Detto tra blog
Il “fiume” di Viale dei Fiori e la memoria dei pesci rossi: canne da pesca pronte
L’ennesimo allagamento produce polemiche sterili, ma chi ha responsabilità non ha diritto di indignarsi


Ormai la prassi è nota, il momento è servito. Cellulare alla mano per immortalare con foto e video, una mezz’oretta per delineare un colorito post sui social e la polemica è apparecchiata. Si fa ovvio riferimento all’ultimo acquazzone estivo che crea disagi in viale dei Fiori.
Tutto nella norma, se a comporre ciò è il semplice cittadino, giustamente indignato e pronto a denunciare i malesseri quotidiani. Non rientra nella norma se a farlo è certa politica, che ha precise responsabilità. Soprattutto quando ci si dimentica che lo spartitraffico (ridotto a galleggiare dopo la pioggia) è installato in via sperimentale. E che lo stesso favorisce la riduzione della velocità ed impedisce i sorpassi azzardati.
Ci si dimentica che il “fiume” è presente in viale dei Fiori fin dall’inaugurazione del nuovo tratto di strada, avvenuto con la passata amministrazione. Ci si dimentica che Bonanno, poco dopo l’insediamento, annunciò interventi mirati per trovare una soluzione e che i tempi non sarebbero stati brevi.
Una memoria di pesciolini rossi che produce polemiche sterili, dettate più che altro da conflitti politici e non da un mero interesse verso la collettività. Si sa, il dibattito si inasprisce soprattutto in questo periodo in cui infuriano le elezioni: da qui al prossimo anno saranno ancor più numerosi i manifesti elettorali a mezzo social.
Una polemica costruttiva sarebbe stata quella di far notare, agli addetti ai lavori, che i “New Jersey” avevano all’interno poca acqua e che quindi erano facilmente esposti a “galleggiamento” ad un certo livello di pioggia. Se le barriere fossero state riempite fino all’orlo, il peso dell’acqua ne avrebbe probabilmente evitato il trascinamento.
Riguardo alla “piscina” che si viene a creare, il disagio è risaputo e noto a tutti. Ma la questione di fatto è che l’arteria presenta un “problema strutturale”. Questioni già affrontate dall’attuale amministrazione, in attesa adesso che i finanziamenti ottenuti siano spesi per interventi massicci e definitivi.
Noi comuni cittadini, inermi e fiduciosi, non possiamo che sperare affinché i tempi di intervento sull’arteria siano ridotti al minimo. Nel frattempo, ci armiamo di stivali da fiume e canne da pesca.
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Detto tra blog
Decadenza e “segni” di resistenza nel cuore del centro storico di Biancavilla
Saracinesche abbassate e ombrelli sospesi in aria: ombre e (alcune) luci del nostro “salotto cittadino”


Mentre l’ennesima saracinesca si abbassa, il centro storico di Biancavilla si rivela, come uno specchio: riflesso delle criticità del nostro tempo. In questo spazio urbano – che accoglie la Chiesa Madre con lo splendido campanile disegnato da Carlo Sada, la barocca Chiesa del Rosario, i palazzetti d’inizio Novecento e i circoli di categoria dove ancora si gioca a carte e si legge il giornale – si percepisce con sempre maggiore evidenza un lento ma costante processo di svuotamento.
Negli ultimi anni, numerose attività commerciali hanno chiuso i battenti o si sono trasferite in altre zone della città, inseguendo una maggiore accessibilità o un bacino d’utenza più ampio. Il centro storico, un tempo definito “il salotto buono del paese”, ha perso quella vivacità che lo rendeva punto di riferimento per il passeggio, il ritrovo giovanile e la vita quotidiana.
Sono ormai lontani i giorni in cui piazza Roma era crocevia di relazioni sociali e scambi economici: si discuteva di lavoro, si contrattavano i braccianti per le campagne, si stabiliva il prezzo delle arance. “A chiazza” rappresentava una sorta di estensione domestica: il prolungamento della casa di ogni biancavillese.
Scenario di degrado
Oggi, però, lo scenario è diverso: ai monumenti vandalizzati (gomme da masticare a terra, resti di cibo, lattine, bottiglie, carte e mozziconi di sigarette) si aggiungono arredi urbani trascurati e un crescente senso di abbandono. Le vie più appartate, nei fine settimana, ospitano persino i resti fisiologici di chi non è riuscito a raggiungere un bagno, con tutto ciò che ne consegue in termini di odori e degrado.
Le serate estive sono spesso disturbate da schiamazzi, motori rombanti e musica assordante proveniente dalle auto di chi il giorno dopo non ha proprio intenzione di andare a lavorare. La percezione diffusa è quella di uno spazio che non appartiene più a nessuno e che, proprio per questo, nessuno si sente in dovere di curare o rispettare.
Colpa di chi?
Di chi è la responsabilità? È facile puntare il dito contro l’amministrazione, che pure ha obblighi e doveri. È comodo, ma forse troppo generico, attribuire la colpa ai cittadini, anche se l’indifferenza e l’inciviltà sembrano manifestarsi proprio in chi abita questi luoghi. Eppure anche l’idea di una “colpa dei tempi” rischia di risultare una scorciatoia interpretativa, che rinuncia a comprendere la complessità del presente.
Una cosa però è certa: ogni giorno assistiamo a scene di ordinaria inciviltà che fanno pensare a un progressivo distacco dalla dimensione della “cosa pubblica” come bene comune.
Ma non tutto è perduto
E tuttavia, in questo paesaggio urbano segnato da ombre, emergono anche piccoli segnali di luce. Qualche giorno fa, da un palmizio curato dai soci di un circolo, è spuntato un lungo fiore. Un piccolo miracolo naturale, che ha attratto l’attenzione e la curiosità di chi vi passa accanto. Poco più in là, nella piazza Collegiata, un’attività di ristorazione ha decorato gli alberi con ombrellini colorati sospesi, restituendo vivacità e senso estetico a quell’angolo, nei pressi della fontanella.
Due segni, diversi ma convergenti: il primo affidato alla spontaneità della natura, il secondo frutto dell’iniziativa umana. Entrambi portano un messaggio chiaro: non tutto è perduto. C’è ancora spazio per la bellezza, per l’impegno civico, per un’idea di comunità che non si arrende all’indifferenza ma decide di prendersi cura di un angolo della città restituendogli dignità. Di certo, questo non basta a risolvere i problemi strutturali del centro storico, ma potrebbe indicare una direzione possibile. La rinascita non arriva tutta insieme, e spesso non fa rumore. Inizia da gesti semplici, quasi invisibili: da lì si può ripartire.
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FOCUS
Detto tra blog
Distacchi elettrici e bassa tensione, disagi continui (anche senza temporali)
Biancavilla all’anno zero per infrastrutture: cabine e rete inadeguate provocano ripetuti disservizi


Partiamo da un fatto: non c’è né un uragano né un cataclisma. Nemmeno un temporale. Non si capisce, dunque, per quale motivo, anche quando splende il Sole, debbano esserci distacchi di energia elettrica o “sfarfallii” da bassa tensione. Con la conseguenza che elettrodomestici e apparecchiature attaccate alla rete elettrica vadano continuamente in tilt. Capita spesso. poi. che in coincidenza di black out, i tempi di ripristino del disservizio debbano misurarsi in ore.
È quello che accade in continuazione a Biancavilla, Bastano banali acquazzoni, a volte senza nessuna goccia piovana, e l’erogazione elettrica viene a mancare. Non è concepibile una cosa del genere. Che un guasto possa capitare, fa parte delle statistiche. Che questo determini disservizi, ci sta. Ciò che non può essere tollerato è l’inefficienza nel ripristino del servizio con tempi lunghi o i ripetuti sbalzi di tensione.
Tutto questo evidenzia – ecco il punto cruciale – infrastrutture obsolete e carenza di personale adeguato alle esigenze di una società che dipende ormai dall’elettricità e dalle reti di comunicazioni. Invece, quasi sempre in coincidenza di una mancanza di elettricità si associa pure il tilt del segnale telefonico, sia VoIP che mobile. È evidente che il sistema sia altamente fragile e vulnerabile.
Basta dare uno sguardo verso l’alto per accorgersi che certi cavi elettrici presenti a Biancavilla risalgono a 50 anni fa. Mancano veri investimenti nel nostro territorio e mi chiedo se, dalla valanga di risorse del Pnrr, vi siano progetti e interventi in questa direzione. Anziché promuovere battaglie contro i mulini a vento (leggasi, per esempio, antenne 5G), la politica pretenda e si impegni in una radicale modernizzazione infrastrutturale del nostro territorio. Il sindaco Antonio Bonanno alzi la voce nei confronti di Enel Distribuzione. Un’intera comunità non può subire in continuazione dopo qualche lampo e ad ogni tuono o, peggio ancora, con il cielo limpido e il Sole splendente.
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