la sostanza stupefacente, nascosta in una cassettiera, in cucina.
I militari, qui, hanno trovato una busta sottovuoto trasparente piuttosto capiente, contenente diverse decine di grammi di marijuana. Sulla parte alta della stessa cassettiera, invece, trovato un bicchiere di plastica, al cui interno erano presenti 135 euro in banconote di diverso taglio, oltre a diverse monete, ritenute provento di attività illecita.
La perquisizione ha consentito di notare pure, nel comodino della camera da letto, un “pizzino” con nomi e numeri, adesso al vaglio dei militari perché si suppone sia un resoconto dello spaccio. Un “promemoria” che costituisce il tassello conclusivo grazie al quale i militari hanno ricostruito l’attività illegale messa in piedi dal 41enne.
Per lui sono scattate le manette. La marijuana sequestrata verrà sottoposta ad analisi di laboratorio, in modo da capire il tasso di tetraidrocannabinolo contenuto.
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