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Amianto, vertice per la bonifica: quasi 18 mln per monte Calvario

di Vittorio Fiorenza
Vertice palermitano per discutere della bonifica di monte Calvario, opera per la quale sono in ballo quasi 18 milioni di euro. Finanziamenti (in un primo momento 12 milioni) annunciati nell’aprile 2015 dall’allora sottosegretario all’Ambiente, Silvia Velo, ma ancora da impiegare per la fase appaltante a causa di lungaggini burocratiche, acquisizioni di pareri e incongruità nei progetti che erano stati presentati dal Comune.
Adesso, alla Regione, si è tenuta una conferenza dei servizi per l’approvazione tecnica del progetto esecutivo che mira a mettere in sicurezza e bonificare in maniera permanente l’area di monte Calvario, fonte dei minerali naturali di fluoroedenite, altamente cancerogeni e causa di oltre 60 decessi per mesotelioma pleurico, come conteggiati dal 1988 ad oggi.
All’incontro hanno partecipato l’assessore regionale alle Infrastrutture, Marco Falcone, il sindaco Antonio Bonanno ed il suo vice, Mario Amato, assieme ai responsabili dell’Ufficio tecnico comunale.
«Quella di oggi è stata una giornata importante. L’incontro è stato positivo. È andata bene. Ci siamo aggiornati, per un ulteriore e definitivo confronto, al prossimo 19 novembre. In questi mesi -sottolinea Bonanno- i nostri uffici hanno lavorato al massimo per apportare quelle integrazioni di cui il progetto aveva bisogno. Il mio ringraziamento all’assessore regionale, Marco Falcone, per l’interessamento e per la partecipazione al vertice di oggi. Quasi superfluo spiegare l’importanza della bonifica di Monte Calvario: ne va della nostra salute e della vita da condurre nella quotidianità della nostra comunità».
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Caporalato, il Gruppo Arena: «Il blitz non riguarda il nostro punto vendita»
Precisazione della società della Gdo in merito all’inchiesta sui lavoratori sfruttati al supermercato

«Il punto vendita oggetto delle indagini non è gestito direttamente dal gruppo Arena, ma un operatore commerciale affiliato che opera in autonomia giuridica e gestionale. Il modello di affiliazione commerciale, adottato su scala nazionale da molte insegne della Grande distribuzione organizzata, prevede che l’affiliato mantenga la piena responsabilità in materia di gestione del personale, contratti di lavoro e adempimenti retributivi e previdenziali».
Lo precisa una nota del gruppo Arena sulla inchiesta della Procura di Catania per caporalato ed autoriciclaggio che ha portato agli arresti domiciliari il rappresentante legale e del direttore commerciale di un supermercato di Biancavilla e al sequestro preventivo della società, il cui valore è stimato in 3 milioni di euro.
«Il gruppo Arena, da sempre impegnato a promuovere etica, legalità e rispetto delle normative vigenti – prosegue la nota – si dichiara totalmente estraneo ai fatti contestati e condanna fermamente ogni forma di sfruttamento del lavoro, esprimendo solidarietà ai lavoratori coinvolti. Rinnoviamo piena fiducia nell’operato della magistratura e delle forze dell’ordine, auspicando al più presto chiarezza sulla vicenda».
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Lavoratori sfruttati, intervengono Cgil, Cisl e Uil: «Un quadro drammatico»
Le sigle sindacali parlano di episodi inquietanti con profitti al vertice e disperazione alla base

Parole di condanna per gli episodi di sfruttamento accertati in un supermercato di Biancavilla ai danni dei lavoratori. Le esprimo le organizzazioni sindacali, che allo stesso tempo plaudono all’inchiesta della Procura di Catania, culminata con l’arresto del titolare e del direttore commerciale, eseguito dalla Guardia di finanza.
La Cgil sarà parte civile
Il segretario di Cgil Sicilia, Alfio Mannino, annuncia la costituzione di parte civile nel processo. «Gli arresti di Biancavilla – dice – fanno emergere un quadro drammatico, purtroppo diffuso, che vede profittatori senza scrupoli fare leva sullo stato di bisogno dei lavoratori per imporre condizioni indegne di un paese civile. Va detto che operazioni di questo genere sono possibili dalla legge 199 sul caporalato. Per il suo varo la Cgil ha lottato. Legge che ha introdotto l’indice dello stato di bisogno del lavoratore. Inoltre si evidenzia come le norme che rendono in lavoro precario aprano la strada allo sfruttamento dei lavoratori, all’illegalità e alle attività criminose».
Di «sistema ipocrita, che alimenta i profitti al vertice e la disperazione alla base» parlano i segretari della Camera del lavoro di Catania, Carmelo De Caudo, e della Filcams di Catania, Davide Foti. «Da anni – aggiungono – denunciamo le pratiche dei grandi competitor della grande distribuzione che, attraverso i sistemi di franchising e appalti a cascata, hanno creato un sottobosco di illegalità e sfruttamento».
Cisl: «Soggetti senza scrupoli»
Maurizio Attanasio, segretario della Cisl catanese propone «un comitato permanente prefettizio interforze, composto da forze dell’ordine, Inps, Inail, Ispettorato del lavoro, organizzazioni sindacali e anche dalle associazioni datoriali e dai consulenti del lavoro per affrontare efficacemente tutte le forme di lavoro povero effetto dello sfruttamento del lavoro e del caporalato». Attanasio sottolinea l’esistenza di «intere sacche del mercato del lavoro in cui i lavoratori sono sfruttati e ricattati da soggetti senza scrupoli».
Uil: «Episodi inquietanti»
Intervento anche da parte dei segretari di Uil e UilTucs Catania, Enza Meli e Giovanni Casa: «Inquietante leggere di neoassunti costretti a percepire un euro e 60 centesimi l’ora, obbligati a lavorare 60 ore settimanali. Inquietante, ma non sorprendente perché purtroppo non siamo di fronte un episodio senza precedenti».
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