Politica
Antonio Bonanno svela i suoi assessori: è il “ritorno” di Vincenzo Randazzo
Gli altri componenti designati dal sindaco uscente sono Vincenzo Giardina e Martina Salvà


Antonio Bonanno anticipa parte della sua squadra amministrativa. Il sindaco uscente, di nuovo ricandidato dalla coalizione di Centrodestra, ha indicato tre dei cinque assessori che dovranno comporre la sua Giunta.
Tra loro, spicca il nome di Vincenzo Randazzo, protagonista della destra biancavillese, che torna alla politica attiva dopo vent’anni di assenza. Formatosi nel Movimento Sociale Italiano e transitato in Alleanza Nazionale, “allievo” di Mario Cantarella, Randazzo lega l’apice della sua attività politico-istituzionale all’opposizione rivolta al sindaco diessino Pietro Manna, tra il 1994 e il 2003. Poi, una lunga pausa lontano dai riflettori, seppur sempre presente in occasione delle varie competizioni elettorali. Nell’eventuale e prossima Giunta Bonanno, Randazzo – docente presso la scuola media “Luigi Sturzo” – per la prima volta assumerebbe il ruolo di assessore.
Altro esponente della destra biancavillese, cresciuto in Azione Giovani, proprio sotto la “protezione” di Randazzo, è Vincenzo Giardina. L’attuale vicesindaco, già consigliere comunale, esponente di Fratelli d’Italia, figura tra gli assessori designati da Bonanno. Per lui si tratterebbe di un’esperienza amministrativa in continuità con il lavoro già svolto.
Nel segno della continuità si lega il terzo nome del componente della proposta della Giunta Bonanno per questa tornata elettorale. Si tratta di Martina Salvà, consigliera uscente, che ha ricoperto la carica di presidente dell’assemblea cittadina.
«I tre nomi scelti – spiega Bonanno a Biancavilla Oggi – sono quelli di tre valide personalità, coerenti con il percorso politico intrapreso dalla mia coalizione già cinque anni fa. Al mio fianco, tante liste con moltissimi candidati giovani e donne che hanno deciso di impegnarsi in prima persona per la nostra città. È questo uno degli aspetti che mi piace evidenziare. Abbiamo stilato un articolato programma. Il completamento della squadra di governo avverrà all’esito delle elzioni per formare una Giunta rappresentativa di tutte le forze che sono al mio fianco».
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Politica
Biancavilla 2023, quei ragazzi di destra che hanno ribaltato la storia politica
Tre generazioni, uno scatto fotografico: dal Fronte della gioventù ad Azione Giovani fino ad Atreju


C’è uno scatto fotografico – in questa competizione elettorale di Biancavilla finita con il trionfo di Antonio Bonanno – che più di ogni altro racconta la svolta epocale dell’80%. È quello che vede, sul palco di piazza Roma, durante l’ultimo comizio, Vincenzo Giardina e Vincenzo Randazzo con al centro Bonanno. È uno scatto, fatto casualmente tra decine di tanti altri. Ma ha la capacità di riassumere una storia che parte da lontano. Lì ci sono tre generazioni di militanti della destra biancavillese, formatasi e cresciuta in quel luogo politico che era la “sezione”.
Tre generazioni che hanno mosso i primi passi nelle organizzazioni giovanili, dal Fronte della gioventù ad Azione Giovani, dalla Giovane Italia ad Atreju (stessa realtà in cui si è formata Giorgia Meloni). Un’evoluzione che dal Movimento Sociale Italiano, passando per Alleanza Nazionale e il Popolo delle libertà, arriva a Fratelli d’Italia. Dalla “fiamma” di Giorgio Almirante alla fiaccolata per Paolo Borsellino. Da forza emarginata a guida del governo, dell’Italia e di Biancavilla.
Il tabù storico era stato frantumato già nel 2003 da Mario Cantarella: primo sindaco di destra nella Biancavilla repubblicana (con Andrea Ingiulla tra gli assessori!). Ma è Antonio Bonanno a portare il partito su vette inesplorate: primo sindaco di destra a conquistare il doppio mandato e (in assoluto) ad avere ottenuto 8 preferenze ogni 10, con una coalizione che per la prima volta vede i centristi trainati perché usciti malconci dalle urne.
In questa percentuale è inclusa una sostanziosa dose di demeriti, inadeguatezze, incapacità, assenze degli avversari. Così, di converso, è la sinistra biancavillese che sprofonda nel più basso dei risultati di consenso e di rappresentanza dall’epoca risorgimentale ad oggi. Un cataclisma da far tremare il cuore della storia. Sarebbe una banalità cosmica attribuire la responsabilità ad Ingiulla o alle “otto liste contro una“: ne parleremo in un articolo a parte.
Torniamo, quindi, alla foto con Randazzo e Giardina assieme al sindaco. Abbiamo conosciuto il primo nell’era dell’amministrazione Manna (dal 1994 al 2003). Lui era il maggiore oppositore: sapeva leggere le carte, le studiava, attaccava in Consiglio con argomentazioni accurate e citazioni auliche. Esponente di An, ma la scuola era quella del Msi. Lo ascoltavano tutti con attenzione dai banchi dell’allora maggioranza. Rappresentava la destra, praticamente in solitaria. Mai avrebbe potuto pensare allora – stagione in cui Manna era dipinto sui manifesti come “l’imperatore di Biancavilla” per il suo strapotere – che venticinque anni dopo sarebbe diventato assessore con una destra che ha ribaltato e riscritto la storia politica di questa città, ormai ampiamente “ex” roccaforte rossa.
A Giardina, invece, lo ricordiamo, sempre nell’era Manna e degli inossidabili diessini (i Democratici di sinistra), militante sbarbatello di Azione Giovani. Era stato portato nella sezione di via Vittorio Emanuele (tappezzata con manifesti ruggenti e le foto di Almirante a Biancavilla) da Placido Sangiorgio, quando presidente dell’organizzazione era Enrico Indelicato. Tra gli altri militanti, Sergio Atanasio, Gianmarco Rapisarda, Nino Lavenia, Rino Mauceri, Francesco Cantarella (per citarne alcuni). Un gruppo affiatato che si divertiva a fare opposizione con il classico volantino e pure con un giornalino, “Zoom, Obiettivo Biancavilla”, distribuito in 400 copie.
Non c’era ancora Antonio Bonanno. Troppo piccolo: frequentava le elementari. Ma dell’organizzazione giovanile della destra, l’attuale sindaco vanterà poi una scalata che, da Biancavilla, lo porterà a capo del coordinamento provinciale di Catania, proprio su nomina di Giorgia Meloni. Attorno a lui, un gruppo rimasto sempre legato, nelle vittorie e nelle sconfitte: Dino Caporlingua, Salvo Pulvirenti e Mauro Mursia, Angelo D’Urso e Alberto Papotto, Antonio Fiorello e Salvo Bonaccorsi… Gli stessi di sempre: un’autentica comunità politica.
Una comunità consapevole delle proprie radici, ma non assimilabile a cliché ideologici ed inutili nostalgismi: mai uno scivolone, tale da animare lo spettro del pericolo “fascista” a Biancavilla. Piuttosto, quella rappresentazione generazionale in foto ha dimostrato senso delle istituzioni e piena maturazione.
Non è casuale, forse, se alla fine del comizio, scesi dal palco, quei tre “ragazzi di destra”, diventati classe dirigente e di governo, siano stati riconosciuti dal loro mentore comune come gli eredi di quella storia che parte da lontano. «Adesso posso ritirarmi, sicuro di lasciare il testimone in buone mani», ha detto in sostanza Mario Cantarella. Parole che racchiudono l’essenza di una comunità politica.


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