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Gestione del campo sportivo, esposto di Alfio Distefano alla Corte dei conti

Il capogruppo del Pd si rivolge alla magistratura contabile per accertare eventuali danni erariali

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© Foto Biancavilla Oggi

Approda alla Corte dei Conti il caso del campo sportivo “Orazio Raiti” e della sua gestione. Un esposto alla magistratura contabile è stato inviato dal capogruppo del Pd al Consiglio Comunale di Biancavilla, Alfio Distefano. L’intento è verificare «eventuali responsabilità di danno erariale da parte del Comune di Biancavilla».

«Dopo il perdurare di una situazione di oggettiva opacità nella gestione dell’impianto e viste le desolanti quanto gravi risposte fornite dall’Amministrazione comunale, abbiamo ritenuto doveroso – spiega Distefano – rivolgerci ai giudici contabili per tutelare il nostro Ente, le casse comunali e i cittadini che, per fruire del campo sportivo, pagano fior di quattrini».

La convenzione è stata stipulata nell’ottobre 2019 tra l’amministrazione comunale e una società sportiva. L’accordo prevedeva un canone annuale di 7 mila euro per una durata di tre anni e scadenza, quindi, nell’ottobre 2022. A seguito di un’apposita interrogazione consiliare, l’assessore della Giunta Bonanno ha fornito alcune risposte che hanno aperto scenari ritenuti da Distefano particolarmente gravi.

«Il Consiglio Comunale ha avuto modo di riscontrare dalle parole dell’assessore al ramo che la società sportiva concessionaria del campo sportivo ha pagato solo la prima rata del canone, nel 2019, e che nulla era stato versato al Comune nelle successive annualità 2020/2021 e 2021/2022. L’amministrazione si è limitata – sottolinea il consigliere Distefano – ad una mera diffida alla società privata, senza porre in essere alcuna iniziativa sostanziale per recuperare il credito vantato nei confronti della società».

Contributi e partita Iva

«Ma la cosa ancora più sconcertante – viene ribadito – è che l’amministrazione Bonanno ha persino elargito un contributo di 2500 euro alla stessa società privata, aspetto che la dice lunga sull’idea di gestione dei soldi dei cittadini di Biancavilla. Non solo. Da una verifica sul numero di partita Iva della società sportiva è emerso che risulta riconducibile ad una società il cui presidente è stato un assessore della Giunta Bonanno, nel 2020, con delega allo Sport in una condizione di evidente conflitto di interessi».

Nel suo esposto, il consigliere Distefano affronta pure un altro aspetto. Nonostante la convenzione sia scaduta a settembre 2022, la società sportiva continua a mantenere l’utilizzo e la gestione del campo sportivo. E ciò «in palese violazione – viene sostenuto – del divieto di proroga dei contratti pubblici sancito dalla legge».

«Ad oggi non sappiamo come ciò sia stato possibile, il sindaco Antonio Bonanno preferisce sfuggire alle domande dei consiglieri comunali. L’amministrazione – afferma Distefano – non ha fornito alcuna risposta sul rispetto di tutti gli altri obblighi derivanti della convenzione. Ad esempio, se la società stia ancora facendo pagare agli utenti le tariffe stabilite nel 2019, se gli introiti siano stati rendicontati».

«Finora, Bonanno, con il solito ritornello, ha scaricato – conclude Distefano – le sue responsabilità su chi ha amministrato prima di lui. Forse non si è accorto che amministra ormai da cinque anni. È lui che deve dare conto delle scelte della sua amministrazione non soltanto al consigliere Distefano ma all’intera città».

Le parole dell’assessore Di Marzo

Sull’esposto alla Corte dei conti, l’amministrazione Bonanno dice di non dovere aggiungere altro, rispetto alle parole che sulla vicenda ha già usato Salvatore Di Marzo, assessore comunale allo Sport: «I soldi dei cittadini sono “ben tutelati” da questa amministrazione»

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Biancavilla 2023, quei ragazzi di destra che hanno ribaltato la storia politica

Tre generazioni, uno scatto fotografico: dal Fronte della gioventù ad Azione Giovani fino ad Atreju

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C’è uno scatto fotografico – in questa competizione elettorale di Biancavilla finita con il trionfo di Antonio Bonanno – che più di ogni altro racconta la svolta epocale dell’80%. È quello che vede, sul palco di piazza Roma, durante l’ultimo comizio, Vincenzo Giardina e Vincenzo Randazzo con al centro Bonanno. È uno scatto, fatto casualmente tra decine di tanti altri. Ma ha la capacità di riassumere una storia che parte da lontano. Lì ci sono tre generazioni di militanti della destra biancavillese, formatasi e cresciuta in quel luogo politico che era la “sezione”.

Tre generazioni che hanno mosso i primi passi nelle organizzazioni giovanili, dal Fronte della gioventù ad Azione Giovani, dalla Giovane Italia ad Atreju (stessa realtà in cui si è formata Giorgia Meloni). Un’evoluzione che dal Movimento Sociale Italiano, passando per Alleanza Nazionale e il Popolo delle libertà, arriva a Fratelli d’Italia. Dalla “fiamma” di Giorgio Almirante alla fiaccolata per Paolo Borsellino. Da forza emarginata a guida del governo, dell’Italia e di Biancavilla.

Il tabù storico era stato frantumato già nel 2003 da Mario Cantarella: primo sindaco di destra nella Biancavilla repubblicana (con Andrea Ingiulla tra gli assessori!). Ma è Antonio Bonanno a portare il partito su vette inesplorate: primo sindaco di destra a conquistare il doppio mandato e (in assoluto) ad avere ottenuto 8 preferenze ogni 10, con una coalizione che per la prima volta vede i centristi trainati perché usciti malconci dalle urne.

In questa percentuale è inclusa una sostanziosa dose di demeriti, inadeguatezze, incapacità, assenze degli avversari. Così, di converso, è la sinistra biancavillese che sprofonda nel più basso dei risultati di consenso e di rappresentanza dall’epoca risorgimentale ad oggi. Un cataclisma da far tremare il cuore della storia. Sarebbe una banalità cosmica attribuire la responsabilità ad Ingiulla o alle “otto liste contro una“: ne parleremo in un articolo a parte.

Torniamo, quindi, alla foto con Randazzo e Giardina assieme al sindaco. Abbiamo conosciuto il primo nell’era dell’amministrazione Manna (dal 1994 al 2003). Lui era il maggiore oppositore: sapeva leggere le carte, le studiava, attaccava in Consiglio con argomentazioni accurate e citazioni auliche. Esponente di An, ma la scuola era quella del Msi. Lo ascoltavano tutti con attenzione dai banchi dell’allora maggioranza. Rappresentava la destra, praticamente in solitaria. Mai avrebbe potuto pensare allora – stagione in cui Manna era dipinto sui manifesti come “l’imperatore di Biancavilla” per il suo strapotere – che venticinque anni dopo sarebbe diventato assessore con una destra che ha ribaltato e riscritto la storia politica di questa città, ormai ampiamente “ex” roccaforte rossa.

A Giardina, invece, lo ricordiamo, sempre nell’era Manna e degli inossidabili diessini (i Democratici di sinistra), militante sbarbatello di Azione Giovani. Era stato portato nella sezione di via Vittorio Emanuele (tappezzata con manifesti ruggenti e le foto di Almirante a Biancavilla) da Placido Sangiorgio, quando presidente dell’organizzazione era Enrico Indelicato. Tra gli altri militanti, Sergio Atanasio, Gianmarco Rapisarda, Nino Lavenia, Rino Mauceri, Francesco Cantarella (per citarne alcuni). Un gruppo affiatato che si divertiva a fare opposizione con il classico volantino e pure con un giornalino, “Zoom, Obiettivo Biancavilla”, distribuito in 400 copie.

Non c’era ancora Antonio Bonanno. Troppo piccolo: frequentava le elementari. Ma dell’organizzazione giovanile della destra, l’attuale sindaco vanterà poi una scalata che, da Biancavilla, lo porterà a capo del coordinamento provinciale di Catania, proprio su nomina di Giorgia Meloni. Attorno a lui, un gruppo rimasto sempre legato, nelle vittorie e nelle sconfitte: Dino Caporlingua, Salvo Pulvirenti e Mauro Mursia, Angelo D’Urso e Alberto Papotto, Antonio Fiorello e Salvo Bonaccorsi… Gli stessi di sempre: un’autentica comunità politica.

Una comunità consapevole delle proprie radici, ma non assimilabile a cliché ideologici ed inutili nostalgismi: mai uno scivolone, tale da animare lo spettro del pericolo “fascista” a Biancavilla. Piuttosto, quella rappresentazione generazionale in foto ha dimostrato senso delle istituzioni e piena maturazione.

Non è casuale, forse, se alla fine del comizio, scesi dal palco, quei tre “ragazzi di destra”, diventati classe dirigente e di governo, siano stati riconosciuti dal loro mentore comune come gli eredi di quella storia che parte da lontano. «Adesso posso ritirarmi, sicuro di lasciare il testimone in buone mani», ha detto in sostanza Mario Cantarella. Parole che racchiudono l’essenza di una comunità politica.

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