Chiesa
«Troppo odio sui migranti», appello a Mattarella dalle clarisse di Biancavilla


Anche il monastero delle clarisse di Biancavilla figura tra i 62 in Italia, che hanno indirizzato una lettera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al premier Giuseppe Conte, nella quale si esprime la crescente preoccupazione «per il diffondersi in Italia di sentimenti di intolleranza» verso i migranti.
L’iniziativa si chiama “Claustrali per i migranti”. Una clausura fisica, che rende comunque le suore attente osservatrici del mondo per il quale si preoccupano e pregano.
«La nostra semplice vita di sorelle – scrivono nella lettera indirizzata al capo dello Stato– testimonia che stare insieme è impegnativo e talvolta faticoso, ma possibile e costruttivo. Solo la paziente arte dell’accoglienza reciproca può mantenerci umani e realizzarci come persone».
«Molti monasteri italiani, appartenenti ai vari ordini, si stanno interrogando -viene evidenziato- su come contribuire concretamente all’accoglienza dei rifugiati, affiancando le istituzioni diocesane. Alcuni già stanno offrendo spazi e aiuti. E, al tempo stesso, tutte noi cerchiamo di essere in ascolto della nostra gente per capirne le sofferenze e le paure».
Una pioggia di adesioni da tutte le parti d’Italia. «Vogliamo dare voce ai nostri fratelli e sorelle migranti che scappano da guerre, persecuzioni e carestie». Per questo, l’appello rivolto a Mattarella e Conte mira a chiedere «che le istituzioni governative si facciano garanti della loro dignità, contribuiscano a percorsi di integrazione e li tutelino dall’insorgere del razzismo e da una mentalità che li considera solo un ostacolo al benessere nazionale».
Parole sottoscritte dai monasteri, tra cui quello di via San Placido, a Biancavilla, a cui si sono aggiunti altri istituti religiosi e singoli laici e religiosi.
Fonti del Quirinale hanno poi reso noto che il presidente Mattarella ha letto e accolto con interesse la lettera inviatagli.
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Chiesa
L’ultimo saluto a padre Nicoletti, il vescovo: «Una persona mite e umile»
Addio al prete morto in sagrestia, mons. Renna: «Ogni presbitero desidera andarsene così»


Una folla commossa e raccolta, ancora quasi incredula, ha accolto la salma di padre Salvatore Nicoletti nella chiesa “Sacro Cuore”. Un ultimo saluto, alla presenza del vescovo di Catania, Luigi Renna, e dall’emerito Salvatore Gristina.
«La sua vita è stata un dono», ha detto Renna, ricordando il sacerdote, morto a 79 anni, nella chiesa dell’Idria, in sagrestia, colto da malore dopo avere celebrato la messa per la comunità neocatecumenale.
«Siamo stati colti impreparati dalla notizia – ha specificato il vescovo – ma anche consapevoli che le circostanze della sua morte sono la situazione più autentica che un cristiano presbitero possa desiderare». E ancora: «La sua morte, che preferisco chiamarla “transito”, è un prolungamento della eucarestia».
Nella sua omelia, Renna ha ricordato l’impegno e la figura di padre Nicoletti, per 37 anni alla guida della parrocchia dell’Idria: «Il suo è stato un impegno umile e costante. La mitezza e l’umiltà di cuore l’hanno reso una persona amabile e semplice verso tutti. È stato una guida di comunità e sacerdote sempre disponibile».
Alla celebrazione, anche il vicario generale, Salvatore Genchi, oltre al clero biancavillese e altri confratelli provenienti da tutta la diocesi. Con fascia tricolore, in rappresentanza della città, il sindaco Antonio Bonanno, a fianco al presidente del Consiglio Comunale, Fabrizio Portale.
Dai parrocchiani dell’Idria a quelli del “Sacro Cuore” (la chiesa in cui ha maturato la sua vocazione), ognuno con un proprio pensiero legato a padre Nicoletti.
Non è mancato il saluto di Gristina: «Padre Salvatore è un dono del Signore. Con la sua umanità e il ministero esercitato. E noi qui presenti siamo la prova di questo dono del Signore alla comunità di Biancavilla e alla Chiesa di Catania. Ringraziamo Padre Nicoletti per ciò che ci ha donato, conserviamo il suo ricordo e facciamo in modo che questi ricordi diano frutto. Sin dal mio arrivo, mi ha colpito la schiettezza di padre Nicoletti e anche nelle difficoltà non è mai mancata la comunione».


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Dino
15 Settembre 2019 at 11:59
La verita’ fa male ma noi dobbiamo dirla se no saremo dei complici. Vengono chiamati “migranti” i deportati di guerra dei governi occidentali che prima vanno a fargli le guerre straziiandoli, impoverendoli ed affamandoli e dopo li spingono come animali impauriti verso l’europa convincendoli che questa sia la loro unica ancora di salvezza.Questi non sono disperati ma occupanti. Questa e’ una guerra diversa dichiarata ai popoli europei dunque non verranno lanciate più bombe come nella seconda guerra mondiale. Non ci sono più battaglie sulle tombe come nella prima guerra mondiale. Non c’è lotta per rubare cavalli come nei secoli precedenti. Non ci sono più città ridotte in macerie. Non suonano più sirene di allarme. Non ci sono carestie. Non ci sono rifugi contro bombardamenti o attacchi atomici, né tessere per il razionamento dei cibi, i bambini non vengono messi al sicuro, non avanzano i carri armati. Eppure è guerra. Anche se il governo non ha constatato, né dichiarato questo stato di guerra, perché non vuole vederlo.
L’ assurdo di questa guerra è che la gran parte, non comprende che è in atto. Molti non vogliono capire e si girano per non guardare le atrocità di questo tempo. Alcuni guardano le loro stupide serie televisive e ascoltano musica ad alto volume e così vengono distratti nella loro delirante frenesia. Alcuni lavorano senza fermarsi mai per non leggere queste notizie spaventosamente brutte e si ripuliscono la loro coscienza con il duro lavoro. Alcuni gridano alla totale mancanza di legge e di giustizia. Tutti noi ormai viviamo senza serenità mentre questa verità così crudele ci viene sbattuta in faccia. La giustizia non esiste. Questa e’ una guerra di invasione per dare fine agli europei e cristianesimo ed il governo italiano, come i governi nazionali degli Stati membri di questa “Unione Europea” massonica criminale, si sono schierati dalla parte dei nemici contro il nostro stesso Popolo. Italiani si e’ per sangue , per storia, per cultura, per tradizione e non per invasione questi poveretti cari ipocriti lasciateli stare a casa loro.