Storie
Benedetto Viaggio, il partigiano di Biancavilla torturato nel lager
Una vicenda da ricordare, inserita nel cosiddetto “processo dei 31” celebrato nel 1944

Nel Giorno della Memoria vogliamo, ancora una volta far conoscere a tanti la vicenda del partigiano biancavillase, Benedetto Viaggio. Per la prima volta, Biancavilla Oggi aveva raccontato la sua vicenda, nel 2017, sottraendola dall’oblìo.
Egli nacque a Biancavilla il 10 settembre 1904. Il padre, l’avvocato Giuseppe Viaggio, era un noto rappresentante del Partito Popolare a Biancavilla. Il figlio Benedetto aveva preferito lasciare Biancavilla per andare a studiare a Genova. Presto trovò un lavoro al comune di Genova.
Durante la Repubblica di Salò aderì alla Resistenza. La famiglia non seppe nulla di questa adesione ma seppe dalle sue successive lettere di essere stato denunciato da una spia. Fu quindi incarcerato e processato dal Tribunale Speciale per la difesa dello Stato, dal 23 al 26 agosto 1944. Si parlò del processo, detto dei “31” sulla stampa sia locale sia nazionale come “Il Corriere della Sera” e “La Stampa”.
Il Pubblico Ministero chiese la pena di morte ma il nostro fu assolto per insufficienza di prove. Purtuttavia, nonostante l’assoluzione, fu mandato ugualmente nel campo di concentramento di Bolzano gestito dalle SS, dove rimase dal 12 settembre 1944 al 29 aprile 1945. Fu liberato dai partigiani.
Benedetto Viaggio a capo del Cln di Genova
Durante il processo fu torturato ma non parlò. Biancavilla Oggi aveva anche pubblicato una sua lettera inviata ai familiari: «Io, processato come un terrorista».
Dopo la Liberazione fu Presidente del Comitato di Liberazione nazionale del Comune di Genova, con il compito di eliminare i fascisti nell’ente. Il suo stato di salute, dopo il campo di concentramento era molto precario.
La sua aspirazione, dopo le tragiche vicende, era quella di rientrare a Biancavilla dalle sorelle e dal fratello per trascorrere un periodo di convalescenza nella loro casa alle vigne. Ma il suo desiderio non si realizzò: morì a Genova il 22 aprile 1947. La morte fu causata dai maltrattamenti e dalle sofferenze subiti nel campo di concentramento.
Il Comune di Biancavilla, nonostante diverse sollecitazioni, non ha finora fatto nulla per ricordare un suo figlio, martire della libertà.
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Storie
Esuberante, ironica e anticonformista: “zia” Franca Calaciura compie cent’anni
Tra le prime donne di Biancavilla ad avere preso la patente di guida, fu volontaria Unitalsi e al “Cenacolo”

Cento candeline per la biancavillese Franca Calaciura. «Una donna al servizio degli ultimi», come lei stessa ama dire di sé. Trent’anni passati da volontaria all’Unitalsi, oltre all’incarico di vicedirettrice del “Cenacolo Cristo Re”, fondato da mons. Giosue Calaciura, con il quale c’era un rapporto di parentela.
Un compleanno speciale per “zia Franca”, attorniata dall’affetto di 40 tra nipoti e pronipoti. Un traguardo festeggiato nella sua parrocchia dell’Idria, dove ha partecipato alla messa, presieduta da padre Giovambattista Zappalà. E poi a Villa delle Favare per un momento voluto dall’amministrazione comunale.
Carattere vivace, allegro ed esuberante, quello della “signorina” Calaciura. Dopo aver frequentato la scuola elementare a Biancavilla, inizia la scuola media ad Adrano, viaggiando in carrozza con i compagni. Il padre, che teneva molto all’istruzione ed all’educazione dei figli, dopo l’ennesima marachella da “maschiaccio”, la manda in collegio ad Acireale. Qui proseguirà gli studi fino alla licenza liceale, ma la vita collegiale non spegne la sua vivacità.
Studia Medicina all’Università di Catania, ma irrompe la guerra. Pur non arrivando alla laurea, si occupa di tutti i malati in famiglia e fuori casa. Si appassiona all’arte del cucito. Disegna, crea e realizza modelli di abiti da sera per se stessa, per la sorella e poi anche per le nipoti. Confeziona abiti per cerimonie e vestiti di Carnevale per i bambini.
Bella ed elegante, ammirata e corteggiata da molti, Franca è intelligente ed eclettica, vagamente anticonformista, al punto da guidare un’auto. Tutti la cercano, soprattutto nelle feste: «Se c’è Franca, il divertimento è assicurato».
Il sindaco Antonio Bonanno ha voluto accoglierla in fascia tricolore. «Mi ha raccontato – dice il primo cittadino – di essere stata una delle prime donne biancavillesi ad avere preso la patente. Lucida, ironica, tenerissima, da brava cuoca ricorda ancora le ricette con le quali ha deliziato negli anni i propri familiari. E quando non era ai fornelli, era lei che cuciva i vestiti della festa per parenti e amici. A questa donna speciale che custodisce ancora una carica umana straordinaria ho donato il più caloroso tra gli abbracci. Auguri “zia Franca”, orgoglio e vanto di tutta la città di Biancavilla».

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