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Cronaca

I morti di Biancavilla da “spalmare”, Razza: «Chiedo scusa per quella frase»

L’ex assessore alla Salute: «Il mio sentimento di rispetto va a tutte le vittime e ai loro familiari»

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© Foto Biancavilla Oggi

«Non ho avuto occasione, per la mia immediata decisione di dimettermi, di scusarmi e lo faccio adesso, per la velocità con cui mi sono espresso nell’utilizzare il termine “spalmare”, riferendomi ai dati di più giorni dei deceduti. Una frase infelice. Il senso ovviamente era quello di considerare prevalente l’effettiva ripartizione del dato sull’indicazione del bollettino giornaliero».

Sono le parole di scuse –affidate a Mario Barresi in un’intervista al quotidiano “La Sicilia”– che l’ex assessore Ruggero Razza rivolge per le intercettazioni sui “morti da spalmare”. Intercettazioni riferite all’inchiesta sulle presunte falsificazioni dei dati sui contagi in Sicilia, da parte dei vertici regionali della sanità, che hanno portato alle dimissioni dell’esponente del governo Musumeci.

Un’inchiesta articolata con arresti e indagati a piede libero (tra cui Razza). Ma quell’episodio sui “morti da spalmare” è rimbalzato in tutti i tg, giornali e talk show nazionali. Un episodio che si riferisce ai dati sui decessi all’ospedale “Maria Santissima Addolorata” di Biancavilla. Era novembre 2020, periodo in cui le ambulanze si mettevano in coda, in attesa di lasciare i pazienti Covid provenienti anche da fuori provincia.

Di fronte ad un picco di 7 decessi registrati nei reparti ospedalieri di Biancavilla, a Palermo si discuteva su come procedere con i report. «I deceduti glieli devo lasciare o glieli spalmo?», chiedeva Letizia Diliberti, dirigente dell’assessorato alla Salute, non sapendo di essere intercettata. «Ma sono veri?», domandava Razza. «Sì, solo che sono di 3 giorni fa», la riposta. E Razza ordinava: «Spalmiamoli un poco».

«Rispetto per le vittime e i familiari»

A meno di due mesi dall’emersione di quegli episodi, Razza chiede scusa. «Il mio sentimento di rispetto –si legge nell’intervista pubblicata dal quotidiano catanese– va a tutte le vittime e ai loro familiari. Ed è pari al sentimento di stima profonda per la professionalità con cui gli operatori siciliani della sanità hanno indossato il camice e la tuta e sono scesi in trincea. Gli assessori passano, loro restano».

Nelle 247 pagine dell’ordinanza delle misure cautelari del Gip di Trapani, Caterina Brigone, Biancavilla viene citata per 17 volte. E le intercettazioni che si riferiscono ai dati sui decessi dell’ospedale “Maria Santissima Addolorata” occupano alcune pagine.

Ma al di là del peso giudiziario di quelle conversazioni, certo è che hanno suscitato una certa impressione. Sono state percepite come ciniche ed offensive. Soprattutto dai familiari delle vittime di Biancavilla, che hanno mostrato i loro risentimenti, quasi in lacrime, davanti agli inviati delle testate nazionali. «Attendiamo delle scuse», qualcuno ha rimarcato nell’immediatezza dei fatti. Scuse che da parte di Razza sono arrivate adesso.

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Cronaca

Aggredisce e minaccia la madre: «Ora t’ammazzo», arrestato un 35enne

Intervento dei carabinieri, a seguito di un’accorata richiesta di aiuto di una donna maltrattata

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La telefonata ai carabinieri è arrivata da una casalinga 63enne. Un’accorata richiesta di aiuto. Ancora una volta, la donna era stata picchiata dal figlio, che pretendeva denaro per l’acquisto di alcol, droga o giocare ai video poker. Immediato l’intervento dei militari: arrestato un 35enne per maltrattamenti contro familiari ed estorsione.

Appena arrivati nell’abitazione, i carabinieri hanno trovato la donna attorniata dai familiari, marito e tre figli, tra cui il 35enne. La donna, che sin dà subito è apparsa emotivamente provata, pur non volendo affidarsi alle cure dei sanitari, nonostante mostrasse i segni delle percosse, soprattutto sulle braccia e sul collo, ha comunque deciso di confidarsi con i militari, raccontando quanto appena accaduto.

Dalla ricostruzione dei fatti, è quindi emerso come il figlio avrebbe da lei preteso l’ennesima somma di denaro, questa volta di 30 euro, che sarebbe riuscito ad ottenere solo dopo averla aggredita. In quel frangente, provvidenziale sarebbe stato l’intervento del padre 70enne, che in difesa della moglie, sarebbe intervenuto bloccando l’uomo.

Il 35enne, a quel punto, soddisfatto, dopo essere uscito per alcune ore, sarebbe rincasato solo in serata, completamente ubriaco, dando il via ad un nuovo litigio. Dopo aver fatto cadere una bottiglia di birra sul pavimento, si sarebbe infatti nuovamente scagliato contro la povera madre, dandole la colpa dell’accaduto. La reazione dell’uomo sarebbe stata minacciosa: «Colpa tua se la birra mi è caduta a terra, ora t’ammazzo». E poi si sarebbe scagliato contro una porta, danneggiandola insieme ad altre suppellettili.

Effettivamente, anche alla presenza dei militari, il 35enne non si è calmato, proseguendo anzi con le minacce alla madre: «Appena torno (dal carcere) t’ammazzo».

La donna aveva già presentato una denuncia nei confronti del figlio per analoghi fatti. Motivo per cui, i carabinieri hanno stavolta arrestato il 35enne, trasferendolo nel carcere di piazza Lanza, a Catania.

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