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Cronaca

Aria pesante in paese dopo la scoperta dell’arsenale di guerra

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Dopo il ritrovamento delle armi, inquirenti impegnati a capire a chi e a cosa potessero servire una dotazione simile. Da non tralasciare, vista la parentela di uno degli arrestati, collegamenti con gli ultimi fatti di sangue.


arsenale-armi-sequestro-cardillo-musumeci6L’OPERAZIONE DELLA POLIZIA Kalashnikov, mitraglie e pistole dentro un forno e sotto il letto

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di Natale Bruno

Che ci fosse aria pesante a Biancavilla, c’erano pochi dubbi. Che ci fossero personaggi della criminalità in ‘preallarme’ è la diretta conseguenza dell’attività della polizia, del commissariato di Adrano e della Squadra mobile di Catania. E così salta fuori non solo un potente arsenale composto da micidiali fucili mitragliatori e pistole, capace di garantire una potenza di fuoco non indifferente. Vengono fuori anche personaggi che gravitano nel mondo criminale del paese e che girano indisturbati, armati con le pistole pronte all’uso.

L’operazione della polizia nasce certamente dagli sviluppi degli ultimi fatti di sangue con morti ammazzati all’interno del clan egemone a Biancavilla, quella che un tempo veniva chiamata Toscano-Mazzaglia-Tomasello.

Uno degli ultimi delitti è quello di Alfredo Maglia, assassinato il 23 ottobre del 2013 ad Adrano. Maglia era zio acquisito di Vincenzo Cardillo, ora arrestato perché trovato in possesso di una pistola Kel Tec semiautomatica, calibro 9×17, con matricola abrasa, colpo in canna e relativo caricatore con sei cartucce. Ma non è finita qui. Il 38enne ha quindi un’altra parentela “pesante”: quella con Nicola Gioco (ucciso in via Pistoia lo scorso gennaio, 48 ore dopo l’uccisione di Agatino Bivona, uscito da una palestra di via Fallica). Cardillo avrebbe dovuto sposarsi con rito civile al municipio di Biancavilla, tra qualche settimana, con la sorella di Nicola Gioco.

Ecco perché, forse, Vincenzo Cardillo camminava con una pistola carica, nascosta nella tasca del giubbotto. Con uno zio e un cognato finiti malamente, meglio tenersi pronti. Ed ecco perché, forse, suo padre Alfio, incensurato di 71 anni, nascondeva in un forno a pietra ricavato in un sottotetto e sotto il letto un vero e proprio arsenale da guerra, dal kalashinikov ad un fucile Skorpion fino ad un mitragliatore. Per fare cosa è un interrogativo affidato alla polizia.

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Un arsenale in casa: tre arresti, sequestrato anche un kalashnikov

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Arsenale in casa, ecco le armi sequestrate e i tre arrestati

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In casa di un anziano armi nascoste nel forno e sotto il letto

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Cronaca

Aggredisce e minaccia la madre: «Ora t’ammazzo», arrestato un 35enne

Intervento dei carabinieri, a seguito di un’accorata richiesta di aiuto di una donna maltrattata

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La telefonata ai carabinieri è arrivata da una casalinga 63enne. Un’accorata richiesta di aiuto. Ancora una volta, la donna era stata picchiata dal figlio, che pretendeva denaro per l’acquisto di alcol, droga o giocare ai video poker. Immediato l’intervento dei militari: arrestato un 35enne per maltrattamenti contro familiari ed estorsione.

Appena arrivati nell’abitazione, i carabinieri hanno trovato la donna attorniata dai familiari, marito e tre figli, tra cui il 35enne. La donna, che sin dà subito è apparsa emotivamente provata, pur non volendo affidarsi alle cure dei sanitari, nonostante mostrasse i segni delle percosse, soprattutto sulle braccia e sul collo, ha comunque deciso di confidarsi con i militari, raccontando quanto appena accaduto.

Dalla ricostruzione dei fatti, è quindi emerso come il figlio avrebbe da lei preteso l’ennesima somma di denaro, questa volta di 30 euro, che sarebbe riuscito ad ottenere solo dopo averla aggredita. In quel frangente, provvidenziale sarebbe stato l’intervento del padre 70enne, che in difesa della moglie, sarebbe intervenuto bloccando l’uomo.

Il 35enne, a quel punto, soddisfatto, dopo essere uscito per alcune ore, sarebbe rincasato solo in serata, completamente ubriaco, dando il via ad un nuovo litigio. Dopo aver fatto cadere una bottiglia di birra sul pavimento, si sarebbe infatti nuovamente scagliato contro la povera madre, dandole la colpa dell’accaduto. La reazione dell’uomo sarebbe stata minacciosa: «Colpa tua se la birra mi è caduta a terra, ora t’ammazzo». E poi si sarebbe scagliato contro una porta, danneggiandola insieme ad altre suppellettili.

Effettivamente, anche alla presenza dei militari, il 35enne non si è calmato, proseguendo anzi con le minacce alla madre: «Appena torno (dal carcere) t’ammazzo».

La donna aveva già presentato una denuncia nei confronti del figlio per analoghi fatti. Motivo per cui, i carabinieri hanno stavolta arrestato il 35enne, trasferendolo nel carcere di piazza Lanza, a Catania.

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