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Imprenditore biancavillese accoglie esperti inglesi di strategie militari

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di VITTORIO FIORENZA

Studiare le mosse che contrapposero gli Alleati ai tedeschi. Quaranta analisti di strategie militari del Defence Science and Technology Laboratory di Salisbury sono stati nelle collinette di Sferro.

Qui, dopo lo sbarco degli angloamericani del 1943, fu combattuta una delle battaglie più cruente: 300 soldati morti tra gli scozzesi della 51esima divisione Highlander e i tedeschi della divisione Hermann Goring.

In quegli stessi luoghi, ieri, a dare ospitalità alla delegazione del ministero della Difesa britannico, è stato l’imprenditore agricolo di Biancavilla, Alessandro Rapisarda. Nei suoi terreni ricade il monumento commemorativo dei caduti della British Army.

I visitatori, entrati accolti nella proprietà di Rapisarda, hanno percorso alcune centinaia di metri in salita per raggiungere la cima della collina in cui si trova il monumento. Un punto da cui si scorge un panorama mozzafiato con l’Etna che sembra potersi toccare con le mani.

Altre tappe dei 40 analisti saranno a Motta Sant’Anastasia, Centuripe, Randazzo, Cerami e Messina.

Non è la prima volta che la proprietà di Rapisarda sia meta di visitatori provenienti dalla Gran Bretagna. Anzi, capita più volte all’anno che militari, appassionati di storia e, qualche volta, familiari dei militari morti, facciano tappa in questa zona di Sferro, il cui nome risalta nei libri e nelle ricerche sull’estate siciliana del ’43.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Installazione antenna 5G, le suore salesiane: «Noi non c’entriamo niente»

Intervento delle Figlie di Maria Ausiliatrice a proposito dell’impianto sull’edificio in cui sono ospitate

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«Come Figlie di Maria Ausiliatrice esprimiamo comprensione per le preoccupazioni espresse. Siamo fiduciose che chi ha responsabilità e competenza prenda decisioni rispettose della sicurezza e della salute dei cittadini».

Lo scrivono in una nota stampa le Figlie di Maria Ausiliatrice di Biancavilla, a proposito della installazione di un’antenna 5G sull’edificio di via Mongibello in cui sono da sempre ospitate.

Sulla vicenda gli abitanti della zona hanno manifestato il loro dissenso e il Comune aveva presentato un ricorso contro l’installazione, bocciato dal Tar.

C’è chi ha chiamato in causa le suore salesiane, a sproposito. Ed ora arrivano le loro puntualizzazioni.

«La notizia dell’installazione delle antenne 5G – scrivono – ha destato ansia e preoccupazione per molti. Ci sembra doveroso fornire alcune chiarificazioni. La sede di via Mongibello è di proprietà dell’Ipab Casa del fanciullo “Francesca Messina”.
Tra l’Ipab e l’ente delle Figlie di Maria Ausiliatrice è in essere un comodato d’uso gratuito dei locali per l’abitazione delle suore e le attività pastorali da loro animate».

«L’azienda che sta provvedendo all’installazione delle antenne – viene specificato – non ha alcun contratto in essere né in forma diretta né indiretta con le Figlie di Maria Ausiliatrice. Circa un anno fa la direttrice dell’istituto ha ricevuto la semplice informazione della decisione in oggetto da parte dell’Ipab».

Le suore, dunque, non hanno alcun ruolo formale nell’iter per la collocazione dell’impianto. Resta il fatto che le entrate economiche destinate all’Ipab, per consentire sul proprio tetto l’installazione dell’antenna, non c’è dubbio che avranno un beneficio indiretto pure sulle Figlie di Maria Ausiliatrice. In mancanza di introiti, il mantenimento dell’immobile e l’ospitalità riservata alle suore potrebbero non essere così scontate.

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