Cultura
Il ritorno di S. Placido dopo il colera: così si festeggiava nel 1886
Per “Biancavilla Oggi”, rispolverato il programma delle festività di fine Ottocento

Benedetto Viaggio (Biancavilla 1822-1899) era un monaco agostiniano, padre maestro dei novizi nel convento Sant’Agostino di Adrano e reggente del convento a Palermo nel 1860, al momento dello sbarco dei garibaldini. Dopo la soppressione degli ordini religiosi divenne prete secolare e in seguito canonico della Collegiata di Biancavilla.
Predicatore colto e famoso in tutta l’Italia meridionale, fino a Roma. Cultore di storia locale, poeta, dottore in patristica e teologia.
Sarà pubblicato un testo dei suoi scritti e soprattutto delle sue poesie dialettali. Fu anche consigliere comunale a Biancavilla e imprenditore agricolo nel settore vitivinicolo.
Ecco il testo del programma per la festa di San Placido, da lui redatto per conto del sindaco di allora, datato settembre 1886.
Per la Festa del Glorioso Abbate e Martire Cassinese
S. Placido, in Biancavilla, Biancavilla
Due anni di palpiti per le minacce della cholerica lue omai hanno divietato in Biancavilla la rinomata Fiera e la brillante Festa del Glorioso Martire di Gesù Cristo, S. Placido.
Afflitto, come i figli di Giacobbe presso i fiumi di Babilonia stanti, l’abitatore delle vicine contrade e delle Sicule Provincie tentenneva il capo al manco di esultanza e brio, che siffatta ricorrenza festina a tutti propina; attristavasi il negoziante alle merci e ai mercati. addetto. e l’Ottobre tornava melanconico a Biancavilla (DA DUE ANNI NON SI FESTEGGIAVA S. PLACIDO A CAUSA DEL COLERA, n.d.c.)
Ma l’anno della gioia e del sorriso , 1886, viene a noi col consueto “Viva S. Placido”. Pertanto all’alba del 1° Ottobre al suono dei sacri bronzi, allo sparo dei mortaretti ed all’Armonia della Banda Musicale, in cima al prospetto della Chiesa Collegiata, sarà inalberata la privilegiata Bandiera, che dirà al cittadino e al forestiere “la Fiera franca di S. Placido è aperta” ed agitando sue belle pieghe parlerà il muto linguaggio del saluto, dell’ospitalità, del santo Brio.
Nel giorno 3 la Banda musicale percorrendo le principali vie allieterà la popolazione.
Nel giorno 4 al mattino nella cappella del Glorioso Santo chiuso il sacro Settenario, che ha precesso la Festa, sull’ara maggiore della Collegiata, sarà esposta alla pubblica venerazione la sacra immagine di Maria Santissima della Elemosina che dal 1464 da Scuttari veniva a stanziare coi nostri Padri Greci, ove oggi Biancavilla sorge (QUESTA E’ L’IPOTESI DI VIAGGIO SULL’ORIGINE DI BIANCAVILLA, n.d.c.) indi seguirà il canto della solenne messa.
Nelle ore pomeridiane avrà luogo la Corsa dei cavalli montati da fanti.
All’Ave splenderanno di ricca e ben armonizzata luminaria le vie Vittorio Emanuele, Belvedere, Innessa, La Piazza e Prospetto della Matrice, mentre all’armonie delle Bande musicali comincerà a defilare l’imponente Processione di Nostra Signora dell’Elemosina, al cui ritorno, tra lo sparo di fiaccole, bombe e maschetteria l’accoglierà il maestoso tempio a tutta dovizia di ceri illuminato fino al termine dei solenni Vespri.
Nel mattino del giorno 5 alle ore 11 a.m. cantata la solenne messa, si processionerà il sacro simulacro del Glorioso S. Placido colle solite Bandi musicali e largo sparo di moschetteria..
A sera si ripeterà la corsa dei Cavalli, la illuminazione della città, le Bande alla Orchestra e sul tardi lo sparo di grandiosi fuochi artificiali.
Nel giorno 6, nelle ore convenienti, si canterà la solenne Messa e poi la corsa dei Cavalli, la terza illuminazione.
La condotta del Santo, a popolare Brio, con Chiesa illuminata e Vespri come nella sera del 4 ed in ultimo i Fuochi di artifizio chiudendo la Festa col loro sparo daranno l’addio ai forestieri, ai cittadini il vale di congratulazione.
Biancavilla 20 Settembre 1886
BENEDETTO VIAGGIO per il Sindaco
Inno S. Placido di Benedetto Viaggio
Scogliamo un cantico /o Biancavilla/ All’astro fulgido/ che per noi brilla.
Con giubilo/cantiamo insieme/i “Viva . Placido/ Nostro decor.
Fanciullo tenero si sagra a Dio/ Lascia la patria e il mondo rio
otto la regola di Benedetto/ gli asprii cilizii / gli sono diletto.
Sui campi sicoli/ di Zancla ai lidi/ Spinge alla gloria di Cristo i fidi.
In faccia al barbaro Mamuca/ Cristo difende intrepido/ la fè di Cristo/
Tormenti e spasimi/ il ferro, il fuoco/ flagelli, aculei/ ei cura poco.
Credente e Martire /coglie la palma/ a Dio dà l’anima/ a noi la salma.
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Cultura
Il dialetto, patrimonio da tutelare: salotto letterario a Villa delle Favare
Incontro con “Nero su Bianco Edizioni” e SiciliAntica: il nostro impegno sul fronte della ricerca

Il dialetto siciliano: un patrimonio non soltanto linguistico, ma anche storico, culturale e identitario. Un patrimonio da tutelare, ma da considerare non un monolite. Bisogna essere quindi aperti ai cambiamenti ed accogliere gli influssi che provengono da altre lingue o attraverso usi linguistici e modalità di comunicazione nuove, come quelle dei social. Ne è convinto il prof. Alfio Lanaia, dottore di ricerca in Filologia moderna e studioso di dialettologia siciliana.
Lanaia ne ha parlato in un incontro a Villa delle Favare, promosso da “Nero su Bianco Edizioni” con l’associazione SiciliAntica. Autore de “La Sicilia dei cento dialetti”, volume pubblicato dalla casa editrice biancavillese, Lanaia si è soffermato sulla varietà delle parlate siciliane, che costituiscono la bellezza di un apparato linguistico, frutto di secolari incroci culturali, invasioni o immigrazioni.
«Il dialetto non è una brutta parola, non bisogna vergognarsene», ha sottolineato lo studioso davanti ad un pubblico attento e curioso (molti i soci dell’Accademia Universitaria Biancavillese). A fianco a Lanaia, il presidente della sezione biancavillese di “SiciliAntica”, Enzo Meccia, e il direttore di “Nero su Bianco Edizioni”, Vittorio Fiorenza. Un incontro culturale (patrocinato dalla Regione Sicilia e dal Comune di Biancavilla) che, nell’elegante salone di rappresentanza di Villa delle Favare, si è rivelato un vero e proprio salone letterario.
Un’occasione per la casa editrice di Biancavilla di evidenziare l’impegno culturale nello studio del dialetto. Sono sei i volumi che, su questo fronte, “Nero su Bianco” ha pubblicato. Di Lanaia, oltre a “La Sicilia dei cento dialetti”, c’è “Di cu ti dìciunu? Dizionario dei soprannomi a Biancavilla”. Di Alfio Grasso (anche lui presente all’incontro), vantiamo altri due volumi di valore: “Antichi versi contadini. L’agricoltura nella poesia dialettale di Placido Cavallaro” e “Detti e proverbi siciliani”, preziosissima raccolta arricchita da spiegazioni e commenti ragionati. Altre pubblicazioni con protagonista il nostro dialetto sono “Piccola storia di un’anima” di Luciani Vinci e “Biancavilla in palcoscenico”, che raccoglie le commedie dialettali di Giuseppe Tomasello, un vero scrigno di cultura popolare locale.
Volumi che, oltre al consenso del pubblico, hanno avuto una significativa attenzione mediatica e di riviste specialistiche. E alcuni come quelli di Alfio Lanaia hanno avuto riconoscimenti nazionali al concorso “Salva la tua lingua locale”, indetto dall’Unpli (Unione Nazionale Pro Loco d’Italia). Vittorio Fiorenza ha confermato l’impegno a proseguire gli studi e le pubblicazioni sul nostro dialetto, sulla scia del successo delle precedenti iniziative editoriali.

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Cultura
Gli scatti di Biancavilla (con la sua umanità) nella “Sicilia” di Rotoletti
Nuovo volume del noto fotografo: «Impagabile il colpo d’occhio su via Vittorio Emanuele»

Ci sono sei immagini di Biancavilla nel volume fotografico di Armando Rotoletti, “Sicilia”, appena edito da Silvana Editoriale. Scatti che ritraggono l’umanità locale seduta nei circoli ricreativi con tutto il sotteso di umori, gesti, mezzeparole. L’opera, che reca la nota critica di Tomaso Montanari e i testi per le immagini di Placido Antonio Sangiorgio, restituisce una visione dell’Isola-mondo nei suoi fasti e nelle sue tragedie, nelle speranze e nel sudore, nell’esplosione della giovinezza e nel resiliente gattopardismo. Ci sono, tra gli altri, i ritratti (categoria per la quale Rotoletti è maestro) di Bufalino e Consolo, e quelli di tanti volti anonimi nelle cui rughe e nei ghigni si disegna l’amara allegoria di una terra che trascina il suo giogo.
Ma quello di Armando Rotoletti con Biancavilla è un legame ormai consolidato. Amico di Salvatore Benina a Londra, fin dagli anni ’80, quando ha iniziato la sua attività di fotogiornalista, è da una suggestione di Coco che ha tratto l’ispirazione per un progetto sui Circoli di conversazione a Biancavilla, da cui l’omonimo volume del 2012.
«È impagabile il colpo d’occhio sull’intera via Vittorio Emanuele – afferma l’artista – dove centinaia di sedie allineate sul marciapiede ospitano decine e decine di anziani e non, intenti alla chiacchiera, all’osservazione e al… commento: piccolo risarcimento dei decenni passati chini sui campi con le vanghe in mano». E prosegue: «L’immagine di questo versante si riflette nei volti dei contadini che affollano i Circoli, con la loro pelle estremamente secca, nei nodi e nelle deformazioni delle loro mani, e nei loro sguardi, per lo più spenti e impauriti».
Un sentimento di passione
Chiediamo inoltre a Rotoletti di dirci qualcosa sui destinatari di tali opere: «Esistono diversi tipi di pubblico che acquista libri fotografici. Per quanto riguarda il mio, si tratta di un pubblico molto attento e culturalmente preparato, che apprezza il grande lavoro di ricerca, durato trent’anni. Ma sono consapevole del fatto che, essendo le fotografie legate a momenti specifici e irripetibili nel tempo, può talvolta risultare “fuori dal tempo”».
«Il mio augurio, per usare le parole di Roland Barthes, è che – prosegue Rotoletti – ogni fruitore possa trovare il proprio ‘punctum’, cioè quel volto, quell’albero, quel paesaggio, o altro elemento che evocherà in lui un sentimento di passione. Non a caso il rapporto tra immagine e testo è assolutamente complesso, tanto che per i testi che accompagnano le immagini di questo libro ho deciso di affidarmi a Placido Antonio Sangiorgio, che è riuscito non solo a descrivere perfettamente le fotografie, ma anche a conferire loro una speciale forza poetica, arricchita da numerosi rimandi letterari».
Le opere fotografiche presenti nel volume saranno esposte dal 7 maggio prossimo presso il Duomo antico – cittadella fortificata di Milazzo. All’inaugurazione interverrà Claudio Fava.
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