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L’Avis bussa alla porta dell’ospedale: «Chiediamo una sede adeguata»

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L’ingresso del vecchio plesso ospedaliero: alcuni locali del piano terra potrebbero essere destinati all’Avis

L’Avis di Biancavilla cerca una nuova sede, ha bussato alla porta dell’ospedale di Biancavilla, ma non ha ancora ricevuto una risposta. L’associazione di volontariato potrebbe essere ospitata in alcuni locali del vecchio ospedale “Maria Santissima Addolorata”. Delle aperture in tal senso sono state date, in via informale. Al momento, però, senza seguito.

«Abbiamo scritto già da qualche mese -spiegano dall’associazione biancavillese a Biancavilla Oggi- al direttore generale dell’Asp e per conoscenza anche al direttore dell’ospedale di Biancavilla, ma nessuna risposta in merito. In via informale, ad alcuni componenti del direttivo era stato detto in passato che i locali per noi già ci sono al piano terra del vecchio ospedale, ma nulla ancora sembra muoversi, aspettiamo il completamento dei lavori del nuovo plesso ospedaliero e vediamo che succede».

Da diversi anni, l’associazione di volontariato ha la sua sede in via Garibaldi, traversa di via Vittorio Emanuele, a due passi dal palazzo comunale.

«Il motivo principale della ricerca di una nuova sede –puntualizzano dall’Avis – è dovuto ai costi di gestione, ormai quasi insostenibili. Poi se avessimo dei locali all’interno dell’ospedale, si potrebbe iniziare a pensare ad un centro fisso di raccolta, che potrebbe rispondere meglio alle esigenze dei donatori ed attirarne di nuovi. Insomma, noi facciamo la raccolta quasi per strada e ci vuole proprio tanta buona volontà da parte dei donatori».

Intanto l’associazione non smette la sua attività di solidarietà ed anche in estate ha dimostrato di essere presente con dati sul prelievo di sangue di tutto rispetto, soprattutto nel mese di agosto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Installazione antenna 5G, le suore salesiane: «Noi non c’entriamo niente»

Intervento delle Figlie di Maria Ausiliatrice a proposito dell’impianto sull’edificio in cui sono ospitate

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«Come Figlie di Maria Ausiliatrice esprimiamo comprensione per le preoccupazioni espresse. Siamo fiduciose che chi ha responsabilità e competenza prenda decisioni rispettose della sicurezza e della salute dei cittadini».

Lo scrivono in una nota stampa le Figlie di Maria Ausiliatrice di Biancavilla, a proposito della installazione di un’antenna 5G sull’edificio di via Mongibello in cui sono da sempre ospitate.

Sulla vicenda gli abitanti della zona hanno manifestato il loro dissenso e il Comune aveva presentato un ricorso contro l’installazione, bocciato dal Tar.

C’è chi ha chiamato in causa le suore salesiane, a sproposito. Ed ora arrivano le loro puntualizzazioni.

«La notizia dell’installazione delle antenne 5G – scrivono – ha destato ansia e preoccupazione per molti. Ci sembra doveroso fornire alcune chiarificazioni. La sede di via Mongibello è di proprietà dell’Ipab Casa del fanciullo “Francesca Messina”.
Tra l’Ipab e l’ente delle Figlie di Maria Ausiliatrice è in essere un comodato d’uso gratuito dei locali per l’abitazione delle suore e le attività pastorali da loro animate».

«L’azienda che sta provvedendo all’installazione delle antenne – viene specificato – non ha alcun contratto in essere né in forma diretta né indiretta con le Figlie di Maria Ausiliatrice. Circa un anno fa la direttrice dell’istituto ha ricevuto la semplice informazione della decisione in oggetto da parte dell’Ipab».

Le suore, dunque, non hanno alcun ruolo formale nell’iter per la collocazione dell’impianto. Resta il fatto che le entrate economiche destinate all’Ipab, per consentire sul proprio tetto l’installazione dell’antenna, non c’è dubbio che avranno un beneficio indiretto pure sulle Figlie di Maria Ausiliatrice. In mancanza di introiti, il mantenimento dell’immobile e l’ospitalità riservata alle suore potrebbero non essere così scontate.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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