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Via da intitolare ad Antonio Canepa? «Un’offesa ai veri caduti per la libertà»

Si anima il dibattito dopo l’istanza di un cittadino inoltrata al sindaco Antonio Bonanno

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Un cittadino di Biancavilla, Giuseppe Cantarella, ha chiesto al sindaco Antonio Bonanno – come Biancavilla Oggi ha già riferito – di dedicare una via al prof. Antonio Canepa, indipendentista siciliano, ucciso nella “strage di Randazzo” del 1945. Una proposta su cui interviene adesso Alfio Grasso, ex sindaco di Biancavilla, apprezzato studioso ed autore della nostra casa editrice “Nero su Bianco“, con cui ha pubblicato tre libri. Il più recente è “Biancavilla contro il Duce“, nel quale ricostruisce la prima sommossa popolare antifascista, avvenuta nel 1923.

Intitolare una strada ad Antonio Canepa, professore “guerrigliero”, appartenente al Movimento separatista siciliano, è un’offesa ai veri caduti per la libertà e la democrazia.

Che Canepa sia stato ucciso in un conflitto a fuoco coi carabinieri è un fatto acclarato, mentre non è ancora acclarata, nonostante le tante tesi avanzate, la dinamica dei fatti.

Va tuttavia ricordato che attorno al Movimento separatista, rappresentato da Finocchiaro Aprile, ruotavano  Lucio Tasca, con il suo Elogio al latifondo, Varvaro, poi espulso dal Movimento, oltre al “guerrigliero” Canepa, che mise in circolazione il pamphlet, La Sicilia ai siciliani – nel quale sostenne che la Sicilia era un’isola e che Iddio così volle crearla, affinchè essa rimanesse staccata dal continente – ed inoltre Egli, tramite i Nelson ( della ducea Bronte), fu un gregario dei servizi segreti britannici.

In buona sostanza il “guerrigliero” Canepa, nella sua vita fu un “avventuriero”, “tragediatore” e un “ecocentrico”. Egli – altro che antifascista – per essere nominato docente di Storia delle dottrine politiche presso la regia Università di Catania, scrisse (1937) Sistema di dottrina del fascismo, in tre volumi, che vennero lodati dalla rivista del regime “Gerarchia” e in prosieguo (1939) pubblicò L’Organizzazione del P.N.F.

Basterebbero questi brevi spunti per capire la personalità del Canepa e sulla base di essi valutare se egli merita un qualsiasi riconoscimento.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Premio Scanderbeg (e alla memoria), buona idea riconoscere i meriti però…

Note a margine dell’evento promosso dalla Presidenza del Consiglio Comunale a Villa delle Favare

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Ho letto con piacere dell’esistenza del premio Scanderbeg, istituito dal Comune di Biancavilla e, nello specifico, dalla Presidenza del Consiglio Comunale. L’idea che le nostre istituzioni vogliano dare merito e riconoscimento a personalità che si siano distinte in ambiti professionali o di impegno civico, culturale, sociale o volontaristico mi sembra valida e da sostenere.

Ci sono, tuttavia, due osservazioni che spontaneamente nascono dalla lettura delle cronache dell’evento di premiazione, avvenuto a Villa delle Favare.

Scegliere di stilare un ampio ventaglio di premiati rischia, nel giro di qualche anno, di esaurire il numero di meritevoli a cui conferire il riconoscimento. O quantomeno si rischia di individuare personalità via via “minori” rispetto a quelli già chiamati sul palco. In altre parole: meglio scegliere, per ogni edizione, pochi ma farlo con criterio, evitando motivazioni troppo generiche.

Altro aspetto che è saltato alla mia attenzione è la categoria del “premio alla memoria”. Non è inusuale che certi riconoscimenti vengano dati post mortem. Di solito accade per scomparse premature o improvvise.

Nel caso della manifestazione del Comune di Biancavilla sembra, invece, che si tratti di una categoria fissa, da riproporre ogni anno. L’idea, in questo caso, non fa altro che certificare la disattenzione che in passato l’istituzione comunale ha avuto nei confronti dei biancavillesi meritevoli.

I premi si danno in vita, non dopo la morte! Sembra si voglia colmare l’indifferenza che sindaci e consiglieri hanno mostrato nel passato. Cosa vera, ma ormai è troppo tardi. Vogliamo dare un premio, dunque, alla memoria per Antonio Bruno e farci perdonare le malignità riservate prima e dopo la sua morte o l’oblio che ne è seguito per decenni? Guardiamo avanti.

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