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L'Intervento

L’appello del centro Calypso: «Un lavoro per due donne abusate»

«Cari biancavillesi, qualcuno di buon cuore può offrire un posto a due nostre utenti?»

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Aiutare le donne vittime di violenza significa sostenerle sin dal momento della denuncia e seguirle in tutto il loro percorso di uscita dal tunnel della violenza e di presa di consapevolezza di se stesse, delle proprie potenzialità e delle proprie risorse.

Le donne vittime di violenza hanno gravissimi problemi di autostima, nel senso che esse ritengono di non valere nulla, di non meritare amore, di non meritare riscatto, di non meritare una vita serena, di non meritare una vita senza violenze.

Accompagnare le donne nel percorso di ripresa dell’autostima è come andare su un’altalena perché la denuncia è solo il primo atto, la prima mossa, ma dopo la denuncia viene tutto il resto: una vita nuova, una vita diversa, una vita fatta di alti e bassi, di cadute e di riprese, un’altalena appunto.

La solitudine, la paura, il senso di colpa per avere denunciato il proprio marito, il padre dei propri figli, la paura del giudizio degli altri, la vergogna, le accuse della famiglia di lui e molto spesso anche quelle della propria famiglia di origine: queste sono le tappe che aspettano a una donna che ha il coraggio di denunciare. Oltre il danno, la beffa! Si, parliamoci chiaro: oltre il danno la beffa!

Proprio in questi giorni, a Biancavilla, la madre di un soggetto denunciato di recente per i maltrattamenti alla propria moglie, ha tentato di convincere la propria nuora, approfittando del momento di fragilità e di confusione che oggi vive, di avere sbagliato a denunciare e di essere vittima di un’associazione a delinquere costituita da me, dai carabinieri e dalla pedagogista del centro Calypso che staremmo facendo di tutto per distruggere una famiglia!!

Eh certo, per una madre è più facile dare la colpa agli altri, è più facile criticare l’operato dei Carabinieri e del Centro Antiviolenza piuttosto che ammettere di avere cresciuto un figlio violento e ammettere che forse la colpa è anche un po’ nostra!

Ma come! Ogni giorno leggiamo ovunque lamentele di tutti coloro che dicono che i Carabinieri non intervengono se non ci scappa il morto (classica frase che almeno una volta ognuno di noi ha sentito!) e poi, quado i Carabinieri intervengono in modo tempestivo ed esemplare a tutela di una donna e dei suoi figli vittime di violenza, lo fanno perché vogliono distruggere una famiglia, con l’aiuto del centro Calypso… mah!

Mi viene da dire: da cotanta madre… cotanto figlio!

Ma non è questo il punto, il punto è che le l’inferno delle donne vittime di violenza non finisce con la denuncia e ciò a causa dei pregiudizi da cui è intrisa la nostra società, della cattiveria, della mancanza di consapevolezza.

E ciò che peggiora la situazione è la mancanza di lavoro delle donne.

Purtroppo, a Biancavilla, ci sono ancora fin troppe giovani donne che rinunciano a lavorare per fare le mogli e le madri a tempo pieno; una scelta questa certamente rispettabile, ma una scelta altamente pericolosa laddove queste donne dovessero cambiare vita, così come cambiano purtroppo vita quando una donna si trova a dovere vivere la sfortunata esperienza di lasciare il marito perché violento.

Perché dico questo?

Perché spero in una presa di posizione e una presa di coscienza da parte dei biancavillesi e spero che qualche nostro paesano consapevole e di buon cuore offra un lavoro alle donne che si rivolgono a Calypso di modo che esse lavorando possano mantenere se stesse e i propri figli e possano iniziare ad essere autonome, a non dipendere da nessuno, a costruirsi quell’autostima che non hanno mai avuto.

E allora, caro Vittorio Fiorenza, aiutaci a diffondere un appello di solidarietà, un appello di civiltà, un appello di fratellanza e di sorellanza, un appello di amore: Calypso chiede a tutti i nostri compaesani che possano offrire un lavoro alle utenti del centro –due in particolare– di contattare la redazione di Biancavilla Oggi (su facebook e scrivendo a redazione@biancavillaoggi.it) al fine di tendere una mano a donne che hanno avuto il coraggio di denunciare le violenze subite per salvare se stesse e i propri figli.

Tutti, dico tutti, dobbiamo impegnarci nella battaglia di civiltà contro la violenza sulle donne che, lo ribadisco sempre, non è una battaglia delle donne contro gli uomini, ma è una battaglia di amore e di rispetto che uomini e donne insieme devono combattere, anche offrendo un posto di lavoro, offrendo una nuova opportunità alle donne che denunciano costituendo un esempio per tutti noi. Grazie a chi vorrà raccogliere questo appello e grazie a Vittorio Fiorenza e a Biancavilla Oggi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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L'Intervento

«Nel ricordo di Borsellino, l’impegno è combattere la mentalità mafiosa»

Ci scrive l’assessore Vincenzo Randazzo: una riflessione su via D’Amelio che riguarda Biancavilla

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Gentile direttore di Biancavilla Oggi,

oggi si ricorda la tragica morte del giudice Paolo Borsellino e di cinque agenti della sua scorta, tra i quali una donna. L’amministrazione comunale ha organizzato una fiaccolata che da Villa delle Favare giungerà a Piazza Falcone e Borsellino. A questa iniziativa partecipano, oltre alle diverse associazioni di volontariato, anche i ragazzi e i giovani dei diversi Grest. Una manifestazione importante per condividere il ricordo di uno degli eventi più tragici della storia italiana e caratterizzata dalla seria e concreta lotta contro il sistema mafioso, ma soprattutto contro la sua mentalità.

Ecco il punto: il messaggio di Paolo Borsellino e il suo volontario sacrificio hanno dell’attualità ancora un valore? Le nuove generazioni li recepiscono? Qualche dubbio mi sorge se guardo ai modelli sociali e culturali prevalenti: individualismo esasperato, esagerata messa in mostra di atteggiamenti malandrineschi, menefreghismo, esibizione del proprio desiderio di dominio, farsi ragione con la violenza… Appunto, mentalità mafiosa, che non poche volte determina risse.

Tutto questo rende vano quanto Paolo Borsellino ha cercato di insegnare e la cosa che amareggia di più è considerare un fesso il giudice palermitano. E come lui, fessi Falcone, Chinnici, Impastato, Don Puglisi, Livatino, Fava… E tanti che nel combattere la mafia sono caduti. Perdoni, direttore, il mio sfogo, ma tanto tanto tanto è il lavoro che va fatto. Come Amministrazione, certamente. Ma anche come famiglie, come istituzioni in senso lato, come scuola, come gruppi di volontariato… l’obiettivo è contrastare la mentalità mafiosa.

VINCENZO RANDAZZO, Assessore comunale

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L'Intervento

Giardina: «Distefano eviti certe sparate e mediti sulla sconfitta disonorevole del Pd»

Prosegue la querelle: dopo l’intervento del presidente del Pd, ospitiamo l’esponente di maggioranza

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© Foto Biancavilla Oggi

Egregio direttore,

anche io chiedo ospitalità – cosa che non ho mai fatto – su Biancavilla Oggi perché costretto a rispondere all’ex collega Alfio Distefano, che stimo e apprezzo come persona, oltre all’immenso rispetto del suo ruolo politico e della sua appartenenza ad un partito lontanissimo dalle mie idee.

Ultimamente, però, forse a causa della durissima sconfitta elettorale, Distefano ha delle uscite pubbliche discutibili, sparate senza essersi prima minimamente documentato. Anche io ho conosciuto l’amarezza della sconfitta per una manciata di voti ma non ho mai avuto reazioni simili. Forse Distefano prova rancore nei confronti dei cittadini, che hanno sonoramente messo ai margini la sua parte politica, in termini di consensi. Il suo obiettivo sembra essere quello di creare panico nei cittadini o esortarli ad un certo disordine sociale. Si veda la sua sparata sul “salasso” della bollettazione Tari 2023. In realtà, non si è accorto che quest’anno la bollettazione è unica mentre l’anno scorso era divisa in acconto e saldo. Tutto questo non fa altro che ridicolizzare il ruolo politico dello stesso Distefano.

L’intervento di Distefano è di pura propaganda elettorale, ad elezioni ormai concluse, camuffato da “diritto di replica” alla cronaca fatta da Biancavilla Oggi. L’ex collega mi accusa di essere un ingordo di poltrone. La mia nomina ad assessore è del 9 giugno 2022. Ero sì consigliere e presidente della 3a commissione consiliare permanente. Ma da come si può leggere nel verbale di convocazione del 7 settembre 2022 non vi era alcun componente di minoranza in commissione. Il ruolo di presidente mi era stato richiesto dai componenti stessi. Quando le commissioni, su richiesta di tutti i consiglieri, sono state rimodulate, alla prima seduta, convocata dal Presidente del Consiglio l’11 ottobre 2022, Distefano è stato subito nominato presidente, in quanto unico componente di minoranza. Quindi la sua richiesta di dimissioni ottemperata da me dopo 10 mesi è una balla bella e buona, proprio da esposto alla Procura.

Vengo poi definito “recordman di poltrone”. Faccio notare, invece, che il 30 dicembre 2022 ho avuto dal sindaco la delega di vice sindaco e, dopo qualche settimana, così come riportato anche su Biancavilla Oggi, ho lasciato la carica di consigliere comunale. Tutto questo per fare notare che le argomentazioni dell’ex consigliere del Pd sono prive di fondamento.

Per quanto riguarda l’assenza fisica e politica del Partito Democratico in Consiglio Comunale, parlano gli atti degli ultimi 5 anni. Da quando Distefano è “salito” in Aula, grazie alle dimissioni di Carmelo Mignemi per incompatibilità con il fratello Vincenzo nominato assessore, ha continuato sulla stessa falsariga. Assente nell’approvazione dei bilanci e degli atti importanti per la città e soprattutto privo di contenuti. Mai un emendamento al Bilancio o al piano triennale delle opere pubbliche. Mai un atto concreto ma solo proposte pretestuose e strampalate. Per esempio, quella di scavare un nuovo pozzo d’acqua per rispettare dei requisiti che dovevano esistere nel 2015.

Al presidente del Pd, Alfio Distefano, ricordo che una delle regole elementari non scritte della Politica è che di fronte ad una sconfitta elettorale, il massimo esponente di un partito rassegni sempre le dimissioni. Di fronte ad una sconfitta disonorevole come quella che la Sinistra ha rimediato a Biancavilla (un autentico cataclisma senza precedenti), oltre alle dimissioni, non dico che bisognerebbe darsi alla fuga, ma almeno rimanere qualche mese in silenzio. Un periodo necessario per comprendere gli errori della batosta inflitta dai biancavillesi e rendersi consapevoli che i cittadini hanno deciso fortemente, democraticamente e liberamente di affidare la città al Centrodestra. Con stima,

VINCENZO GIARDINA

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DOSSIER MAFIA

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