Chiesa
Lo sguardo di San Placido su Biancavilla, bagno di folla per la festa del patrono
Con le celebrazioni e le processioni in onore del martire benedettino ci riscopriamo una comunità

“Evviva San Placido”. Dopo gli anni di pandemia e lockdown, il patrono di Biancavilla riabbraccia la città. È la festa della ripartenza e della speranza. E non è mancato il bagno di folla, come da tradizione, in onore del martire benedettino. Un’occasione che va al di là della fede e della devozione. La festa per San Placido rappresenta l’occasione di coesione nella quale Biancavilla si riscopre comunità.
In basilica, la solenne celebrazione eucaristica è stata presieduta da Vittorio Rizzone, abate dell’abbazia benedettina di San Martino delle Scale (in provincia di Palermo).
L’uscita del simulacro sul sagrato della chiesa è stata sottolineata dai fuochi pirotecnici e l’applauso dei biancavillesi. Quindi l’offerta delle chiavi e della palma del martirio, donata dalla comunità di biancavillesi residenti a Gap, in Francia.
La processione si è mossa da piazza Collegiata, via Vittorio Emanuele, via Umberto, piazza Annunziata, via Scutari, piazza Cavour, poi Villa delle Favare e rientro in basilica. A muovere e ad accompagnare la preziosa vara lignea, tutti i devoti del circolo San Placido con in testa il presidente Placido Lavenia.
Così il sindaco Antonio Bonanno si fa interprete del sentimento dei biancavillesi: ”
Nel giorno di San Placido, il cuore di ogni biancavillese esplode di gioia. Stamattina, dopo la concelebrazione eucaristica nella Basilica, un numero impressionante di cittadini e fedeli ha assistito all’esposizione del simulacro per poi partecipare alla processione. Una emozione indicibile avere il privilegio, da primo cittadino, di consegnare le chiavi della città al Santo Patrono. Immagini bellissime di una comunità affratellata nel nome di San Placido. Qui sono le nostre radici, qui pulsano festanti i nostri cuori”.

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Chiesa
La devozione e gli “ossequi”: restaurata la statua della Madonna del Carmelo
Interventi finanziati dai fedeli della parrocchia dell’Idria: l’opera è di Giovambattista Sangiorgio

Dopo mesi di restauro, la parrocchia Santa Maria dell’Idria rivede il simulacro della Madonna del Carmelo in una nuova veste. Un’opera interessata ad interventi, finanziati esclusivamente dai fedeli.
La statua, realizzata con la tecnica dell’impannaggio – che prevede l’utilizzo di legno, tela, colla e stucco, ampiamente utilizzata in Sicilia – è un’opera del biancavillese Giovambattista Sangiorgio (lo stesso autore del “Cristo Risorto” di Biancavilla): risale al 1901 ed è collocata nella nicchia a lei dedicata all’interno della chiesa.
La devozione alla Madonna del Carmine è una caratteristica del Sud Italia: tante in Sicilia le chiese e le associazioni a lei dedicate. Nella parrocchia biancavillese, in passato, durante la quindicina, la messa era molto partecipata e i fedeli sostavano davanti all’altare per rivolgere i cosiddetti “ossequi”.
La statua della Madonna del Carmelo era stata già interessata, con il parroco padre Salvatore Nicoletti, a lavori, eseguiti dal professor Antonino Distefano. Restauri che, però, avevano bisogno di un nuovo ripristino.
Lo hanno eseguito, nei mesi scorsi, due giovani artisti, Francesca Crispi e Alfredo Sergi. Innanzitutto è stata resa solida la base, in seguito sono state ricostruite alcune parti mancanti e, infine, sono stati riportati i colori e le rispettive decorazioni al loro stato originale.
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Chiesa
Quel viaggio chiamato “adolescenza”: lo psicologo parla all’oratorio “Don Bosco”
Un confronto aperto e serrato tra il dott. Alessio Leotta e i giovani della parrocchia dell’Annunziata

Un’occasione di formazione e riflessione per parlare di adolescenza a una platea di… adolescenti. L’oratorio “Don Bosco” della parrocchia Annunziata ha promosso l’incontro con i propri giovani, ponendoli davanti ad un ospite esperto in dinamiche adolescenziali. Ragazze e ragazzi si sono confrontati con il dott. Alessio Leotta, psicologo e psicoterapeuta, affrontando diversi aspetti di quella età, cruciale per la crescita e la formazione dell’individuo.
Il professionista ha proposto un’analisi approfondita di questa delicata fase della vita, soffermandosi su aspetti fondamentali come il cambiamento dell’identità, le sfide emotive, il bisogno di appartenenza, la gestione delle relazioni e la scoperta della propria autonomia. L’approccio non è stato solo teorico, ma fortemente partecipativo: i giovani sono stati invitati a condividere liberamente le proprie esperienze, emozioni e dubbi.
Molti hanno trovato lo spazio per raccontare vissuti personali, paure e desideri, scoprendo nel gruppo un luogo sicuro dove potersi esprimere senza giudizio. Il dott. Leotta ha creato un clima accogliente, rispondendo con empatia e professionalità alle domande e ai racconti.
Un confronto che ha generato una profonda consapevolezza collettiva: l’adolescenza, con tutte le sue difficoltà, è anche un’opportunità per conoscersi meglio, per imparare a relazionarsi con gli altri e per costruire il proprio futuro. Un bagaglio di conoscenze in più per i giovani dell’oratorio “Don Bosco”, più compresi, motivati e pronti ad affrontare il proprio percorso con maggiore serenità.
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