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Cagnolina legata ad una catena in fondo ad un pozzo di Biancavilla

Mobilitati la comunità “Sentiero speranza”, l’associazione “Dammi la zampa” e i vigili del fuoco

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Una cagnolina legata e lasciata in fondo ad un pozzo. In zona “Croce al vallone”, a Biancavilla, è stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco del distaccamento di Adrano per mettere in salvo il povero animale.

L’episodio è stato reso noto dai volontari dell’associazione di volontariato “Dammi la zampa”, che a Biancavilla si occupa dei randagi in un proprio rifugio e della loro sterilizzazione.

La bestiola si trovava all’interno del pozzo, profondo circa 6 metri: era legata ad una catena e mostrava segni di malnutrizione. Difficile capire da quanto tempo si trovasse in quelle condizioni.

I primi a cercare di tirare fuori il cane sono stati i ragazzi della comunità “Sentiero speranza”. «La passeggiata di alcuni utenti della nostra comunità –sottolinea la dott. Maria Teresa Furnari– è stata la fortuna del cane. Udito il suo pianto è stata allertata l’associazione».

Dato l’allarme, sono intervenuti poi i vigili del fuoco. Il loro intervento ha consentito di recuperare l’animale e consegnarlo all’associazione, che se ne è presa subito cura.

«Ecco dove arriva l’inciviltà umana, non solo l’abbandono ma anche la condanna a morte». È stato l’amaro commento dei volontari di “Dammi la zampa” sulla propria pagina Facebook.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Installazione antenna 5G, le suore salesiane: «Noi non c’entriamo niente»

Intervento delle Figlie di Maria Ausiliatrice a proposito dell’impianto sull’edificio in cui sono ospitate

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«Come Figlie di Maria Ausiliatrice esprimiamo comprensione per le preoccupazioni espresse. Siamo fiduciose che chi ha responsabilità e competenza prenda decisioni rispettose della sicurezza e della salute dei cittadini».

Lo scrivono in una nota stampa le Figlie di Maria Ausiliatrice di Biancavilla, a proposito della installazione di un’antenna 5G sull’edificio di via Mongibello in cui sono da sempre ospitate.

Sulla vicenda gli abitanti della zona hanno manifestato il loro dissenso e il Comune aveva presentato un ricorso contro l’installazione, bocciato dal Tar.

C’è chi ha chiamato in causa le suore salesiane, a sproposito. Ed ora arrivano le loro puntualizzazioni.

«La notizia dell’installazione delle antenne 5G – scrivono – ha destato ansia e preoccupazione per molti. Ci sembra doveroso fornire alcune chiarificazioni. La sede di via Mongibello è di proprietà dell’Ipab Casa del fanciullo “Francesca Messina”.
Tra l’Ipab e l’ente delle Figlie di Maria Ausiliatrice è in essere un comodato d’uso gratuito dei locali per l’abitazione delle suore e le attività pastorali da loro animate».

«L’azienda che sta provvedendo all’installazione delle antenne – viene specificato – non ha alcun contratto in essere né in forma diretta né indiretta con le Figlie di Maria Ausiliatrice. Circa un anno fa la direttrice dell’istituto ha ricevuto la semplice informazione della decisione in oggetto da parte dell’Ipab».

Le suore, dunque, non hanno alcun ruolo formale nell’iter per la collocazione dell’impianto. Resta il fatto che le entrate economiche destinate all’Ipab, per consentire sul proprio tetto l’installazione dell’antenna, non c’è dubbio che avranno un beneficio indiretto pure sulle Figlie di Maria Ausiliatrice. In mancanza di introiti, il mantenimento dell’immobile e l’ospitalità riservata alle suore potrebbero non essere così scontate.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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