Chiesa
La festa per Maria Ss. dell’Elemosina: ecco tutti i dettagli del programma
Le celebrazioni in onore della Madonna dell’Elemosina si svolgeranno a Biancavilla dal 18 al 27 agosto. Nei primi nove giorni un articolato calendario di iniziative religiose e culturali con la presenza di sacerdoti provenienti da diverse diocesi siciliane e il coinvolgimento delle varie aggregazioni e associazioni di volontariato di Biancavilla.
Le celebrazioni sono curate dalla Basilica Santuario e dall’Associazione “Maria Santissima dell’Elemosina” con il patrocinio del Comune di Biancavilla e della Regione Sicilia.
Per l’apertura del novenario, Venerdì 18, saranno presenti due gruppi di pellegrini provenienti dalle parrocchie di Maletto e di Ognina. In serata, la fraternità del Piccolo Gregge dell’Immacolata, con la presenza di padre Carmelo Barbera, svolgerà una missione di evangelizzazione tra i giovani nel centro storico.
Sabato 19 sera, nel corso della celebrazione eucaristica officiata da don Roberto Strano, parroco della Cattedrale di Acireale, rinnoveranno le promesse matrimoniali le coppie biancavillesi che celebrano i 25, i 50 e i 60 anni di matrimonio. Sono oltre cento le coppie invitate.
Domenica 20, dopo la messa serale celebrata dal novello sacerdote don Gianluca Belfiore, cancelliere del Tribunale Ecclesiastico di Siracusa, il soprano greco Dimitra Theodossiou offrirà il suo omaggio canoro alla Madonna dell’Elemosina. Il noto soprano, tornerà ancora una volta a Biancavilla per esprimere con il canto il legame intenso che la unisce all’Icona della Vergine della Misericordia, specialmente dopo la vicenda dell’incendio del traghetto che la trasportava ad Ancona nel 2014, in cui ha potuto sperimentare l’intercessione della Madonna dell’Elemosina.
Lunedì 21 si pregherà per le vocazioni e saranno ricordati i sacerdoti della Diocesi di Catania che festeggiano i loro anniversari di sacerdozio. In questo contesto, sarà presente la reliquia del capo di San Nicolò Politi, il santo eremita originario della vicina città di Adrano, di cui quest’anno si festeggiano i 900 anni della nascita. Ad accompagnarlo alcuni devoti e il Comitato per i festeggiamenti giubilari di Adrano.
Martedì 22, nel corso della messa presieduta da don Giuseppe Ruta, ispettore dei Salesiani di Sicilia, saranno consegnati ai bambini nati nell’anno e alle mamme in attesa gli abitini benedetti della Madonna dell’Elemosina.
Mercoledì 23, dopo la messa presieduta da don Francesco Di Stefano, rettore del Santuario “Maria SS. Del Ponte” di Caltagirone, presso il Piccolo Seminario estivo di Biancavilla, in contrada Vallone Rosso, “Musica sotto le stelle” una serata di musica e danza per giovani e meno giovani.
Da Giovedì 24 si entra nel triduo più intenso, con la giornata eucaristica che culminerà nella processione del Santissimo Sacramento nelle piazze Roma e Collegiata, con la presenza dell’abate benedettino Dom. Vittorio Rizzone, seguita da una veglia di preghiera per i giovani, animata dai ragazzi dell’oratorio “Pino Puglisi” della parrocchia matrice.
Venerdì 25 verranno attenzionati gli ammalati della comunità con la visita agli infermi che non possono uscire di casa. In serata la messa, celebrata da mons. Paolo Urso, vescovo emerito di Ragusa, con l’amministrazione del Sacramento dell’Unzione agli ammalati. Subito dopo, il prof. Nino Grasso, dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Catania, terrà un incontro sulla ricorrenza del centenario delle apparizioni di Fatima: “Fatima, profezia del nostro tempo. Il messaggio delle apparizioni cent’anni dopo”. Il prof. Grasso collabora con Radio Vaticana e TV2000.
Sabato 26, vigilia della festa, come da tradizione sarà dedicata alla vestizione dei nuovi soci dell’Associazione “Maria Santissima dell’Elemosina”, mentre tutti gli altri membri rinnoveranno l’atto di consacrazione alla Madonna. La celebrazione sarà officiata da don Pietro Antonio Ruggiero della Diocesi di Nicosia, noto predicatore, omileta e autore di libri di meditazione. In serata, verranno inaugurati i lavori di consolidamento, ornamento e restauro della grande Mostra d’organo della Basilica, effettuati nei mesi scorsi da maestranze locali con il contributo volontari di alcuni giovani talenti della parrocchia.
Per l’occasione si terrà un “Gran concerto di musica d’organo, lirica e corale”, a cura del coro polifonico “San Vito” di Cammarata (Ag), diretto dal M° Maria Rita Di Marco. Si tratta di una realtà musicale molto prestigiosa che ha ottenuto diversi riconoscimenti, distinguendosi nel panorama musicale corale nazionale e internazionale. Anche quest’anno, ad abbellire la gradinata della Basilica sarà una semplice e delicata lavorazione floreale, che potrà essere visibile già da sabato 26 agosto.
Domenica 27, l’ultima domenica di agosto, si svolgerà la solennità di Maria Santissima dell’Elemosina. La celebrazione delle ore 11 sarà presieduta dal vescovo Giuseppe Sciacca, segretario della Segnatura Apostolica. Subito dopo, l’Icona scenderà in mezzo ai fedeli, con l’ausilio del braccio meccanico. Nel pomeriggio, alle 18,45, è prevista l’accoglienza in piazza Collegiata di mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, che arriverà da Roma per presiedere il solenne Pontificale.
La sua presenza consoliderà nella memoria dei fedeli i giorni della storica visita a Roma dell’Icona della Madonna dell’Elemosina in occasione del Giubileo della Misericordia e in concomitanza con la canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta (3‐5 settembre 2016). È stato mons. Fisichella, in qualità di incaricato da Papa Francesco per il Giubileo della Misericordia, a coordinare il viaggio e l’esposizione dell’Icona in piazza San Pietro.
Nel corso della celebrazione, animata dalle corali riunite “Santa Maria dell’Elemosina” di Biancavilla, “Sant’Antonio Abate” di Pedara, “San Vito” di Cammarata, “Kerigma” e “Magnificat” di Paternò, il primo cittadino rinnoverà l’atto di consacrazione della città al Cuore immacolato di Maria. Seguirà il solenne e tradizionale corteo processionale, preceduto dalle confraternite e dalle associazioni ecclesiali cittadine in abiti propri. Quindi, l’Icona muoverà i suoi passi in mezzo ai fedeli tra le vie del centro storico, tra canti e accompagnamento bandistico. Quest’anno prenderà parte alla processione anche il gruppo dei tamburi imperiali di Militello in Val di Catania.
Al rientro, mons. Fisichella saluterà la città con un messaggio di augurio e inaugurerà le due tele che riproducono alcuni momenti della visita in Vaticano dell’Icona di Biancavilla, e particolarmente l’omaggio di Papa Francesco e del Papa emerito Benedetto. Le due tele, realizzate con il contributo del prevosto e dell’associazione “Maria Santissima dell’Elemosina”, sono state dipinte a olio dall’artista catanese Giuseppe Giuffrida e saranno collocate nel transetto di sinistra della Basilica.
A conclusione delle celebrazioni, domenica 3 settembre una Santa Messa ricorderà il primo anniversario del pellegrinaggio a Roma dell’Icona (3‐5 settembre 2016). Per l’occasione, verrà benedetta la nicchia che accoglie il mattone, estratto dal muro che chiudeva la Porta Santa della Basilica Vaticana, che Papa Francesco ha offerto alla Basilica di Biancavilla.
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Chiesa
San Placido: la nostra identità cittadina tra fede, tradizioni e memorie secolari
La festa in onore del Patrono è esplosione di piacere collettivo, al quale tutti debbono partecipare
Un episodio della vita di san Placido, risalente ai primi anni della permanenza in monastero con san Benedetto ci tramanda che i monaci di alcuni monasteri avevano enormi difficoltà a reperire l’acqua, sicuramente per la lontananza con le fonti o per una persistente siccità. Allora angustiati chiesero all’abate di risolvere il problema. Il superiore non trovò altro rimedio se non la preghiera. Una notte, affinché la supplica fosse più efficace, svegliò il piccolo Placido, beatamente addormentato. Insieme si inoltrarono tra i monti e in un luogo remoto pregarono lungamente tutta la notte. Alla fine, poste tre pietre ad indicare il sito, se ne tornarono in monastero. Quando, su indicazione dell’abate, gli altri monaci andarono nel posto indicato tra quelle rocce videro uscire l’acqua tanto desiderata, prodigioso dono ancora oggi tangibile.
I santi commuovono il cuore di Dio. Lo dovremmo pensare quando tra le strade di basolato lavico della città passa solenne la statua del nostro san Placido. Quando le bombe assordanti, le strisce colorate, gli applausi dai balconi, le festose marce della banda accompagnano l’immagine di questo monaco andato in cielo – più di millecinquecento anni fa – a poco meno di trent’anni. I santi chiedono a Dio le grazie di cui noi abbiamo bisogno e ci indicano la giusta strada, già da loro percorsa.
Il segno dell’identità cittadina
In un mondo che sta cambiando troppo in fretta, in una società che ha modificato valori e ideali, portare tra le strade le statue dei nostri patroni assume un senso nuovo rispetto ai tempi andati.
San Placido rappresenta l’identità cittadina, con tradizioni e memorie derivanti dallo stratificarsi del passato e dalle contaminazioni culturali che l’hanno arricchita e la rendono unica. La festa a sua volta è esplosione di piacere collettivo, al quale tutti debbono partecipare. Essa spezza la monotonia della quotidianità e attraverso la manifestazione esterna di sentimenti ed emozioni offre l’occasione di riscoprire le origini della comunità, recuperandone la storia, rifondandola periodicamente e trovando nella ritualità dei gesti compiuti all’unisono da tutti la propria ragione di essere.
Per i cristiani, la festa è anche culto, è manifestazione della gioia che deriva da Dio e a lui fa ritorno. Esattamente come il nostro “giru de’ santi”, che dalla Chiesa Madre prende inizio e lì ritorna, esorcizzando la concezione della vita. Una vita intesa non come fluire lineare, con un inizio e una fine, ma come un divenire ciclico di nascita, morte e rigenerazione. Esattamente come le stagioni.
Festa, fede e simbolismo
La festa è pure preghiera ed è riflessione sul destino dell’uomo. Placido è stato un uomo. Ha gioito e ha patito come ogni altro essere umano. Ha dato però degli obiettivi e delle priorità alla sua esistenza. Ha saputo fare dono di sé agli altri. Questo ci viene rivelato dalla statua, opera del biancavillese Placido Portal, scolpita agli inizi del Settecento. Essa, riproponendo la Santità del martire secondo i modelli classici del barocco siciliano, mostra un uomo imberbe, ancora molto giovane, con un’ampia cocolla nera, con la mano destra alzata per benedire chi gli si rivolge.
Il simbolismo aiuta a capire il messaggio solo se il fedele osserva l’opera con occhio attento. L’aureola d’argento, è uno degli attributi più antichi, indica quello come uomo di Dio, ammantato dall’aura splendente della luce divina. Il pastorale rappresenta la dignità di abate, padre e pastore della comunità monastica a lui affidata. Il libro della Regola afferma che il santo appartenne all’ordine Benedettino, i cui monaci dopo il crollo dell’Impero Romano compirono l’imponente opera di ristabilire l’equilibrio in una Europa sconquassata dalle invasioni barbariche. La palma è simbolo del martirio subito per testimoniare gli ideali cristiani. Le chiavi della città – consegnate ogni anno dal sindaco – indicano l’affidamento di Biancavilla al suo Patrono. Infine la croce pettorale, in argento e pietre preziose, è segno della fede in Cristo, stabile fino alla fine nel cuore di Placido.
Ai piedi del fercolo, dentro un’antichissima urna, sono conservate le reliquie, il braccio destro del santo che tante volte benedisse i fratelli e oggi continua a benedire i suoi devoti.
Il senso della festa oggi
Ecco cosa rappresenta quella effigie tirata dai fedeli, portata festosamente tra la gente, abbracciata da migliaia di biancavillesi. Ancora oggi, quel monaco di cui parlò Gregorio Magno, avvicinato dalla tradizione alla nostra Sicilia come martire, ci vuole parlare di pace in un mondo che, preso da interessi di parte sta conoscendo una triste era di conflitti; ci parla di ponti per unire individui appartenenti all’unica famiglia umana; ci parla di accoglienza e di interculturalità in una società chiamata a ricevere nuovi flussi migratori da terre povere e devastate concretizzati ogni giorno in nuovi vicini di casa, compagni di scuola, colleghi di lavoro; ci parla di lotta audace alle nuove mafie che attanagliano come tumori la nostra terra, la oltraggiano e la umiliano.
Una forte dose di coraggio, di presa di coscienza intelligente per far uscire la nostra società civile dall’individualismo imperante e dalla ricerca di profitti e interessi privati a scapito di quelli comuni. Una buona quantità di impegno e di forza di volontà per tirar fuori le nostre comunità ecclesiali – spesso annebbiate dai troppi fumi d’incenso – dai raccolti edifici sacri al mondo chiassoso e agitato. Accogliere le nuove sfide del nostro tempo e piantare semi di nuova speranza per tramutare il caos in cosmos: è questo che ci dice e ci chiede il nostro Santo Patrono in questo 2024? Forse, e non solo.
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