Cultura
Dopo 126 anni smantellati a Biancavilla i binari della Fce: è la fine di un’epoca
Era il 2 giugno 1895 quando venne inaugurata la tratta del nostro paese, che contava 13mila abitanti

Da alcune settimane la Ferrovia Circumetnea sta procedendo alla rimozione dei binari lungo il tracciato di Biancavilla. Un lavoro inizialmente reso visibile nella zona di Cristo Re ed ora si può notare pure nella parte attigua alla parrocchia Sacro Cuore.
Chi osserva con superficialità potrà dire che si tratti di un banale intervento, propedeutico alla fase di acquisizione del tracciato al Comune di Biancavilla, che da alcuni anni è pronto per progetti di recupero e diversa fruizione.
Eppure, c’è di più: gli interventi di rimozione di questi giorni segnano la fine di un’epoca. Lo smantellamento della linea ferrata avviene esattamente dopo 126 anni, durante i quali ha mantenuto sostanzialmente lo stesso tracciato.
L’inaugurazione della ferrovia a scartamento ridotto lungo i paesi dell’Etna avviene, nel caso di Biancavilla, il 2 febbraio 1895, con l’attivazione della tratta Catania-Adernò. Un’opera, realizzata in sub-concessisone dalla Società Siciliana di Lavori pubblici ( facente capo all’imprenditore inglese Robert Trewhella) che permise di fare uscire dall’isolamento questa importante porzione di territorio.
A quell’epoca, il nostro paese contava poco più di 13mila abitanti, la metà di quelli attuali. Il centro abitato si sviluppava ben al di sotto della strada ferrata. La posa dei binari avvenne in piena campagna.
Nei decenni successivi quella linea ha influenzato la formazione di diversi quartieri, soprattutto nella prima metà del Novecento. Anzi, ha fortemente determinato il profilo urbanistico, così come lo vediamo oggi. Al punto che le aree abitate che sviluppatesi a ridosso dei binari, ancora oggi vengono localizzati ed indicati come “sotto” e “sopra linea”.
28 luglio 2015: Biancavilla va in metropolitana
La cessazione dell’uso dei binari risale al 2015. Con l’arrivo della littorina, alle ore 12.22, nella stazione sotterranea di piazza Giovanni XXIII, Biancavilla inaugurava la galleria metropolitana. Dopo 120 anni, il paese salutava definitivamente il tracciato in superficie della Circumetnea. Era il 28 luglio 2015: una data storica.
Ma è l’eliminazione dei binari e della traversine in legno, cominciata da alcune settimane, che dà un impatto visivo della trasformazione che avverrà dopo oltre un secolo.
È noto, infatti, che il Comune chieda da tempo di potere avere dal Demanio regionale la titolarità sul “corridoio” un tempo attraversato dalla littorina, oggi ridotto nel degrado.
L’ultima riunione in Prefettura, sollecitata dal sindaco Antonio Bonanno per accelerare l’iter, è dello scorso giugno. I lavori di rimozione dei binari è conseguenza di quell’incontro a Catania con i vertici della Fce.
Adesso va pensato un progetto di recupero e riutilizzo del tracciato, ridisegnando un nuovo assetto lungo quella linea adagiata sul territorio di Biancavilla 126 anni fa, durante i quali si è passati dalla locomotiva a vapore (una delle quali, nel 1894, denominata “Biancavilla”) alle ultimissime automotrici diesel-elettriche.

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Cultura
Intellettuale e uomo di cultura: ricordo nostalgico del preside Vincenzo Pistorio
Una sua lezione apriva un mondo affascinante, fu lui a riunirci dopo quanto accaduto ad Aldo Moro

«Al Preside Prof. Vincenzo Pistorio per avere diretto con dedizione e passione in questa sede storico il Liceo “G. Verga” per 21 anni dal 1963 al 1984». Con queste parole, sovrascritte in una targa, si è voluto ricordare e omaggiare un biancavillese che ha dedicato la propria vita alla scuola. Una cerimonia semplice, ad Adrano, cui hanno preso parte il figlio Alberto con l’assessore del Comune di Adrano, Salvo Italia, e alcuni ex alunni: Massimo Cultraro, Eugenio Calì, Loredana Lorena, Sandra Galizia. Pubblichiamo qui di seguito un ricordo personale del nosro collaboratore, Alfio Lanaia, anche lui parte di quella generazione di studenti formatasi nel liceo guidato dal prof. Pistorio.
Con la targa dedicata quest’oggi al Preside Vincenzo Pistorio si sana un debito di riconoscenza verso un uomo che per quasi quattro decenni ha rappresentato una parte significativa della cultura di Adrano e Biancavilla. È stato, infatti, prima insegnante e poi preside di quel Liceo classico da sempre fucina di classi dirigenti e intellettuali, non solo locali. Chi è stato insegnante nel «suo» liceo ha conosciuto le sue doti di dirigente, di organizzatore scolastico, di studioso del mondo classico. Lo ha visto presiedere consigli di classe e collegi dei docenti, ha letto i suoi lavori, dedicati a Euripide, a Virgilio, alla didattica del latino. Chi è stato studente del Classico lo ricorda sotto un’altra veste, più umana, più vicina.
Appartenendo a quest’ultima categoria, sollecitato da Biancavilla Oggi, traggo dalla memoria qualche ricordo, qualche aneddoto che ne metta in luce le qualità professionali e umane. I miei ricordi appartengono alla seconda metà degli anni Settanta del secolo scorso. Anni cruciali che hanno visto la riforma degli organi collegiali, con i decreti delegati del 1974, e dunque la partecipazione dei rappresentanti dei genitori e degli studenti alla vita della scuola.
Anni che hanno visto anche, per certi aspetti, la fine di tante illusioni, con il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro, nel 1978. Lo scrivo perché in quella triste occasione fu il preside, insieme ai professori, a convocare l’assemblea degli studenti, a informarci e a farci discutere e prendere coscienza di quello che era accaduto.
Quando i presidi non erano dirigenti
I presidi non erano ancora dirigenti scolastici, e questo significava più attenzione alla didattica, alla formazione, alle conoscenze degli studenti. In altre parole, il preside era ancora un organizzatore di cultura, in quanto lui stesso intellettuale, e non solo un esperto di diritto amministrativo.
Non posso dimenticare quelle volte in cui, quando mancava l’insegnante curriculare, entrava in classe il preside Pistorio a fare la supplenza. Dopo qualche comprensibile apprensione da parte nostra, subito riconoscevi lo studioso che traduceva in versi le Bucoliche di Virgilio, che ti sorprendeva parlando mezz’ora su una sola parola e ti apriva un mondo, che ti affascinava con una lezione sulla Divina Commedia.
Scampagnate, gite e pranzi luculliani
Ovviamente, c’era anche l’aspetto umano, quotidiano, quello che lo rendeva più vicino ai ragazzi. In questo campo gli aneddoti sono infiniti. Le scampagnate, i gemellaggi e i pranzi luculliani vedevano la partecipazione della mia classe cui non mancavano mai il preside e i professori.
Già, perché il preside Pistorio era un buongustaio, un fine intenditore de re coquinaria, amante della buona tavola e delle conversazioni. E noi, che sapevano di questa sua «debolezza», facevamo il mestiere di studenti. Ne approfittavamo, organizzando spesso di questi incontri conviviali. Lo facevamo sotto lo sguardo bonario del Preside Pistorio. Per lui, le scampagnate o le gite scolastiche, che si alternavano tra Chianciano e Rimini, erano momenti di crescita umana oltre che culturale.
In questa occasione, scoperta la targa che lo commemora, non posso allora non pensare con nostalgia al Preside Pistorio e a quello che ha rappresentato per la mia generazione. Penso all’uomo di scuola e di cultura che ha incarnato, insieme al corpo docente di quel periodo (Saro Franco, Pietro Biondi, don Leone Calambrogio, Concetta Distefano Gulino, Carmelo Fichera, Placido e Vincenzo Portale ecc.), un modello di scuola seria, a volte difficile, ma sempre a misura d’uomo.

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