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Giardina resta in Giunta, ma lascia il Consiglio (gli subentra Messina)

Pronte le nomine assessoriali di Mario Amato e Vincenzo Mignemi, diatriba sulla nomina di un esperto

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Era stato eletto consigliere comunale nella lista “Biancavilla mi piace”: con le sue 595 preferenze, il quarto più votato in queste Amministrative 2023. Ma è stato nominato dal sindaco Antonio Bonanno quale sua assessore, già designato in campagna elettorale.

Adesso, Vincenzo Giardina, si ritrova ad un bivio, dovendo scegliere tra l’assemblea cittadina e la Giunta. Una scelta meditata che ha portato alla decisione: lascia il Consiglio per assumere il ruolo esclusivo nel governo cittadino.

«Opto per la Giunta per fare in modo che il lavoro di assessore lo possa svolgere al meglio», dice a Biancavilla Oggi Giardina, che si appresta a formalizzare una lettera.

Le sue dimissioni dal Consiglio aprono le porte dell’Aula alla prima dei non eletti della sua lista: si tratta di Emanuela Messina, che dovrà insediarsi nella prima seduta utile che convocherà il presidente Luigi D’Asero.

Un avvicendamento resosi necessario per completare la composizione dell’amministrazione comunale. Il primo cittadino è pronto a procedere con la nomina di Mario Amato (in rappresentanza del gruppo “Biancavilla in azione”) e di Vincenzo Mignemi (“Prima l’Italia”), che manterrà pure la carica di consigliere. Due componenti che, ultimando il puzzle assessoriale, si affiancheranno ai tre assessori già operativi dall’indomani dell’esito elettorale: Martina Salvà (sarà lei con ogni probabilità il vice sindaco), Vincenzo Randazzo e Vincenzo Giardina. Un quadro che conferma quanto aveva ampiamente anticipato Biancavilla Oggi.

Il nodo della nomina di un “esperto”

Nessuna discussione, dunque, sui nomi assessoriali (contrariamente a quanto paventato in una nota del Partito Democratico e della lista “Biancavilla che vogliamo”).

Le frizioni, invece, ci sono state e ci sono – interne a Fratelli d’Italia – sulla nomina di un esperto o consulente che, a titolo gratuito, affianchi il sindaco (si era parlato, in via ipotetica, della mansione di “direttore artistico”).

La scelta sembrava essere ricaduta su Placido Lavenia, candidato consigliere per Fratelli d’Italia, un curriculum da Accademia di Belle Arti, ex presidente del Circolo San Placido ed animatore, negli anni, di diverse iniziative ed opere realizzate per la comunità. A pretendere il ruolo ci sarebbe, però, anche Fabio Catania, consulente finanziario, inserito nell’entourage di Antonio Bonanno come delegato della lista FdI, assieme ad Angelo D’Urso.

Una diatriba, nelle mani del sindaco, da risolvere. Al di là dei nomi, ci sono questioni burocratiche. La norma impone al massimo due nomine, anche se l’incarico è a titolo gratuito. Già Bonanno ha confermato la figura – individuata nel novembre 2021 – di Carmelo Milazzo per curare i rapporti con il mondo ecclesiastico locale. Rimane aperta una sola possibilità. Ma l’esigenza prioritaria, seppur in via occasionale, è dotarsi di un esperto in bilancio (in questo caso a titolo oneroso). Dunque, il consulente in quota Fratelli d’Italia resta per ora congelato.

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Il sindaco Bonanno ricorda il 25 Aprile, ma dimentica la parola “fascismo”

Il presidente del Pd, Alfio Distefano: «Così si rischia di snaturare il significato di questa ricorrenza»

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Un momento della commemorazione dello scorso anno

«Nella Giornata del 25 Aprile, Festa della Liberazione, i valori democratici vanno affermati con nettezza e nel fare ciò bisogna esprime l’avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari che restringono la libertà. La celebrazione della nostra ritrovata libertà deve aiutarci a comprendere e rafforzare il ruolo dell’Italia nel mondo come imprescindibile baluardo di democrazia. Viva la libertà, Viva la democrazia, Viva l’Italia».

Con queste parole, il sindaco di Biancavilla, Antonio Bonanno, ha ricordato la ricorrenza della Liberazione. Ma, come accaduto anche in anni precedenti, non ha pronunciato la parola “fascismo”. C’è il riferimento ad una generica «avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari», ma senza citare il dato storico della caduta della dittatura di Mussolini e della cacciata dei nazisti di Hitler. Dettaglio che non è passato inosservato. Un atteggiamento peraltro in linea con quello della presidente Giorgia Meloni e della sua maggioranza. Ma si può celebrare la Liberazione, omettendo di ricordare l’occupazione nazifascista?

L’intervento di Alfio Distefano

Così, a margine del 25 aprile, è il presidente del Partito democratico di Biancavilla, Alfio Distefano, ad affidare ad una nota stampa la sua riflessione.

«Le parole – scrive Distefano – rischiano di snaturare il profondo significato di questa ricorrenza, strumentalizzandola in modo inaccettabile. Il 25 aprile non è, come affermato dal sindaco e da parte della sua giunta, una semplice giornata commemorativa dei caduti di tutte le guerre o una celebrazione generica contro i regimi totalitari. Si tratta, piuttosto, di una data ben precisa che segna un momento fondamentale nella storia del nostro Paese: la liberazione dal regime nazifascista, avvenuta nel 1945 grazie al sacrificio dei partigiani e all’impegno congiunto di tutte le forze antifasciste. È un giorno in cui dovremmo riflettere sul coraggio e la determinazione dei partigiani italiani che, con grande sacrificio e rischio personale, lottarono per l’ideale di libertà e democrazia».

Distefano sottolinea ancora che «celebrare il 25 aprile significa non solo onorare la memoria di chi ha combattuto e dato la vita per la libertà, ma anche riaffermare con forza i valori antifascisti che sono alla base della Repubblica Italiana. Valori che, come recita la nostra Costituzione, ripudiano la guerra e la violenza e pongono al centro la tutela dei diritti umani e la democrazia».

«Distorsione della memoria storica»

«Ritengo inaccettabile – specifica il presidente del Pd – che i rappresentanti delle istituzioni, come Sindaco e Giunta comunale, possano mettere in discussione il significato profondo del 25 aprile, alimentando una pericolosa distorsione della memoria storica, dove tale strumentalizzazione rischia di offendere la memoria di chi ha combattuto e di minare i valori stessi su cui si fonda la nostra democrazia».

Da qui, dunque, la richiesta di Distefano rivolta agli amministratori comunali ad «impegnarsi a promuovere una corretta e consapevole celebrazione del 25 aprile, commemorare questa giornata con il rispetto che merita e che sia occasione di riflessione e di riaffermazione dei valori antifascisti che uniscono l’Italia».

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