Connettiti con

Cronaca

Violentò la moglie, 4 anni di carcere: arrestato un biancavillese in Germania

L’avv. Pilar Castiglia: «Il coraggio della denuncia ha ridato alla vittima la dignità di donna e di persona»

Pubblicato

il

«Sei una stupida puttana, sei di mia proprietà». Il tenore della loro relazione si basava su parole di questo tipo. E poi ripetuti maltrattamenti tra le quattro mura di casa e violenza di tipo sessuale. Marito e moglie, ma solo all’apparenza. Di fatto, carnefice e vittima. Lui la bloccava con il peso del proprio corpo, rendendola inerme, fino a costringerla a rapporti non consenzienti.

Episodi che si sono ripetuti, tra il 2013 e il 2015, a Biancavilla: minacce, mortificazioni, umiliazioni. Un inferno. Le indagini hanno fatto emergere continue vessazioni subite dalla donna: calci, pugni, schiaffi. Persino sedie scagliate addosso. Le ferite refertate anche dai medici del pronto soccorso dell’ospedale “Maria Santissima Addolorata”.

Per quegli anni di violenza, grazie al coraggio della denuncia, si è tenuto un processo. Davanti alla quarta sezione penale del Tribunale di Catania, presieduta da Eliana Trapasso, anche una delle figlie della vittima ha testimoniato contro il padre, raccontando i maltrattamenti ripetuti.

La sentenza di condanna a quattro anni e due mesi di carcere –come già era stato raccontato da Biancavilla Oggi– era stata emessa nel 2020, a ridosso della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Riconosciuti i reati di violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia e lesioni personali.

Ora, quella sentenza è diventata definitiva. Così, l’uomo, che nel frattempo si era trasferito all’estero, su intervento delle autorità italiane, è stato arrestato dalla polizia in Germania per scontare la pena.

Ad assistere la donna, l’avv. Pilar Castiglia, presidente del centro antiviolenza ed antistalking Calypso di Biancavilla.

«Siamo arrivati alla sentenza di condanna definitiva –dice il legale a Biancavilla Oggi– ma adesso avvieremo la causa civile per il risarcimento dei danni. È stato un processo che ha fatto emergere le sopraffazioni e il dolore della signora. Questo è stato possibile grazie alla denuncia, che ha messo fine ad una vita di maltrattamenti e umiliazioni, ridando alla vittima la sua dignità di donna e di persona. Solo con la denuncia si può uscire dalla cappa di violenza. Un appello alle donne sempre valido, affinché possano liberarsi e riprendere una vita di relazioni sane».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pubblicità
Fai clic per commentare

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Cronaca

Fuochi d’artificio e rombi di motori per l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi

Funerali nella chiesa del “Santissimo Salvatore” per il giovane ucciso nelle campagne di Centuripe

Pubblicato

il

Fuochi d’artificio fuori dall’abitazione di Spartiviale, all’ingresso della chiesa del “Santissimo Salvatore” e al cimitero. Un corteo con moto e scooter lungo le strade del centro storico. Clacson e rombo di motori. Striscioni e palloncini. Applausi e lacrime.

Così è avvenuto l’ultimo saluto ad Antonio Andolfi, il giovane biancavillese di 20 anni ucciso con un colpo di pistola, durante un inseguimento, nelle campagne di Centuripe.

I funerali li ha celebrati il parroco don Salvatore Verzì. All’interno della chiesa di viale Europa, silenzio e raccoglimento, attorno alla bara bianca.

«Bisogna alzare lo sguardo a Cristo – ha detto padre Verzì – perché guardando Cristo l’uomo, chiunque esso sia, può ritrovare la vera immagine di sé e così non fare del suo cuore un luogo di barbarie». Il sacerdote si è rivolto in modo particolare ai giovani presenti: «La vita è sacra, altrimenti è davvero la barbarie. Solo Cristo ha il potere di liberarci della morte qualsiasi forma essa assuma».

Per ragioni di prevenzione di ordine pubblico, a seguire e monitorare lo svolgimento, come accade in casi del genere, c’erano carabinieri in divisa e in borghese.

Indagini ancora in corso

Sul fronte delle indagini, nonostante sia stato sottoposto a fermo il 46enne Salvatore Santangelo per gravi indizi di colpevolezza, il lavoro dei militari non è ancora concluso. Proseguono approfondimenti e acquisizioni di informazioni. Il fascicolo dell’inchiesta è ora sul tavolo della Procura di Enna, competente per territorio.

Il movente è stato indicato in una serie di dissidi tra il presunto omicida e la vittima per questioni legate a terreni e pascoli di ovini. Al vaglio degli inquirenti, episodi che si riferiscono agli ultimi due anni. L’ultima discussione è degenerata in lite. Ne è nato un inseguimento nelle strade di campagna. Santangelo, con la sua jeep, si è ritrovato affiancato al furgoncino in cui viaggiava Andolfi, e ha cominciato a sparare. Almeno tre colpi di pistola. Uno ha centrato il giovane al torace, come accertato pure dall’esame autoptico.

Il conducente del furgone – anche lui allevatore – ha proseguito la corsa fino all’ospedale di Biancavilla, ma il 20enne era già spirato durante il tragitto. Ai carabinieri della compagnia di Paternò e della stazione di Biancavilla è bastato poco per rintracciare Santangelo, che non era ancora rientrato a casa e che subito ha assunto un atteggiamento collaborativo.

Assistito dall’avv. Giuseppe Milazzo, si attende per lui una nuova convalida del fermo da parte del gip del Tribunale di Enna, dopo quello disposto in un primo momento a Catania. Resta chiuso in una cella del carcere catanese di piazza Lanza. Gli vengono contestati l’omicidio di Andolfi, il tentato omicidio del conducente del furgoncino e il porto illegale d’arma da fuoco.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Continua a leggere
Pubblicità

DOSSIER MAFIA

I più letti