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A Biancavilla il ricordo di Massimiliano Bruno, vittima nella strage di Nassiriya

Missione “Antica Babilonia”: anniversario dell’attentato in Iraq, che provocò la morte di 19 italiani

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Nel cimitero di Biancavilla, commemorato il sottotenente Massimiliano Bruno, carabiniere originario di Bologna, vittima dell’attentato a Nassiriya del 12 novembre del 2003. Bruno ha prestato servizio per alcuni anni a Biancavilla: la sua salma riposa nella cappella comunale del cimitero di Biancavilla.

La strage di Nassirya – come si ricorderà – provocò 28 morti, 19 dei quali italiani. Tra i dodici carabinieri uccisi nell’attentato c’era anche l’appuntato catanese Horacio Majorana, anch’egli impegnato nella missione “Antica Babilonia”.

Presenti alla cerimonia, aperta dalla lettura della Preghiera del Carabiniere, il colonnello Salvatore Altavilla, comandante provinciale dei carabinieri di Catania, il capitano Gianmauro Cipolletta, comandate della Compagnia di Paternò, il maresciallo Francesco De Giovanni, comandante della stazione di Biancavilla, il presidente del Consiglio Comunale, Luigi D’Asero, l’assessore Vincenzo Randazzo in rappresentanza dell’amministrazione, il consigliere comunale Francesco Battiato.

Ha partecipato anche una rappresentanza di alunni dell’Istituto comprensivo “Antonio Bruno”. Due di loro hanno letto una preghiera per ricordare il carabiniere Bruno e tutte le vittime della strage.

Tra le docenti che hanno accompagnato i ragazzi anche la figlia del maresciallo Salvatore Barone, morto nel 2016, comandante della stazione dei carabinieri di Biancavilla proprio negli anni in cui ha prestato servizio Massimiliano Bruno.

«La più grande testimonianza che Massimiliano Bruno ci lascia – ha sottolineato il col. Altavilla rivolto ai giovani studenti – è l’adempimento dei propri doveri e il rispetto per gli altri». A impartire la benedizione è stato padre Alfio Sarvà.

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Installazione antenna 5G, le suore salesiane: «Noi non c’entriamo niente»

Intervento delle Figlie di Maria Ausiliatrice a proposito dell’impianto sull’edificio in cui sono ospitate

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«Come Figlie di Maria Ausiliatrice esprimiamo comprensione per le preoccupazioni espresse. Siamo fiduciose che chi ha responsabilità e competenza prenda decisioni rispettose della sicurezza e della salute dei cittadini».

Lo scrivono in una nota stampa le Figlie di Maria Ausiliatrice di Biancavilla, a proposito della installazione di un’antenna 5G sull’edificio di via Mongibello in cui sono da sempre ospitate.

Sulla vicenda gli abitanti della zona hanno manifestato il loro dissenso e il Comune aveva presentato un ricorso contro l’installazione, bocciato dal Tar.

C’è chi ha chiamato in causa le suore salesiane, a sproposito. Ed ora arrivano le loro puntualizzazioni.

«La notizia dell’installazione delle antenne 5G – scrivono – ha destato ansia e preoccupazione per molti. Ci sembra doveroso fornire alcune chiarificazioni. La sede di via Mongibello è di proprietà dell’Ipab Casa del fanciullo “Francesca Messina”.
Tra l’Ipab e l’ente delle Figlie di Maria Ausiliatrice è in essere un comodato d’uso gratuito dei locali per l’abitazione delle suore e le attività pastorali da loro animate».

«L’azienda che sta provvedendo all’installazione delle antenne – viene specificato – non ha alcun contratto in essere né in forma diretta né indiretta con le Figlie di Maria Ausiliatrice. Circa un anno fa la direttrice dell’istituto ha ricevuto la semplice informazione della decisione in oggetto da parte dell’Ipab».

Le suore, dunque, non hanno alcun ruolo formale nell’iter per la collocazione dell’impianto. Resta il fatto che le entrate economiche destinate all’Ipab, per consentire sul proprio tetto l’installazione dell’antenna, non c’è dubbio che avranno un beneficio indiretto pure sulle Figlie di Maria Ausiliatrice. In mancanza di introiti, il mantenimento dell’immobile e l’ospitalità riservata alle suore potrebbero non essere così scontate.

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