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Ed è ancora San Placido: il forte legame che Biancavilla ha con il suo patrono

Le radici di un sentimento popolare che, nei secoli, si è fatto identità civile di un’intera comunità

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Per parlare della figura di San Placido, su La Gazzetta dell’Etna, nel 1990, il letterato e professore biancavillese Gerardo Sangiorgio attinge ai versi che Dante dedica a San Benedetto. Nella Divina Commedia, il sommo poeta tesse l’elogio dei primi seguaci del patriarca: Qui son li frati miei che dentro ai chiostri / fermar li piedi e tennero il cor saldo.

«In queste parole – dice il Sangiorgio – si potrebbe vedere implicitamente l’esaltazione anche del suo allievo Placido, uno dei primi frati della sua sequela e tra i più ligi all’obbedienza al venerato Maestro».

Sebbene in maniera fugace, ma non per questo meno incisiva, ci viene descritta l’eroicità dei primi monaci benedettini. Grazie alla regola dell’abate Benedetto, riuscirono ad attuare una riforma e un cambiamento epocale nell’Europa disordinata e caotica che seguì al crollo dell’Impero Romano.

Placido è stato sempre un chiaro modello di vita cristiana (i novizi benedettini da secoli lo invocano come loro patrono). A lui ci si rivolge nelle calamità e nelle “tempeste della vita”. Per lui si elevano preghiere e voti che toccano il culmine nei giorni della festa.

Dal 1588, anno in cui furono rinvenuti a Messina i corpi di Placido e dei suoi compagni, martirizzati sulle rive di quella città nel 541, la devozione verso questo santo si è diffusa in tutta la Sicilia. Ma anche oltre, soprattutto dove sorgevano monasteri benedettini, l’ordine nel quale Egli entrò a far parte fin dall’età di sette anni.

Un crescendo di devozione

Nel corso del XVII secolo, in tutta l’Isola la venerazione di San Placido fu un crescendo e in molte chiese se ne trova testimonianza fino a oggi. SI vedano la maestosa chiesa sita nel centro storico di Catania e le pale d’altare nel tempio di San Nicolò l’Arena della stessa città. In tutta Europa si diffusero numerose stampe e incisioni popolari, affreschi e tele lo raffigurano ai piedi di San Benedetto, insieme al suo fraterno amico Mauro. O mentre quest’ultimo lo salva dalle acque del Lago Neroniano dove era caduto. O ancora mentre si prepara a subire il martirio per mano di corsari predoni.

È patrono di Messina, che tributa per Lui ben due feste, una ad agosto (per ricordarne il ritrovamento dei resti mortali) e una a ottobre per la ricorrenza liturgica.

Oltre alla città dello Stretto, altri comuni accolsero la devozione per San Placido. Primi fra tutti Castel di Lucio, dove una sua reliquia fu portata da un umile frate nel 1590. E Biancavilla, che ricevette in dono da parte della comunità benedettina di Santa Maria di Licodia l’osso del braccio destro del Santo agli inizi del Seicento. Da lì a poco Egli fu dichiarato patrono di questi paesi dai rispettivi vescovi.

Biancavilla e San Placido

A Biancavilla, un profondo legame esiste tra i fedeli e il loro Santo Patrono, tanto da dividere l’anno in prima e dopo San Placido. A settembre, prima della festa, si facevano le grandi pulizie di casa e si preparavano gli abiti nuovi. I fidanzati si preparavano a far incontrare le famiglie che sarebbero, poi, uscite insieme per la prima volta. I lavori, le attività, i commerci si rimandavano a dopo la festa.

Il martire è stato invocato sempre per concedere il dono della pioggia dopo le non rare estati aride siciliane che mettevano (e mettono ancora oggi) in pericolo i futuri raccolti: San Prazziteddu è stidda d’acqua... E se anche un temporale improvviso rovina la festa, quell’acqua è accolta come una vera benedizione del Santo per il suo popolo.

Fino a qualche anno fa, molti anziani del nostro paese ricordavano che quando nelle famiglie c’era un ammalato grave, si chiedeva al prevosto di portare al capezzale del congiunto il braccio di san Placido. Incaricato di questo gesto di pietà era il prevosto stesso oppure il canonico tesoriere della Collegiata che aveva in custodia il tesoro della Chiesa Madre e quindi anche delle reliquie. Molti ricevevano la grazia della guarigione.

Il significato della festa oggi

Le celebrazioni annuali in onore a san Placido da sempre vogliono offrire a tutta la comunità una opportunità di incontro, di scambio, di relazione e anche di riflessione su dei valori universalmente validi (il lavoro e la preghiera, l’obbedienza, la santità…) che assumono oggi un significato ancora più profondo.

In questo anno, caratterizzato ancora dalla pandemia da Covid, il desiderio di vedere tra le strade il Santo Patrono è forte, ma per il secondo anno questo sarà impossibile. Tuttavia, la nostra città ha avuto il “bollino verde”, a motivo dell’elevato numero dei vaccinati (oltre il 75%).

Sarà possibile quindi da qui a breve riprendere la normale quotidianità tanto attesa? Lo vedremo dopo san Placido.

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Addio a fra Salvatore Barbagallo: fu docente di liturgia all’Antonianum

Aveva 67 anni: originario di Biancavilla, si era dedicato per tutta la vita al mondo accademico

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È morto all’età di 67 anni fra Salvatore Barbagallo della Provincia dei Frati Minori di Sicilia. Originario di Biancavilla, era stato docente di Liturgia prella la Facoltà teologica della Pontificia Università Antonianum di Roma.

Nato il 26 giugno 1956, nel 1992 ha conseguito il Dottorato in Liturgia presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo. È stato preside dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Redemptor Hominis” e professore di Liturgia presso il Pontificio Istituto di Musica Sacra.

Autore di saggi, libri e articoli, nel 1996 aveva pubblicato “Iconografia liturgica del Pantokrator”, per i tipi delle Edizioni Pontificium Athenaeum Anselmianum.

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