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Il “Covid Hospital” a Biancavilla, l’Asp ci scrive: «C’è un’organizzazione in atto»
Nota dell’Ufficio stampa dell’azienda sanitaria di Catania inviata alla redazione di “Biancavilla Oggi”
Continua il lavoro dell’Asp di Catania per programmare ed applicare attività relative all’emergenza “coronavirus”, ma senza dimenticare anche i servizi per patologie diverse dall’epidemia. In questa ottica, anche l’ospedale “Maria Santissima Addolorata” di Biancavilla rientra nello “scacchiere” a disposizione dell’azienda sanitaria.
La conversione di posti letto di Medicina per pazienti contagiati da coronavirus è stata una indiscrezione pubblicata dalle testate giornalistiche locali.
Una comunicazione dell’Asp indicava nel 25 marzo e nel 10 aprile le giornate di attivazione delle postazioni. Allo stato attuale non è ancora avvenuto. Punto sul quale è intervenuto pure il sindaco di Biancavilla, Antonio Bonanno, per chiarire alcuni apsetti.
«La questione –fa sapere l’Asp a Biancavilla Oggi a precisazione dell’articolo “L’Asp ci ripensa: l’ospedale di Biancavilla (per adesso) non sarà “centro Covid”– è relativa alla logica di programmazione che si sta seguendo, dettata dal Ministero della Salute, il 25 marzo, con nota della Direzione Generale della Programmazione sanitaria che prevede la necessità di “identificare prioritariamente strutture/stabilimenti dedicati alla gestione esclusiva del paziente affetto da Covid-19, tenuto conto che le attività precipue sono legate alle malattie infettive, assistenza respiratoria e terapia intensiva. Parimenti – continua la nota ministeriale – è necessario individuare altre strutture ospedaliere da dedicare alla gestione dell’emergenza ospedaliera non Covid (patologie complesse tempodipendenti)».
«In questa fase, l’Asp di Catania, sta provvedendo proprio all’attuazione di queste attività all’interno di una logica di programmazione e a fronte di valutazioni epidemiologiche, organizzative e assistenziali che si stanno conducendo. Purtroppo –viene specificato nella nota fattaci pervenire– la diffusione non autorizzata di documenti, che rientrano invece in un percorso di confronto con le strutture, ha ingenerato la sensazione che i posti letto di medicina, dedicati ai ricoveri Covid, fossero già attivati».
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Ecco la “sala mortuaria” dell’ospedale di Biancavilla: una grave offesa alla dignità
Le condizioni ignobili di un luogo che dovrebbe accogliere con rispetto la persona deceduta e i loro familiari
Muri scrostati e mancanza di pulizia. Uno spazio ristrettissimo. Un ripiano rivestito di marmo (non in acciaio, come dovrebbe essere). Ripiano su cui sono evidenti, come nell’annesso lavandino, residui (organici?) che mostrano una mancanza di sanificazione minima. È qui che vengono appoggiate le salme. Un condizionatore d’aria, in alto sul muro, posto al di sopra di una piccola grata di ferro arrugginito.
È questa la camera mortuaria dell’ospedale “Maria Santissima Addolorata” di Biancavilla. Ma sembra un ripostiglio, ricavato in una stanzetta di fronte al vecchio pronto soccorso del plesso di via Cristoforo Colombo. Una porta in legno, un catenaccio e una targa: “Sala mortuaria”. Biancavilla Oggi vi mostra come si presenta, nel video che qui pubblichiamo.
Il luogo – a due passi dalla direzione sanitaria – è un’offesa al decoro e alla dignità che bisognerebbe riservare ai pazienti deceduti in reparto. Salme collocate qui, in attesa della vestizione funebre, della sistemazione nella bara e della consegna ai familiari. Un’attesa durante la quale gli operatori delle pompe funebri sono costretti a muoversi in pochissimo spazio. I parenti del paziente deceduto possono soltanto stazionare fuori, all’aperto, dove si trovano alcuni vecchi sedili in plastica.
Un’indecenza, tra muffa e ruggine. Una realtà poco conosciuta della struttura ospedaliera di Biancavilla, ma che rappresenta una triste esperienza per i familiari che hanno dovuto affrontare il decesso di un proprio caro in ospedale. Riesce difficile comprendere come nella nuova struttura ospedaliera non sia stata prevista o non ancora realizzata una sala mortuaria degna ad ospitare la persona deceduta e ad accogliere i familiari. Una questione di civiltà e di umanità. È una pretesa eccessiva?
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